LA
(PSEUDO) CULTURA DEL BRANDELLO CITAZIONISTICO
(Sniper series – 33)
A più riprese in questo blog
c’è stata la lamentela della citazione di ciò che non si conosce.
Esiste anche la citazione alibi.
Cito, dunque sono a posto con la coscienza e peggio per gli altri
(ammesso che io conosca da dove cito: libro, film, eccetera).
Stefani Sandrelli ha compiuto 70 anni il 5 giugno 2016: trasmissione
pomeridiana di RAI1 del giorno dopo ([1]) ed
ecco scorrere lungo il servizio, per ben due volte, delle immagini de Il conformista (di Bernardo Bertolucci)
senza altri riferimenti, l’attrice non ne è la protagonista.
Avete mai visto questo film “in tv”? Ricordo che: un caro amico 30 anni
fa circa me lo duplicò su VHS: era già introvabile (e i cinema d’essai già cominciavano a svanire dalle
città).
E in DVD? Uscì prima per il mercato USA nel 2006, a quel punto smisi di
cercarne una versione europea (sapete, gli standard delle zone) e attesi quella
italiana: 7 anni dopo.
Cosa sa di questo film lo spettatore televisivo pomeridiano del 2016? Niente, nemmeno
che esso è tratto da un romanzo di Alberto Moravia.
L’esercizio intellettuale potrebbe proseguire con altri esempi: che senso
ha intitolare nel 2015 un libro Io lo
conoscevo bene dedicato a Ugo Tognazzi quando nel film Io la conoscevo bene la sua parte dura alcuni minuti e basta (la
protagonista è Stefania Sandrelli)?
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