RUNAWAY
(sparizione e invisibilità)
Premessa.
Questo mio scritto, risalente al 1998-1999, ha due limiti, uno obiettivo
e uno soggettivo: all’epoca non esistevano i cosiddetti “social” e, lo preciso,
io non ero stato costretto a partecipare ad almeno uno di essi; il testo non è
completo e, peggio ancora, ho due volumi sul tema che devo ancora leggere, uno è Filippo D’ARINO, Manuale di sparizione,
Roma, Castelvecchi, 2006.
Comunque, siccome mi pare che (con gli aggiornamenti minimi apportati)
esso non sia del tutto da buttare, lo pubblico.
Incidentalmente: il titolo è ispirato alla canzone più famosa interpretata
da Del Shannon: https://www.youtube.com/watch?v=0S13mP_pfEc.
1. Chi vuole “sparire”.
Si decide
di “sparire”: evidentemente non si regge più la vita di tutti i giorni e si
vuole porre fine alla routine; si
spera (o più spesso ci si illude), anche, che sia possibile cambiare la propria
vita.
Sparire
vuol dire quindi abbandonare i problemi sedimentatisi in anni e anni di vita
nella prospettiva di riuscire ad evitare il riformarsi ([1])
dei problemi; vuol dire provare a rifarsi una vita ([2])
da qualche parte. Lontano perché i chilometri dovrebbero poter eliminare il
rischio che i vecchi problemi ritornino.
Dal punto
di vista socioeconomico, la voglia di
sparire dovrebbe interessare maggiormente i ceti medi: persone che non hanno
difficoltà economiche, e materiali in genere, tali da essere schiacciate
giornalmente dall’esigenza di far fronte alle necessità di sostentamento, ma
che non sono in grado di concedersi pause di relax idonee a combattere
efficacemente il loro malessere, spesso frustrazione di non poter fare, appunto
ciò che vorrebbero ([3]).
Escludendo
dunque il sottoproletariato e persone, più o meno apprezzabili - come la
abbientissima e sensibile (sic!) Carla Bruni che, se triste, il giovedì
prende(va) il Concorde e trascorre(va) un fine settimana “di spese” a Manhattan
-, le quali realisticamente non hanno problemi (di danaro e di tempo) a crearsi
un temporaneo spaesamento terapeutico ([4]),
la voglia di sparire dovrebbe riguardare prevalentemente la borghesia pensante.
Si
potrebbe anche tentare una casistica professionale di chi vuole sparire.
Prendendo a prestito il rimario argotique
francofono, chi è esposto alla letale trimurti del “metro/boulot/dodo” (tutti con accento sulla “o” finale) ([5])
dovrebbe essere il soggetto ideale. Quindi ben pochi aspiranti sparenti fra i
veterinari di campagna (e quando esistevano fra i medici condotti), i
rappresentanti di commercio (che una volta a casa sono spariti) e molti che
vorrebbero sparire fra casalinghe frustrate e pendolari poco socievoli del ceto
alto impiegatizio.
Fra i
liberi professionisti può scoccare la sindrome da eccesso di reperibilità a
rendere desideroso di sparizione chi, altrimenti, dovrebbe essere per lo meno
padrone di con chi trascorrere il proprio tempo (ma fattori esterni
schiavizzano il professionista, frequentemente terrorizzato come il negoziante
o l’oste dal fatto che gli vengano a mancare i clienti).
Esiste,
poi, anche chi sparisce perché deve
sparire: è il ricercato in forza di norme giuridiche di natura penale ([6]).
Evidentemente costui ([7])
non solo ha un motivo per sparire, ma non ha nemmeno ragioni opposte che lo
inducono a restare visibile.
2. Ma davvero ci sono tante persone
che vogliono sparire?
Non sono in
realtà molti quelli che vogliono sparire.
Osservate
le allegre compagnie di pendolari (ancora loro) chiacchieroni sui treni, le
letali doppie coppie in vacanza ([8]),
le altrettanto onnipresenti tavolate che affollano ristoranti e pizzerie, gli
aggrappati al proprio telefono cellulare (magari in compagnia al bar però con
l’orror vacui perenne).
Vi
renderete conto che, in verità, l’essere umano è manifestamente impreparato
alla solitudine, è quasi letteralmente incapace di stare da solo per scelta
(figuriamoci quando “ci si trova dentro”), ha paura del letto vuoto e delle
lenzuola fredde, chiede conforto anche al dj che gli “parla” dalla autoradio.
