"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 9 luglio 2018

“UN MONDO CINICO” (Tombstone series – 42)


“UN MONDO CINICO”
(Tombstone series – 42)


Parafrasando la pubblicità di un marchio che trabocca buonismo (si cfr. http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2015/09/mulino-nero-riflessioni-sullottimismo.html), rilevo come sul solo “social medium” su cui sono presente, Facebook, non solo si sprecano i “Noooo!” (mi raccomando, esclamazioni da quattordicenni e punteggiatura di conseguenza) alla morte di qualche persona famosa, ma l’anno dopo nessuno se ne ricorda più (butto lì Paolo Villaggio); peggio ancora le voci tacciono quando si è solo (sic) alla grave patologia: come conferma la notizia recente (scrivo nel luglio 2018) del tumore di cui soffre Elvis Costello.



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MITI E IDOLI


MITI E IDOLI

 

Come noto, sia Richard Wagner sia Friedrich Nietzsche si sono (pre?)occupati degli idoli che cadono o svaniscono: rispettivamente con Götterdämmerung (Il crepuscolo degli dei) e con Götzen-Dämmerung (Il crepuscolo degli idoli), essendo il secondo occasionato dal primo.
Luchino Visconti ha realizzato un film che in qualche modo tira ulteriormente le somme, facendo “cadere” non “degli” ma “gli dei”: La caduta degli dei, appunto, peraltro sottotitolato con il titolo wagneriano.

 

Ritengo di non essere certo il primo ad attribuire valenza superiore al termine “mito” rispetto a quello di “idolo”.
V’è da chiedersi se il dio (o gli dei) siano collocabili – se collocabili – sopra il primo, non è certo tenero Nietzsche se dichiara “Il Cristianesimo è una metafisica del boia...” (in capitolo 7, “I quattro grandi errori”, de Götzen-Dämmerung).

 

Lunga premessa per breve sostanza? Forse.

 

Sto rileggendo La Position du tireur couché (in Italiano Posizione di tiro: esistono due traduzioni: Bologna, Metrolibri, 1992 e Torino, Einaudi, 1998) di Jean-Patrick Manchette.
Vi compare un’automobile che ha uno status di mito certificato: la Citroën DS. DS in lingua francese diviene “déesse”, ovvero dea. Rileverete già un cortocircuito terminologico: mito e divinità.
La certificazione di questo modello (in realtà i modelli furono numerosi ([1])) automobilistico è di Roland Barthés che la ha inserita fra i miti (di oggi? ([2])) in un’opera del 1957: Mythologies([3]) intitolando la voce di essa “La nouvelle Citroën”.

 

In un romanzo piuttosto recente di James G. Ballard, Super-Cannes ([4]), il protagonista Paul Sinclair guida una “vecchia Jaguar”, probabilmente una XK150. La passione dell’autore britannico per l’iconografia automobilistica è nota a tutti coloro che abbiano letto un precedente suo romanzo: Crash ([5]) in cui fa capolino financo la Porsche alla guida della quale morì James Dean.

 

La mia impressione, conclusiva, è che mentre alcuni miti materiali si esauriscono (per ragioni diverse), manchi un ricambio.
Dunque oggi si assiste solamente ad una idolatria consumistica diffusa, senza possibilità di un futuro mitico per idoli (e idolatri?).

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[2] L’elemento di contemporaneità è nel titolo dell’edizione italiana: Miti d’oggi, appunto.
[5] Qualche ispirazione per Super-Cannes pare Ballard abbia avuto andando a Cannes a vedere il film, omonimo, che David Cronenberg trasse appunto da Crash.