MORRISSEY
“THE WILDE ONE”? NON CREDO
In una vignetta
di oltre 35 anni fa pubblicata sul New Musical
Express, Ray Lowry ([1])
disegna la scena in un locale in cui fa l’ingresso un personaggio stilizzato
dei suoi usuali e dichiara: “I am Oscar
Wilde and these are the Wilde Ones”.
Il giorno 8 maggio
2015, a
Milano, ho seguito un convegno intitolato “Il ritratto di Oscar Wilde”.
La maggioranza
delle relazioni è stata interessante, ma quella del relatore che presiedeva il
consesso mi ha deluso, a parte il fatto che mi è parso di leggere negli altri
relatori, tranne uno, un discreto smarrimento per il tema trattato (mia
impressione?).
La relazione è
quella del professor Alex Roger Falzon (Università di Siena), intitolata
suggestivamente “*Wilde!*Pop!*& Morrissey!*”, ma in realtà dedicata per la
quasi totalità a tratteggiare Morrissey come, quasi, l’erede di Oscar Wilde.
Ebbene dissento
e vi spiego perché ([2]).
Precisazione
preliminare: nulla quaestio sui
riferimenti specifici a Mozzer, ma assolutamente decontestualizzati rispetto a
tutto il resto e portati a conclusioni che reputo eccessive.
1) A fronte di alcune citazioni di Ian
Chambers (da Urban Rhythms – volume
che forse, siccome edito in Italia, risulta molto evocato soprattutto da coloro
che scrivono “di punk”) da parte del relatore, nemmeno una citazione di Dick
Hebdige, cui si deve – per lo meno – un’attenzione per le sottoculture
anteriore a quella di Chambers, come ben noto per lo meno agli studiosi e appassionati
della materia delle sottoculture giovanili.
2) Mi ha poi stupito il fatto che né il
professor Falzon, e nemmeno il professor Fabio Cleto (Università di Bergamo, autore
di una interessante relazione e esperto del fenomeno “camp” ma anche della
scena musicale britannica dagli anni settanta in poi), abbia citato il
videoclip (del 1979, regia di David Mallet) della canzone “Look Back In Anger”
di David Bowie, considerato che: da un lato, l’opera musicale richiama gli
“angry young men” di John Osborne (citato nella relazione qui in commento),
dall’altro, il video, appunto, è in parte basato proprio su The Picture Of Dorian Gray.
3) Michael Bracewell, come si presume
noto al relatore che lo ha evocato, è il marito di Linda Mulvey, in arte Linder
Sterling (Ludus e non solo), ovvero la miglior amica di Stephen Patrick
Morrissey. Ben conosco England Is Mine
citato.
Dunque le
considerazioni di Bracewell (di cui ho letto molto, inclusa la sua
“non-biografia” sui Roxy Music) sono spesso “biased” pro-Morrissey.
4) Quanto al cd. genere “kitchen sink drama”, ancora citato dal
relatore, un ottimo contendente (e certamente caleidoscopico artista nella sua
carriera) è Marc Almond, fra l’altro molto più londinese (seppur non nato nella
capitale del Regno Unito) di Morrissey.
Nemmeno una
parola su di lui nell’intervento qui commentato.
5) Di origini irlandesi è anche John
Lydon. Lydon, che come Johnny Rotten nella primavera/estate 1977 fu aggredito a
motivo di “God Save The Queen” da lui cantata come front-man dei Sex Pistols.
Prima
autobiografia di John Lydon: titolo No Irish, No Blacks, No Dogs.
Conseguentemente,
Morrissey non può essere in alcun modo considerato un unicum per l’album
di The Smiths The Queen Is Dead
oppure per “Margaret On The Guillottine” (dal suo album solista Viva Hate).
6) Si consideri, poi, il “poor dressing style” di Morrissey.
Occhiali NHS e
gladioli nella tasca posteriore dei blue-jeans risalgono a lustri fa, quanto a
note in argomento.
E la camicia
dorata (epoca del Your Arsenal Tour e già nella data, sempre del 1992, al Finsbury
Park di Londra) dirà qualcuno? Beh quella la indossava già – con cerniera lampo
centrale (o era un windbreaker sul
petto nudo, poco importa) – Mick Ronson nel video (tratto dall’Old Grey Whistle
Test, della BBC, del 1972) di “Oh! You Pretty Things” di, ancora, David Bowie.
Anche a ritenere
Oscar Wilde un recuperatore di stili d’abbigliamento anteriori, dunque un dandy
di ritorno?, non c’è possibilità di sostenere che Morrissey possa essere
epigono del primo in questo ambito.
In conclusione,
ritengo che Morrissey sia un ottimo sostenitore di Oscar Wilde (ma anche delle
New York Dolls, di James Dean – posseggo i due pamphlet morrisseyani loro
rispettivamente dedicati –, etc.).
Egli, però, non
è certo quell’unicum wildeiano che il
professor Falzon vorrebbe tratteggiare.
Steg
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Caro "Steg", qui troverai la mia risposta al tuo post:
RispondiEliminahttp://detritidipassaggio.blogspot.com/2015/05/il-fantasma-di-morrisseyville.html
Massimiliano
Ciao Steg, sono Evil Monkey del blog theevilmonkeysrecords.blogspot.it
RispondiEliminaPerdona l'intrusione a scopo personale in questo bel post... mi piacerebbe sottoporti un progettino che ho in cantiere, possibilmente via mail...
Se sei interessato puoi contattarmi a theevilmonkeysrecord@libero.it
Grazie... e di nuovo perdona l'intrusione!
"...Ohmadonasigniur". Mio Iddio.
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