“STORM
THE MEMORY PALACE” ([1])
(talkin’
‘bout The Associates, somehow)
Un mio amico,
FV, potrebbe scrivere de The Associates e di Billy MacKenzie ([2]) – la
metà più evidente del duo, l’altra è Alan Rankine – molto meglio di me. Ma lui
è un artista musicale. Lui li ascoltava “mentre c’erano”, io invece leggevo che “c’erano”.
Leggevo che c’erano, preoccupandomi piuttosto (nella tarda primavera 1982) delle corde vocali di
Siouxsie ([3]).
Quindi per
mettere a ferro e fuoco il Palazzo del Ricordo dopo quindici anni dal suicidio
di Billy MacKenzie ([4]) sarò
meno preciso del solito per – non è un ossimoro nel mio caso – un difetto di
emotività generazionale.
Rispetto a The
Associates tutto è poco chiaro e lineare, tutto.
Per i dati storici
potete partire da una ricerca su Internet, anche perché qui siamo nel culto
puro e pertanto troverete poco ma di regola esatto, e per un approfondimento
sbilanciato – come tutto lo è in questa storia sul frontman e anche titolare del nome d’arte, Billy MacKenzie – potete
far riferimento al libro di Tom Doyle, The
Glamour Chase: The Maverick Life of Billy MacKenzie ([5]).
Ma quando vi
metterete a cercare la loro musica la confusione diviene sovrana ([6]), il fuori
catalogo o quasi è la regola, la possibilità di due edizioni dello stesso fonogramma
non è un unicum.
Un punto di
partenza: l’eccellente antologia doppia che uscì ormai anni fa dal titolo Double Hipness.
Il fatto è che
The Associates nella formazione originale – qualitativamente la migliore
seppure la voce del cantante resterà sempre notevolissima e Rankine,
meritoriamente, dopo il suicidio del suo ex sodale sarà fra coloro che
cercheranno di preservare l’intero patrimonio musicale esistente sotto forma di
registrazioni indipendentemente dai line-up
– soffrono un poco della “sindrome del duo” (pur se la coppia talvolta è un
punto d’arrivo, in altri di partenza): considero Suicide, Soft Cell, D.A.F.
Ci si trova,
cioè di fronte a una produzione disomogenea, in alcuni casi altamente
eterogenea, con un contrasto fra opere musicali più commerciali (o meno
“drastiche” ([7])) e composizioni più
intransigenti. Ecco allora che mentre è sempre un poco rischioso consigliare delle raccolte (non intendo qui alimentare la sterile discussione fra artisti “da singolo” e artisti “da album”; di altrettanto inutile c’è quella della prevalenza o meno del romanzo sul racconto in termini qualitativi) ci si può chiedere se possa per tutti avere un senso citare il formato album ([8]).
Se credete che
The Associates fossero post-punk (per
molti sembra un dato acquisito, non comprendo l’utilità del dato ([9]))
optate per l’esordio con The Affectionate
Punch, altrimenti cercate il terzo, Sulk.
Però vi perdete ciò che è compreso fra i due.
Quando si fa
presente che del primo album esistono due versioni diverse e la prima ha due
versioni in CD, credo capirete la confusione.
Cercando di
chiarire un po’: Billie MacKenzie ha una voce straordinaria ed è un divo (la
baruffa a colpi di canzoni fra lui e Morrissey esemplifica un poco le cose) –
anzi una “diva” dichiara l’amica
Siouxsie ([10]) in un documentario (televisivo?)
che trovate purtroppo solo sul web ([11]), ma
senza Alan Rankine non ci sarebbe forse stato molto.
Dai nomi di
coppie artistiche elencati prima, è chiaro che non dovete aspettarvi chitarre e
assoli di batteria entro il nucleo della produzione fonografica della
formazione storica.
Sostanzialmente
sparita metà del duo (un pugno di registrazioni, davvero), MacKenzie in vita ha
realizzato molto in studio, anche senza utilizzare “The Associates” come
marchio. Un discreto numero di fonogrammi è stato pubblicato solamente postumo.
A mo’ di
conclusione, quindi, cercate solamente le edizioni più recenti perché più
curate, spesso caratterizzate da bonus
track e auspicabilmente anche più facili ed economiche da reperirsi.
