ANDREA G. PINKETTS
(further slight
return)
I lettori più
affezionati (quante le dita perfettamente funzionanti della mano sinistra di Django
Reinhardt dopo il noto, negli effetti, incidente?) sanno che talvolta torno su
alcuni argomenti.
Nel caso di
specie, due pensieri che si ripresentano, uno mal definito e uno recente, mi
inducono a queste righe ([1]), partendo
dal secondo.
Alcune settimane
fa, indotto da Oreste Del (o “del”) Buono ([2])
prefatore della sua terza avventura, mi sono chiesto se Andrea G. Pinketts avesse letto i
romanzi, o qualcuno di essi, del detective “a Milano” Riccardo Finzi ([3]),
creato da Luciano Secchi ([4]).
Il che conduce
alla riflessione oggi finalmente sintetizzata: non poche persone sono frequentate
– almeno in parte – perché possono raccontarti di qualcuno che il loro interlocutore
non può interpellare direttamente.
Con Pinketts, il “qualcuno”, accadeva e ritengo ancora accada, credetemi.
Al momento, mi resta la “questione Finzi”.
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Senza
dimenticare che ormai il post principale è a rischio di sovraccarico: https://steg-speakerscorner.blogspot.com/2013/07/andrea-g-pinketts-sketches-series-3.html.
[2] https://steg-speakerscorner.blogspot.com/2013/10/oreste-del-buono-senza-dimenticare.html.
Complice in quanto esiste
una sua intervista fattagli da Maria Grazia Perini, direttore del mensile Eureka
fondato da Luciano Secchi, ivi pubblicata nell’aprile 1975.
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Finzi.
Il terzo romanzo è Fotofinish.
[4] Notate
la curiosità: https://it.wikipedia.org/wiki/Max_Bunker.
Eppure Secchi non è (stato)
solo Max Bunker.
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