LA
MANCANZA DELLO STUDIOSO, NON SOLO DELL’AUTORE E DELL'ARTISTA, TOTALE (un post in cerca di smentita)
Due premesse
quasi luoghi comuni.
Secondo Michel
de Montaigne ([1]) – o meglio io ho in mente
questo riferimento, ma potrebbe essere errato – che riteneva di averli letti
tutti, nessun essere umano può leggere tutti i libri pubblicati “sino a …”.
L’affermazione, appunto, da secoli ovvia in ragione dell’espansione
dell’editoria rispetto all’epoca del grande pensatore e filosofo francese, ma
serve a inquadrare il problema.
D’altro canto, e
questo ha forse più senso, con riferimento anche solo a certi argomenti, è
difficile poter sostenere di aver tutti i libri che ne trattano ([2]).
Secondo molti,
dunque anche in questo caso una citazione sarebbe inutile ([3])
perché assurta per lo meno a opinione diffusa: la musica rock (‘n’ roll) e i
fumetti sono spesso terreno di passione comune, il che fra l’altro porterebbe a
una maggior frequenza di persone (studiosi e anche solo giornalisti-scrittori,
si potrebbero aggiungere i registi cinematografici) che se ne occupano.
L’affermazione
in realtà rischia di essere anche approssimativa, in quanto sono noti – ben
prima delle biografie a fumetti – i riferimenti anche alla musica jazz in certi
comics. E si può anche andare oltre:
per tutti si consideri la storia di Corto Maltese Y todo a media luz di Hugo Pratt, meglio nota con il titolo,
appunto, di Tango ([4]).
Adesso, si pensi
a una banale equazione ([5]): uno
studioso che conosce anche i fumetti, sarà anche un esperto di musica
contemporanea: ad esempio Umberto Eco.
Ancora: Nick
Hornby ha scritto di musica “contemporanea” non alta (rock ‘n’ roll e pop o
forse sarebbe meglio dire della seconda metà del secolo ventesimo) e di calcio:
gli piaceranno anche i fumetti.
E applichiamo
ancora questo tentativo di equazione: uno dei creatori del personaggio
fumettistico di Tank Girl, Alan Hewlett, siccome ha collaborato con Damon
Albarn (frontman dei Blur) nei Gorillaz, avrà passioni anche oltre questi due
argomenti, diciamo per il calcio.
Ebbene, queste
tre affermazioni mi paiono prive di fondamento, e comunque – cioè sebbene
eventualmente esatte in tutto o in parte – incapaci di creare una sorta di
“circolo” più ampio di interessi per artisti e studiosi e i loro lettori
(consumatori in senso nobile?).
Prendiamo David
Bowie: una sua frase piuttosto recente che mi colpi è che gli uomini ([6])
invecchiando spesso si appassionano alla storia. Esiste dunque un possibile
allargamento oppure un cambiamento di argomenti negli interessi delle persone
con il passare degli anni.
Ma penso anche a
due registi statunitensi, John Milius e Walter Hill, sicuramente appassionati
di storia antica già in semplice età adulta. Nei loro film c’è musica moderna,
sì, ma storicamente contestualizzata: cioè nessuno di loro si dichiarerà anche
un ascoltatore di punk americano ([7]), tanto
per dire.
Complico
ulteriormente le “cose”: Guy Peellaert e Nik Cohn scrivono e illustrano nel
1973 un libro, a quattro mani appunto: Rock
Dreams, dedicato ad artisti musicali dell’epoca. Peellaert fu in seguito
anche autore di “copertine” di album per David Bowie, Rolling Stones, Etienne
Daho.
Il primo ha
realizzato altresì qualche fumetto, il secondo ha scritto su molti argomenti,
anche non necessariamente legati alla musica contemporanea.
Difficilmente,
però, gli ambiti musicale e fumettistico sono considerati insieme da chi si
occupa di Peellaert non ex professo bensì
incidentalmente.
Adesso vi butto
lì qualche altro dato di biblioteche personali: si parla di 30.000 e più libri
per Umberto Eco ([8]) nel 2010 e di 25.000 per
Hugo Pratt morto nel 1995.
Ma un
contemporaneo come Arturo Pérez-Reverte che in qualche modo è legato ai due
autori appena citati ([9]) ne
dichiara già 35.000 nel 2015 ([10]).
Dunque, occorre
sempre e per sempre scandagliare ogni àmbito perché nessuna persona può darci
tutte le conoscenze che ci servono e, con apparente paradosso, è solamente
avendo letto uno scritto di Andrea G. Pinketts ([11]) che
sono arrivato a John Barleycorn di Jack
London e ho “scoperto” ([12]) che
lo scrittore di San Francisco negli ultimi anni della sua vita (morì
quarantenne) ([13]) aveva una biblioteca di
15.000 volumi.
Non riesco
proprio a collegare Milius o Pérez-Reverte a Hewlett, ma probabilmente nemmeno
Hornby a Gianni Brera.
E continuo a
cercare.
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Michel
Eyquem de Montaigne (Bordeaux,
28 febbraio
1533 – Saint-Michel-de-Montaigne, 13 settembre
1592).
[2] Per
esempio, si dice che Napoleone Bonaparte sia il personaggio storico cui sono
stati dedicati più libri.
[3] La
prima volta che lessi questa avvertenza fu in Come fare una tesi di laurea di Umberto Eco.
[4]
Mentre nel libro Paracaidas y vueltas,
sorta di antologia di suoi testi (prevalentemente di prosa, pubblicato nel 2015
da Andrés Calamaro (cantante/musicista argentino, spesso autore/compositore di
se stesso) i riferimenti oltre che letterari sono (an che) a jazz e tango
appunto. Ma ricordo anche in questa sede la sua amicizia con Rodrigo Fresán,
autore letterario di due anni più giovane; entrambi sono nativi di Buenos
Aires.
[5] Il
riferimento a Umberto Eco è di mera praticità e contingenza rispetto a quando
scrivo queste righe.
[6] Non
il genere umano.
[7]
Magari escludendo i Ramones, negli ultimi anni diluiti di molto del loro
“essere”: si veda http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2015/09/ramones-crepuscolo-di-una-gloria-punk.html.
[8] Nella
specie è perché egli scrisse anche a proposito di Hugo Pratt.
[9] Eco è
menzionato ne El Club Dumas, mentre
almeno in un’occasione l’autore di Cartagena (Spagna: regione di Murcia) ha
dichiarato, da bibliofilo, una passione per Corto Maltese che fa riferimento
alle edizioni in bianco e nero dell’editore parigino Publicness.
[10] Corriere della sera, 14 settembre 2015
intervista di Paolo Beltramin.
[11] Nel
volume Mi piace il bar, Siena, 2013 è
contenuto il testo, in parte rivisto, della sua prefazione a un’edizione
italiana dell’opera londoniana.
[12] Dall’introduzione
di John Sutherland all’edizione pubblicata nella raccolta Oxford world’s
classics della Oxford University Press.
[13] Il 22 novembre 1916.
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