Comunque si faccia l’ipotesi di un pensante essere umano,
seguace del disusato detto “meglio soli che male accompagnati”, che, però, si
sia trovato con il passare degli anni a dover scontare la presenza di un numero
impressionante (nel senso che sono tanti da far impressione) di facce e voci
non più sopportabili, ecco questo essere può arrivare a decidere di voler
sparire.
3. Come sparire. Sparizione ed
invisibilità.
Associo
sparizione e invisibilità poiché i due concetti possono anche essere
caratterizzati da identità di risultato; il secondo poi è uno stato che in
termini burocratici risulta più facilmente raggiungibile, ma che praticamente
richiede maggior impegno e forza di volontà.
In
sostanza, cioè, si può evitare il mondo esterno pur non essendo spariti, ma comportandosi
come se lo si fosse, divenendo invisibili.
Emblematici
i casi di scrittori statunitensi come J. D. Salinger e T. Pinchon. Fra gli
autori di libri ci sono anche i reclusi volontari, visibilissimi ma poco
accessibili: Hunter S. Thompson era raggiungibile, ma non si poteva escludere
che vi sparasse addosso perché non vi vuole vedere ([9]).
Invece,
fra i personaggi noti recenti, effettivamente spariti, non posso non ricordare
Richey James, mente letteraria dei Manic Street Preachers, band gallese ormai
celebre anche fuori dai confini britannici: di lui non ci sono tracce, ma
talvolta degli “avvistamenti” ([10])
dopo che egli svanì, senza lasciare alcuna traccia utile, il 2 febbraio del
1995.
Fra quelli
di un quasi recente passato, paradigmatica è la sparizione del fisico atomico
Maiorana ([11]).
Poiché la
burocrazia è poco sensibile alle iperboli della fama, come si vedrà (ragionando
a contrario) è più semplice raggiungere l’invisibilità piuttosto che lo stato
di sparito effettivo. Su questo dato occorre meditare.
Vero
è che l’invisibilità ha poco a che fare con il ceto medio reale (solo
astrattamente capace di sparire; sarà forse ceto mediocre?), che ancora una
volta non può permettersi (non è
capace di permettersi?) l’isolamento territoriale, la spesa nel supermarket del
paese a qualche chilometro di distanza da casa, l’assenza di vita sociale ([12]).
Come si fa
ad essere un invisibile con coniuge e figli? Difficile, difficile ([13]).
Si può
sparire in due? Sembra poco praticabile anche questo, a tacere del fatto che si
può voler sparire non solo dalla società ma anche dalla famiglia, di origine
ovvero costituita con matrimonio o convivenza.
In
conclusione, la sparizione collettiva richiede un invidiabile affiatamento ([14]),
tale da far dubitare che ci siano effettive necessità di sparizione poiché è
probabile che, essendovi una concordanza in argomento, si stia già seguendo la
strada della ridotta visibilità mediante l’abbassamento massimo del proprio
profilo sociale e di relazione.
4. Qualche consiglio per essere
poco visibili.
Viste le
difficoltà, è forse preferibile andare per gradi, e cominciare cercando quindi
di ridurre la propria esposizione al prossimo.
D’altra
parte, chi scrive opta per la scelta della invisibilità ([15]).
Innanzitutto
occorre sdoppiare la propria vita.
Minore è la
identità fra frequentazioni lavorative e frequentazioni nel tempo libero,
maggiore dovrebbe essere la capacità di rendersi invisibili a quella parte del
mondo esterno che rende la vita sempre meno sopportabile.
Ciò,
dunque, implica la capacità di evitare la pigrizia nello scegliere amici ed
amori: tenete a bada la solitudine ed evitate cene aziendali, feste natalizie
sul posto di lavoro, bar-b-q con il vostro direttore di filiale (mi rivolgo ai
bancari e agli assicuratori). Evitate anche, se qualche volta proprio dovete
fare un poco di pubbliche relazioni e quindi di frequentare colleghi in
occasioni non dichiaratamente lavorative, di invaghirvi della/del collega, di
innamorarvi del medico conosciuto al seminario a Capri ([16]);
perché poi tutto ciò fa sì che voi siate “al lavoro” anche al cinema, al
ristorante, in vacanza (il che vi rende più esposti alla necessità di diventare
almeno invisibili).
