"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 26 aprile 2013

CANI E CANONE (ovvero: ulteriori utilizzi criticabili degli introiti derivanti dal canone RAI)


CANI E CANONE
(ovvero: ulteriori utilizzi criticabili degli introiti derivanti dal canone RAI)

 
Ricevo il post che qui di seguito pubblico dall’autore (autrice), fra l’altro, di una doppia striscia a fumetti che a breve farà il suo debutto: Vice-Versa.

 

Lo scritto potrebbe inaugurare la serie “abbiamo aspettato 40 anni ora basta” (courtesy of Benito Mussolini, non dei Disciplinatha) oppure la serie “qualcuno non dimentica di essersi rotto le scatole e ‘siccome in televisione non si muore di silicosi come malattia professionale i cercatori di talenti potrebbero anche cercarne di veri’”.

 

Sotto un profilo di inquadramento dello scritto: il “ristorantello” è un’osteria non distante dalla Stazione Centrale (ferroviaria) a Milano, la “pittoresca lavorante” pagata per le sue apparizioni in TV è una pensionata imparentata con i titolari del medesimo esercizio commerciale.
Le parole in parentesi quadra sono una mia aggiunta chiarificatrice.

 

Ah, dimenticavo: voi che siete abbonati a Sky e non pagate il canone RAI: davvero pensate che nessuno incroci (o incrocerà mai), appunto, la vostra pay TV con i vostri insoluti verso l’emittente di Stato (di cui magari fruite via internet)? Illusi.

 

 

                                                                                                          Steg

 

 

 

 

CANI E CANONE

 

Sono una contribuente privata del mio diritto di scelta.

 

A cosa il mio sudato contributo viene destinato? Scopro che la mia quota del canone RAI, pagata malvolentieri, è impiegata per remunerare tale “pittoresca lavorante” di noto ristorantello milanese, che nel [mio] lessico familiare è conosciuto come “cane Mario”, nome dovuto al fatto che una sera una coppia di avventori aveva un povero magro cane accucciato sotto il tavolo, e il cane si chiamava Mario.

 

Porco cane. Non Mario, ovviamente.

 

La “pittoresca lavorante” è ospite pagata a trasmissione sportiva “quelli che aspettano…”, mi dicono. Pagata sempre [anche] con la mia quota del canone RAI.

 

Deduco quindi che tutto il teatro di Shakespeare viene buttato nei cessi delle sedi RAI, tutto il trasmissibile teatro gioioso di Moliere e tutta la perfezione classica di Racine mi viene negato per poter remunerare la “pittoresca lavorante”. Io contribuente senza diritto, ma con il dovere di pagare per un servizio pubblico che non mi viene fornito, mi dovrei sorbire la “pittoresca lavorante” di “cane Mario”.

 

Nei miei sogni, vorrei che qualcuno mi spiegasse perché il servizio pubblico è così pubblico e perché io che contribuisco non posso avere un servizio un poco meno pubblico, ma più utile.

 

 

                                                                                                                      EKS

 

 

 

 

 

© 2013 EKS, Milano, Italia
     © 2013 Steg, Milano, Italia.
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