DAVID BOWIE, MORRISSEY, ALDO BUSI
(note
marginali su talento e mercato)
Questo post trae origine dall’ennesimo
ascolto di Metrobolist, album di David Bowie che si risolve () nella
“nuova versione” di The Man Who Sold The World () ().
La riflessione che
ne è conseguita, e che si è arricchita con riferimento ad altri due autori (anche
artisti, direi, entrambi), è rispetto a un dettaglio spesso trascurato: “chi
decide cosa pubblicare/distribuire” ().
La storia della
musica fonografica” offre innumerevoli esempi, ma qualcuno è più significativo
di altri.
È quasi evidente
che se RCA pone “sotto contratto” Elvis Presley dopo averlo comprato dalla Sun
Records, lo pubblicherà: meno evidente è il successo di Elvis (1956).
Stesso
ragionamento se si decide di scommettere su artisti nati morti
commercialmente, come Velvet Underground e The Stooges.
Ma pensate a
David Bowie: artista non esordiente, con alle spalle insuccessi fonografici:
finalmente nel 1969 il successo con il singolo “Space Oddity”, ma l’album (che
inizialmente ha ancora il solo nome dell’artista, come il primo) non sfonda.
Solo la tenacia
della poi moglie, Angela Barnett, e del nuovo manager, Tony Defries, conducono l’artista
londinese al nuovo contratto con la Mercury Records che, evidentemente, crede
nel nuovo album, sebbene anch’esso non sarà un blockbuster: è appunto The
Man Who Sold The World.
E Defries
riuscirà a portare in RCA (coincidenza) David Bowie (). Il
resto è storia.
Ora andiamo al
2022 (ma se ne poteva scrivere anche l’anno scorso, gli è che nulla è cambiato),
per due casi opposti al precedente.
Cronologicamente
non sono in grado di indicare chi “non arriva” per primo fra loro, ma per adiacenza
artistica, musica, comincio con Morrissey (): artista
musicale di grande successo, prima con The Smiths e poi come solista.
Ebbene:
Morrissey da qualche anno è senza un “contratto”, e dal 2021 ha pronto un nuovo
album di studio di inediti, non pubblicato: Bonfire of Teenagers ().
Perché?
Aldo Busi,
autore italiano fra i più noti e discussi () si trova
in una situazione analoga a Morrissey: un romanzo “pronto” dalla fine del 2021,
sul titolo non v’è certezza, ma è senza editore ().
In conclusione,
forse ovvia: il talento non basta, e nemmeno il potenziale commerciale e,
aggiungo, nemmeno le nuove tecnologie, perché poi un fonogramma o un libro
smaterializzato non hanno grande fascino per artista e autore.
Steg
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