Peccato che non
esista materiale video disponibile commercialmente, pur se nella Rete i più tecnicamente
dotati troveranno sicuramente filmati di vario genere.
Steg
POST
SCRIPTUM
Ovviamente la conclusione risente dei nove anni trascorsi.
Nel frattempo,
sono state pubblicate altre raccolte, una edizione monumentale di Sulk
nel 2022, mentre il 2023 si apre con la notizia della morte di Alan Rankine.
Time will
tell.
Steg
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preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] È il
titolo di una canzone da solista di Billy Mackenzie. O meglio no, è che per me ha sempre suonato “storm”, in realtà è “Stone The Memory Palace”.
[2] Nato
William MacArthur,il 27 marzo 1957.
[3]
Perché quanto a Siouxsie and the Banshees avremmo potuto restare soli con il singolo “Fireworks”, una splendida
Kid Jensen Session e poco altro.
[4] Queste righe sono casualmente nate in questo periodo, ho rivisto il testo del post all’inizio di settembre 2013.
[4] Queste righe sono casualmente nate in questo periodo, ho rivisto il testo del post all’inizio di settembre 2013.
Egli morì il 22 gennaio
1997.
[5] Ritengo che la chiusura della recensione di Julie D (Lancashire) riassuma bene la situazione: “I cannot, cannot give this book less than a five star review. I can't do it for fear that some casual browser of Amazon one day be deterred from finding out more about Billy MacKenzie, his music and THAT voice. He still resonates loud and clear. The essence of the man lives on in his fans, I guess. One day a most fantastic book will be written about a man as difficult to pin down as a mountain stream. Until then, 'The Glamour Chase' will have to do.”.
[5] Ritengo che la chiusura della recensione di Julie D (Lancashire) riassuma bene la situazione: “I cannot, cannot give this book less than a five star review. I can't do it for fear that some casual browser of Amazon one day be deterred from finding out more about Billy MacKenzie, his music and THAT voice. He still resonates loud and clear. The essence of the man lives on in his fans, I guess. One day a most fantastic book will be written about a man as difficult to pin down as a mountain stream. Until then, 'The Glamour Chase' will have to do.”.
Sappiate che nemmeno è
chiaro quali siano le novità, prefazione a parte, fra l’edizione del 2011 e la
prima del 1998 (e vorrei evitare di trovarmi con tre copie con testo uguale).
[6] Non a caso questo post trae il nome anche da un album non solo postumo, ma accreditato a Paul Haigh e MacKenzie: Memory Palace.
[6] Non a caso questo post trae il nome anche da un album non solo postumo, ma accreditato a Paul Haigh e MacKenzie: Memory Palace.
È vero che circola un CD
dal titolo Demos che ne contiene una
versione ulteriore, ma siamo già nella fascia collezionistica dei bootleg in formato CDR e sapere a quando
risale pare arduo.
[7] Curiosamente per i Suicide non vedo sempre una maggior orecchiabilità in canzoni dall’impianto più tradizionale.
[8] Salvo
poi l’altro dilemma poco producente fra: meglio il formato LP o quello CD.
Rispondo: l’esordio dei Ramones e qualche disco di Todd Rundgren dimostrano
l’eclettismo anche nelle durate sul supporto in vinile (non doppio). Fine. [7] Curiosamente per i Suicide non vedo sempre una maggior orecchiabilità in canzoni dall’impianto più tradizionale.
[9] Motivo l’affermazione considerando l’eterogeneità di un termine che semplicemente caratterizza un’epoca piuttosto che un suono: considerate la trattazione di Simon REYNOLDS in Rip It Up and Start Again – Postpunk 1978-1984 e le sue discografie (talmente estese che le pubblicò sul sito Internet dell’editore e poi sul proprio).
A tacer del fatto che manca
del tutto qualsiasi denominatore, anche se banalizzato, in termini di immagine
e stile nell’abbigliamento.
[10] “Stay” di The Creatures gli è dedicata.
[11] http://dangerousminds.net/comments/the_glamour_chase_documentary_beauty_despair_singer_billy_mackenzie. Oppure: http://youtu.be/tnSi2MNYYRA.
[10] “Stay” di The Creatures gli è dedicata.
Come vedete, con lo stesso
titolo trovate un album, un libro e un audio video.
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