DOMANDA:
Salò e Berlino sono “culturalmente utili”?
Premessa: la
domanda del titolo esclude la considerazione sia di romanzi distopici (ve ne
sono anche di italiani, come i due firmati da Pierluca Pucci Poppi ([1])),
sia di matrice storica.
Qui di seguito
la esemplifico, senza conclusioni di sorta.
Sto leggendo La lunga notte di Emilio Tadini. Il titolo ricorda Notti e nebbie di Carlo Castellaneta.
Entrambi si
fondano su Repubblica Sociale Italiana e (un po’) anche sugli ultimi giorni del
Terzo Reich.
Ora si considerino tre film: La caduta degli dei di Luchino Visconti; Il portiere di notte di Liliana Cavani; e – egli si professa sicuramente a sinistra – un “bandwagoning” come Salon Kitty di Tinto Brass ([2]).
Mi
pare che l’iconografia nazista sia rampante e fondamentale.
Ora torniamo alla
letteratura, però un poco più “bassa” (non per il genere, ma per i risultati): La
primavera dei maimorti di Piero Colaprico e Pietro Valpreda; Gli “eroi”
sono finiti di Andrea Campanella; Questa non è una canzone d’amore
di Alessandro Robecchi.
E chiudo, per ora, con una storia a fumetti: Pietro Giacomo Rogeri, della serie di Valentina (Rosselli) di Guido Crepax ([3]).
Ancora Salò.
(continua?)
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Mi
riferisco a I giorni del martello e a 1973 Nazisti Rock’n’roll, e
Monty Python (questo a quattro mani con Federico Bonadonna).
[2] Secondo
le fonti web: “liberamente adattato dal romanzo omonimo di Peter Norden”.
[3] Prima
edizione sui numeri 95 e 96 di Linus.
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