"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



mercoledì 13 febbraio 2019

E PENSARE CHE “NON VOLEVAMO ALCUNCHÉ” (riflessioni su Siouxsie and the Banshees e Bauhaus, con degli anniversari in mezzo)


E PENSARE CHE “NON VOLEVAMO ALCUNCHÉ”
(riflessioni su Siouxsie and the Banshees e Bauhaus,
con degli anniversari in mezzo)


 

La parte virgolettata del titolo di questo post trae origine sia da quello di una canzone dei Bauhaus virato a contrario: “All We Ever Wanted Was Everything” ([1]), sia ancor più a contrario rispetto a “Don’t know what I want/But I know how to get it” ([2]), e volendo penso anche a “No sé que quiero/Pero sé lo que no quiero” ([3]).

 


I buoni propositi di gennaio 2019 son già svaniti, poiché scrivo in versione definitiva a febbraio.
Sono comunque 40 anni di post punk, che poi è cominciato con il primo singolo dei PIL, quello “con la copertina ‘di giornale’”.
Sono anche 100 anni di Bauhaus, la scuola (o era un movimento? O una avanguardia, ma senza seguito).
Sono, infine, 40 anni dall’uscita di Join Hands, fra la fine di agosto e l’inizio di settembre prossimi.


 

Doppia B: Banshees e Bauhaus, legati – non da Daniel Ash che dai secondi sarebbe potuto passare ai primi – bensì da tutto ciò che noi non avevamo conosciuto, non avremmo conosciuto, avremmo conosciuto più tardi o, anche, solamente, avremmo conosciuto male.
Ma soprattutto da ciò che ci fecero conoscere.


 

Potrei scrivere delle Art School britanniche ([4]), ma la matrice bansheeiana è più DIY di quella bauhausiana.

 

Vi capita mai di dire grazie?
E a quelli di voi meno ottusi: vi capita mai di ricordare Maestri o, anche solamente (solamente? Sic), fratelli e sorelle ([5]) maggiori scelti da voi – perché le uniche famiglie che contano sono quelle che vi formate da soli?
Ecco quindi Sorella Siouxsie e Fratello John McGeoch (RIP) e Fratello Steven per quanto mi riguarda, e un poco fratelli anche Pete, Daniel, David e Kevin.
Noi qui, loro là.


 

Necessariamente schematizzo, perché il dub me lo ha raccontato un b-side dei Generation X, ad esempio.

 

Mi abbeveravo alle spiegazioni che sgorgavano da quelle interviste, magari anni dopo mi capitava fra le mani un certo libro ([6]).

 

Tutto ciò accadeva prima, durante e dopo i Joy Division. Tutto ciò si verificava prima (anche i Joy Division già erano stati) di The Smiths che pure avrebbero preso per mano le masse che – mai lo capirò – non avevano udito tutto ciò che era successo prima del 1983 pur essendoci ed essendo capaci di intendere e di volere e, soprattutto, di ascoltare.

 

Non c’è tesi in queste righe.
Se possibile, ce ne è meno del solito.
Ma un po’ di ordine nelle idee serve sempre (d’altronde questo blog cominciò proprio riordinando idee già buttate giù, come diario personale).


 

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Dall’album The Sky’s Gone Out.
[2] “Anarchy In The U.K.”,  Sex Pistols.
[3] “Donde va marinero”, Andrés Calamaro.
[4] E “un” Paul Weller townshendiano nulla sarebbe legittimato ad obiettare: ricordate quella copertina del Melody Maker del 1980: The punk and the godfather?
[5]We are all sisters and brothers”: “Premature Burial”, Siouxsie and the Banshees.
[6] Quante copie di Colin MacInnes ha fatto vendere Paul Weller?

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