"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 17 agosto 2020

BRUCE SPRINGSTEEN (due o tre cose) (Sketches series - 29)

BRUCE SPRINGSTEEN (due o tre cose)
(Sketches series - 29)

Ho incrociato Bruce Springsteen solo una volta: ero già seduto su uno sgabello al banco dell’Empire Diner ([1]) per il mio pranzo di mezzogiorno: cucina impeccabile (la loro Pour le Merite da attribuire al cliente era conseguente allo aver ordinato senza domande “The Hedonist” sandwich ([2])), l’odore leggerissimo del Vetril (ché sui piani di cristallo dei tavoli e del banco non dovevano esserci ditate).
Entrò con una signora dai capelli castani lunghi (verosimilmente Patty Scialfa). Nessuno squittì o corse per un autografo.
Era vestito come sé stesso: jeans blu, stivali da cowboy e una canottiera bianca.
Lo notai girandomi perché teneva le braccia tese sopra la testa e pensai: almeno non si depila.

Qualche tempo (anno, lustro?) dopo la pubblicazione del secondo album dei Suicide, che non ha un titolo preciso ([3]) emerse la notizia che Springsteen si fosse ispirato a loro per l’album Nebraska, del 1982 ([4]).

Una decina di anni prima, l’allora scintillante ma certo non ancora epocale David Bowie aveva registrato – ma poi accantonato – per il suo album di “cover” Pin Ups (ma vi è chi dichiara fossero le session di Diamond Dogs) una versione di “Growin’ Up” dell’esordiente rocker del New Jersey dal suo, appunto, primo lavoro a 33 giri: Greetings From Ashtbury Park, N.J. ([5]).
Recidivo, Bowie realizzò anche per il suo Station To Station una altra “cover”, dallo stesso album springsteeniano: “It’s Hard to Be a Saint in the City”. Di nuovo accantonata.
Furono pubblicate molto tempo dopo ([6]).

Springsteen in seguito inserirà “Dream Baby Dream” dei Suicide nel suo repertorio dal vivo ([7]), e ne registrerà anche versioni di studio ([8]).

Anno 2020: morto David Bowie, morto Alan Vega, Morto Rick Ocasek, 



[1] Capolavoro cromato sito – ora non più – in fondo alla 23rd Street East di NYC. La via di Midnite Records per gli esegeti, quella del Chelsea Hotel per gli altri.
[2] Gli ingredienti variavano.
[3] Ma chi se la tira ha l’edizione su etichetta Antilles/ZE, magari con la stampigliatura a secco della copia promozionale, che recita in copertina Alan Vega-Martin Rev; prodotto da Rick Ocasek.



 
Conto originale Empire Diner, con voce "Hedonist",
collezione privata 

                                                                                                                   



                                                                                                                            Steg



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