RIFUGI
E “BARCHE”: tentativi di note d’avventura
(Sketches series – 31)
Premessa
classificatoria: questo è il primo post della serie che non riguarda
persone.
Data la
frammentarietà, preferisco mantenere questa categoria.
Premessa
linguistica: uso nel titolo la parola “barche” in omaggio a Arturo Pérez-Reverte ([1]),
in ragione del titolo di un suo libro non propriamente narrativo del cui titolo
originale si è voluta una traduzione letterale: barche, appunto, nella edizione
in lingua italiana ([2]).
D’altronde, siccome la classificazione si effettua, secondo
principi tecnici, in base alle modalità di virata, un sottomarino si inclina in
virata all’interno come una barca e non come una nave, però un sottomarino ha
un uso in superficie maggiore di un sommergibile ([3]).
La
considerazione che origina queste riflessioni, però, mi è giunta nella lettura
del finale di uno scritto di Renato “Mercy” Carpaneto in cui si evoca, e non a
caso ma direi per il suo “signore” Sandokan, Mompracem ([4]).
Ecco, allora mi
chiedevo, considerando Emilio Salgari: per Sandokan Mompracem, mentre per il Corsaro
Nero ([5]),
sebbene nobile ([6]) è un vagabondo (in senso
nobile) dei mari con la “sua” Folgore, una nave.
Diventa allora
obbligata (ben tardiva per me, certo) la riflessione: il Corsaro Nero non ha
quasi pace ([7]), non ha un rifugio.
E il
sommergibile?
Beh è il
Nautilus del Capitano Nemo, eroe verniano, il quale, però, ha un rifugio nella “isola
misteriosa”.
[CONTINUA;
CREDO INEVITABILMENTE]
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[2] https://steg-speakerscorner.blogspot.com/2015/04/le-traduzioni-sono-sempre-democratiche.html
[3] Per entrambi più genericamente si può parlare di mezzi navali e allora le cose si complicano.
[4] L’intervento, intitolato “Sincronicità ‘19”, è contenuto in # Restiamo Fiumani, Milano, Bietti, 2020, a cura di Andrea Scarabelli (Aa. Vv.).
Il passo è il seguente: “È nostro dovere preservare con ogni mezzo le nostre Reggenza del Carnaro, le nostre Mompracem, le nostre Foreste di Sherwood dello Spirito”. C’è un intero arcipelago corsaro, celato dalle nebbie, una riserva d’indocilità e coscienza […] (pagg. 83-84). Lo scritto si chiude non casualmente con questo monito “Noi ci saremo. Con il pugnale tra i denti e la granata nella destra” (idem, pag. 84).
[5] Pressoché unanimemente ritenuto il miglior eroe creato dallo scrittore veronese.
[6] Conte di Roccabruna (o Roccanera), signore di Ventimiglia e di Valpenta.
[7] “Quasi” siccome coronerà il suo amore per Honorata Wan Gould e i due avranno una figlia: Jolanda.
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