"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



mercoledì 10 giugno 2020

SVANITI A MILANO – ovvero oltre la “Punta dell’Est” (Steg about Steg Series - 6)



SVANITI A MILANO – ovvero oltre la “Punta dell’Est”
(Steg about Steg Series - 6)

Oltre la Punta dell’Est, fra miti e ricordi.
Il luogo, per qualche simil giovane sede di un pugno di concerti ([1]), è la parte che riassume il tutto, cioè la Punta dell’Est si risolve(va) in una specie di centro di svago balneare con qualche campo di tennis anche,  che si specchia appunto su quel bacino d’acqua artificiale che è l’Idroscalo di Milano, dove dopo gli aerei sui pattini presero a ruggire i motoscafi (tribune in cemento antistanti la PdE, remavano fidanzati vis-a-vis con le fidanzate su barche a noleggio, i costumi da bagno sfidavano “la buoncostume”, al dancing passò a cantare Fred Buscaglione.
Lo stradone (“stradun”) per andarci è quello della canzone dove – fateci caso – le scarpe da ginnastica (solo Superga e blu) diventano “scarp del tenis”: il barbone è nobilitato.

E dopo? Lo stradone si fa dritto e ([2])e dopo l’altra curva per tutti gli anni sessanta si gioca a pallone, gli adulti. Mio padre giocava portiere, ma non aveva un soprannome buffo. Quindi penso a Luciano “il bughista” ([3]), i due Fratelli Karamazov (Giancarlo e Walter), l’Achille Tosi con la sua Giulietta verde inglese sempre impeccabile, il Tomas(sini), Oregon (in ragione di una felpa con scritta), Iena, il Luis in bicicletta perché non poteva permettersi un’auto, lo Herrera (vero cognome Ghibellini, al figlio avuto in tarda età diede il nome di Guelfo), il Francone, il Lollo decano del folber e d’estate spesso scalzo a calciare il cuoio cucito, … Con poi i giovani che portarono anche la pallavolo.
Tutte le attrezzature erano fra l’approssimativo e l’artigianale.
Un pugno di quei giovani morì di fame e sete nel Sahara, ne scrissero anche i giornali: dall’attesa del ritrovamento alla tragedia formalizzata con i poveri resti ritrovati mesi dopo.

A Ferragosto si faceva un grande picnic, dove certo non terminava nulla: dall’insalata di riso, ai salumi, alle birre, al vino nelle bottiglie spesso senza etichetta (“dov’è il cavatappi?”) però di qualità (a noi piccoli al più due sorsi di frizzante bianco. Non siamo morti).
Ma voglio chiudere con me: anni un 9-10, uno dei giovani (mi spiace non ricordo il nome) chiede ai miei genitori se poteva portarmi a fare un giro: zero casco entrambi, zero tutto. Sono seduto fra sellino e serbatoio di una Laverda 750 a gas aperto in andata e in ritorno su quel rettilineo che ancora mi pare infinito.
E voi?



                                                                                                                      Steg


PS: se “il bughista” da Gatttullo ([4]) avesse un conto aperto per le consumazioni non lo so. Avrei dovuto chiederlo al mio “zio” ([5]) Cesare Massa che in quel bar era di casa e – commerciante di preziosi – a fine di quel decennio girava con una Jaguarmatic ([6]) nel vano porta guanti della sua Porsche.
Ma qui sento già due retrogusti: Umberto Simonetta ([7]) e Beppe Viola ([8]), ed io resto al più mascotte veterana di tutti questi ormai Svaniti a Milano.



                                                                                                                      Steg





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[1] Ricordo anni fa un modesto concerto estivo “per numeri(ni)” di Paul Weller: dimenticabile o da dimenticare in realtà.
[2] Senza scordare la povera studentessa bionda, un poco impacciata, Olga Julia Calzoni. Ma era il 1976.
[3] Da boogie-woogie. Amava il ballo. La parola bughista la si rinviene anche in un articolo di Giancarlo Fusco.
[4] Noto bar/pasticceria milanese.
[5] Ma poi lui e la sorella di mio padre non si sposarono.
[6] Replica giocattolo di una pistola automatica. Ne avevo anche io una.

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