"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



mercoledì 25 marzo 2020

SPUNTI PER TARDIVE NOTE MINIME SULLA D.A.F. – Deutsch Amerikanische Freundschaft


SPUNTI PER TARDIVE NOTE MINIME SULLA
D.A.F. – Deutsch Amerikanische Freundschaft

L’improvvisa e precoce, inaspettata, morte il 22 marzo 2020 di Gabi (Gabriel) Delgado-Lopez mi induce a qualche spezzettato pensiero ([1]) sul duo “di” (non “da” Düsseldorf).

Per una manopola di Korg MS-20, e non lo dichiaro a cuor leggero (“mein Hertz …”), oggi la D.A.F. supera il Suicide reveghiano.

L’ultimo merchandising ufficiale, anni fa, degli inventori, anche, del “body control” dopo attenta analisi di alcuni oggetti del medesimo mi fece concludere per un: “no, non compro ciò che non indosserò od esibirò”: le apologie di certi oggetti alla R.A.F. baader-meinhofiana erano da pena detentiva, ed allora bastava riprendere quel “better badge” (virgolette a ragione) del 1978 e ri-osare dove la nostra (in?)coscienza teenageriana era andata senza dubitare a tormentare il nervo sinistrese-democratico con volontarietà e stile sottile per contrastare la sgangherata truppa pro-sgrammaticamento strummeriano gradita a e da chi soffriva di tardività musicale calcolata all’epoca in mesi o al più un paio di semestri.
È il post-punk, ragazzi!

Il riascolto (via Tascam) della registrazione su MC7 ([2]) del concerto della D.A.F. del 5 novembre 1981 all’Odissea 2001 di Milano mi ha rammentato come allora si andasse ai concerti giovani, con una tenuta fisica da incontro mondiale di pugilato, puliti e duri e convinti nel vestire ([3]). Ma soprattutto senza, non dico paura, ma nemmeno timore: eravamo invincibili ed inarrestabili nel nostro “contarci fra unici”.

Ecco, sì, certi artisti come la D.A.F. ci davano il piacere di riconoscerci senza mischiarci, noi piccoli titani che hanno forgiato una generazione sulle cui spalle le successive hanno almeno dovuto provare a salire se volevano cercare un orizzonte più alto e più ampio ([4]).
Vi porgo quindi il mio saluto di già “giovane gigante di marmo”, senza dimenticare che la mia copia dell’album giallo della D.A.F. (ovvero Produkt Der Deutsch-Amerikanischen Freundschaft ([5]) la vendetti, ma poi ne ricomprai altra qualche mese dopo: ovviamente a poche lire, ché le masse continuavano nei soliti giri musicali viziosi.



POST SCRIPTUM

Un pensiero va a un Tedesco, Karsten – di cui non ho tenuto indirizzo (e quindi nemmeno cognome) – il quale senza chiedermi niente, anni e anni e anni fa mi regalò delle splendide registrazioni in formato CD accompagnate da sue note manoscritte che da sole sono dei piccoli capolavori.



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[2] Quasi mixing desk.
[4] Nous sommes comme des nains juchés sur des épaules de géants (les Anciens), de telle sorte que nous puissions voir plus de choses et de plus éloignées que n’en voyaient ces derniers. Et cela, non point parce que notre vue serait puissante ou notre taille avantageuse, mais parce que nous sommes portés et exhaussés par la haute stature des géants” (Bernard de Chartres).

mercoledì 11 marzo 2020

MEMENTO MORRISSEY? (Tombstone series – 55)


MEMENTO MORRISSEY?
(Tombstone series – 55)

La domenica è festiva ma non festosa” (Marcello Marchesi, Il malloppo, Milano, 1971; III edizione, Milano, 1992, p. 92).


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martedì 10 marzo 2020

A OSTENDE (Tombstone series – 54)


A OSTENDE
(Tombstone series – 54)

A Ostende je bouffe les huitres après le frites”.

È il sottotitolo della antologia di post che sarà tratta da questo blog.
L’ispirazione deriva da una canzone di Alain Bashung e dalla mia gita a Ostende. Dopo quella gita, peraltro, scoprii anche un racconto di Hugues Pagan ivi ambientato.


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