Siate meno
umani (cioè deboli) e meno opportunisti, insomma! Cercatevi amici inutili dal
punto di vista lavorativo (e quindi veri) e innamoratevi o invaghitevi ([17])
di persone diverse da voi (altrimenti è solo “va’ dove ti conducono il tuo
apparato genitale e il tuo terrore di morire solo/a”).
Casa vostra
deve essere vostra. Riducete al minimo le possibilità di invasione, prima di
tutto telefonica: se non siete degli schiavi del “devo richiamare”, la
segreteria telefonica è un buon modo per essere meno visibili. Altrimenti
abolitela e lasciate suonare il telefono quando siete in casa. Inutile mettervi
in guardia sui danni derivanti dal telefono mobile, se non li capite forse
avete sbagliato a leggere queste pagine.
Siate
parchi anche con l’e-mail, di questi tempi!
Fate poche
feste (è meglio se non ne fate) ([18])
a casa vostra. Andate fuori - nei locali pubblici preferibilmente - così
potrete sempre avere sonno salutare tutti ([19])
e tornare invisibili.
Attenzione
anche alle avventure galanti se esse si trasformano nell’occupazione poco a
poco dei vostri spazi. Cambiare frequentazioni spesso continua, lo ho già
scritto, a significare che non volete restare soli, salvo che siate dei playboy
o delle playgirl di sicure capacità e resistenza.
In vacanza
evitate accuratamente i connazionali, se incontrate qualcuno che conoscete
mentite e dichiarate amicizie in luogo che, ahimè, non vi permettono di andare
assieme in un ristorante (al vostro ritorno evitate anche di dare i nomi dei
ristoranti che avete frequentato, pena il vicino o il collega che uccide lo
spaesamento della vacanza).
Seguendo
questi consigli la vita dovrebbe migliorare. Non sarà perfetta (ma neanche se
sparirete lo potrà essere: “conoscenze invadenti in Australia” non è meglio di
“conoscenze invadenti a Milano”) ma un po’ meglio sì ([20]).
Ancora un caveat: la ridotta visibilità non si
alimenta da sola: è un delicato stato che si fatica a mantenere.
5. Istruzioni per gli aspiranti
sparenti e futuri consolidati spariti.
a) Sparizione e luogo di residenza.
Se pensate
di dover proprio sparire, perché nemmeno gli accorgimenti che vi ho indicato
bastano, dovete prima di tutto considerare le persone che vi lasciate indietro.
Con spirito
ineguagliabile, per esempio, gli istituti previdenziali dei liberi
professionisti continuano a tampinare i congiunti superstiti con i versamenti
dovuti all’istituto di turno. Caveat
all’avvocato defunto: puoi morire, ma devi pagare la previdenza nel tuo anno di
morte.
Chi
sparisce, allora, dovrebbe preoccuparsi di ridurre al minimo, a meno di non
voler rovinare economicamente quelli che si lascia indietro, le proprie
pendenze. Ma naturalmente senza insospettire troppo chi resta.
Dunque
occorre ricordarsi di chiudere la propria partita IVA, disdire le polizze
assicurative e gli abbonamenti che si rinnovano automaticamente (certi canali
televisivi tematici, per esempio), e così via.
Il conto
corrente: qui cominciano i problemi veri. Perché dovete contemporaneamente non
destare sospetti, prosciugando il conto, e costituirvi delle disponibilità
economiche, spesso all’estero. Nel dubbio, in caso di conto cointestato,
apritene uno presso una banca estera del paese dove intendete trasferirvi e
operate piano piano su quello.
b) Sparizione e mantenimento della propria condizione.
Per uomini
e donne il convento è forse l’ideale.
Per gli
uomini ancora giovani, c’è altresì la Legione Straniera, come già scritto.
Entrambe le scelte
però non sono a senso unico, richiedendo il consenso anche di chi concede detta
invisibilità (l’ordine religioso o il corpo militare scelto).
Steg
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il suo titolo – di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere
riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o
riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in
ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] È chiaro
che chi fallisce l’impresa si troverà i vecchi problemi, magari divenuti più
grandi, e qualche altro grattacapo conseguente alla fallita sparizione
volontaria.
[2] O a
farsi meglio la vita che si sta conducendo.
