I
BUZZATI E MILANO
Quando, io
milanese, vado ai Giardini Pubblici di solito ci arrivo da Viale Vittorio
Veneto, entro dal cancello sull’angolo fra Via Manin e i Bastioni, talvolta mi
cade l’occhio su una specie di grotta artificiale, era una gabbia, non ricordo
per quali animali. Sto dunque attraversando la zona che era lo zoo. Alla fine
si arriva a quella spianata con la fontana (vera trappola per le barche dei
bambini, 50 anni fa), subito prima c’è ancora sulla sinistra quella che era la
vasca piastrellata delle foche, me la ricordo (con tutto il resto dello zoo)
dalle visite negli scorsi anni ’60 con mio nonno.
Dalla casa di
Dino e Almerina Buzzati si sentiva il verso roco e penetrante delle foche ([1]), lo
scrisse almeno in una occasione il giornalista del Corriere della Sera.
Uno degli ultimi
loro cani si chiamava Diabolik. Insomma: i Buzzati erano due veri milanesi, sebbene nati in Veneto.
È morta “la”
Almerina in questa ultima decade novembrina 2015: una signora che ricordo
sempre con una treccia di capelli corvini, abbigliamento quasi immancabilmente con
pantaloni (amava molto il colore rosso), un passo corto ma abbastanza spedito.
Qualche volta ci si incrociava fra i corridoi del supermarket di Viale Piave,
in un paio di occasioni in un locale vicino a casa sua che non esiste più:
beveva birra.
Non le ho mai
rivolto la parola per educazione: per parlarle del marito? Per carità: a che
titolo? Pensavo fosse immortale, o meglio che almeno per altri vent’anni la avrei comunque vista da qualche parte.
Oggi ho ripreso fra le mani la mia copia di quel volume ponderoso, postumo, che è Pianeta Buzzati: la mia copia è (o meglio era visto che fu venduto) un envoi a un amico francese che reca la sua firma autografa: molto lineare e non dissimile a quella di suo marito nei tondi e nelle zeta.
Comunque, quando
passate davanti alla Casa Fontana in Viale Vittorio Veneto, se tendete bene
l’orecchio ([2]) verso sinistra, si
sentono ancora le foche che chiacchierano allo zoo.
Steg
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