[3] Esistono
due orientamenti: chi ritiene di poter fare un lavoro che gli piace e chi,
invece, reputa la dimensione lavorativa (cioè tesa alla remunerazione per il
sostentamento, più o meno agiato) di per sé incompatibile con quella
dell’ideale di vita.
[4] Ciò
non significa, peraltro, che non siano comunque soggetti frustrati e propensi a
stati di patologia esistenziale. Se vale il detto che il danaro non rende
felici ma aiuta nell’infelicità, diffidate da chi dice “hai tutto come fai ad
essere triste”: si tratta di persone invidiose ovvero insensibili (molto, molto
raramente, è qualcuno che vi è amico o chi vi ama: allora vuol dire che voi
siete troppo complicati e probabilmente dovreste cambiare vita).
[5]
Contrazione della definizione della Internazionale Situazionista della
dimensione esistenziale del proletariato:
“metro/boulot/TV/dodo”.
[6] Si
pensi al “fermo di indiziato di delitto” (articolo 384 cpp) ovvero alla cattura
dell’evaso (chi evade commette un delitto aggiuntivo rispetto al reato per cui
era detenuto).
[7] Per
praticità scrivo al maschile, ma anche le signore possono voler sparire per
motivi legati o meno alle leggi penali vigenti.
[8] Non
saranno mica tutti sessualmente frustrati, e dunque terapeuticamente
“scambisti”?
[9]
Thompson potrebbe essere forse classificato fra gli intangibili, che nulla
hanno a che fare con spariti ed invisibili. Enrico Cuccia è sempre stato visibile
ma anche intangibile per il pubblico (non aveva nemmeno bisogno di scorta).
Fra gli ibridi possiamo
ricordare il wunderkind della musica
pop Phil Spector: recluso ma talvolta indotto a scendere fra i mortali; ora
invece poco raggiungibile siccome detenuto per condanna (omicidio).
[10]
Celebre quello a Goa e, nel 1998, quello in un’isola delle Canarie.
[11]
Sparito nella seconda metà degli anni trenta del novecento, i libri su di lui
sono molti, anche uno, romanzato, di Sciascia.
[12]
Attingo dalla casistica di Salinger. H. S. Thompson frequentava poco, ma
frequentava, persone.
[13] La
famiglia Carretta, padre madre e due figli, scomparsa nel 1989 da Parma senza
lasciare tracce sembrava esserci riuscita (sempre che si tratti di sparizione
volontaria). Poi nel novembre 1998 viene ritrovato a Londra uno dei due figli,
Ferdinando e tutto si riapre, egli fra l’altro dice di essere stato dimenticato
o addirittura “mollato”; quindi si arriva alla sua confessione ed alla sua
messa in stato d’accusa per omicidio plurimo, per cui non si può arrivare ad
una conclusione su ragioni e modi di questa sparizione, ma forse varrebbe
quanto osservato alla precedente nota 6 e testo ivi.
[14] Praticamente
o oggettivamente impossibili poi sono per una coppia o un gruppo certe forme di
sparizione concesse all’individuo: impossibile per definizione l’eremitaggio o il
ritiro in convento, altamente improbabile anche il finire a fare il clochard
(convento e clochard sono due delle ipotesi avanzate per il fisico Maiorana).
Analogamente è scelta tendenzialmente
a senso unico anche quella della Legione Straniera: https://it.legion-recrute.com/mdl/info_seul.php?id=26&block=0&article_theme=1&titre=La-durata-del-Contratto.
[15] Anzi
per quella spiccatamente a senso unico. Difficile da coltivare, ma talvolta
riuscita.
[16] Non
è ancora chiaro se siano peggio i matrimoni fra giornalisti, quelli fra
avvocati o altro; sembra abbiano tenuta discreta quelli fra medici di settori
totalmente diversi, dentista e pediatra per esempio
[17] Se
c’è una certa incostanza negli affetti, forse non volete sparire, perché siete
poco selettivi nello scegliere la compagnia, e condizionati dall’esigenza di
essere accoppiati.
[18]
Concettualmente la festa non ha molto senso per chi non ama il prossimo, ma
mettiamo che dobbiate farne una o due nella vita. Per esempio, niente rinfresco
pre/post nozze (altro argomento interessante).
[19]
Evitando di lasciare aperto e a vostro carico il conto delle bevande oltre il
limite del buon gusto.
[20] Talvolta
è solo “meno peggio”, va bene anche quello.
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