"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



domenica 6 marzo 2016

LA MANCANZA DELLO STUDIOSO, NON SOLO DELL'AUTORE E DELL’ARTISTA, TOTALE (un post in cerca di smentita)


LA MANCANZA DELLO STUDIOSO, NON SOLO DELL’AUTORE E DELL'ARTISTA, TOTALE (un post in cerca di smentita)

 

Due premesse quasi luoghi comuni.

Secondo Michel de Montaigne ([1]) – o meglio io ho in mente questo riferimento, ma potrebbe essere errato – che riteneva di averli letti tutti, nessun essere umano può leggere tutti i libri pubblicati “sino a …”. L’affermazione, appunto, da secoli ovvia in ragione dell’espansione dell’editoria rispetto all’epoca del grande pensatore e filosofo francese, ma serve a inquadrare il problema.

D’altro canto, e questo ha forse più senso, con riferimento anche solo a certi argomenti, è difficile poter sostenere di aver tutti i libri che ne trattano ([2]).

 

Secondo molti, dunque anche in questo caso una citazione sarebbe inutile ([3]) perché assurta per lo meno a opinione diffusa: la musica rock (‘n’ roll) e i fumetti sono spesso terreno di passione comune, il che fra l’altro porterebbe a una maggior frequenza di persone (studiosi e anche solo giornalisti-scrittori, si potrebbero aggiungere i registi cinematografici) che se ne occupano.

L’affermazione in realtà rischia di essere anche approssimativa, in quanto sono noti – ben prima delle biografie a fumetti – i riferimenti anche alla musica jazz in certi comics. E si può anche andare oltre: per tutti si consideri la storia di Corto Maltese Y todo a media luz di Hugo Pratt, meglio nota con il titolo, appunto, di Tango ([4]).

 

Adesso, si pensi a una banale equazione ([5]): uno studioso che conosce anche i fumetti, sarà anche un esperto di musica contemporanea: ad esempio Umberto Eco.

Ancora: Nick Hornby ha scritto di musica “contemporanea” non alta (rock ‘n’ roll e pop o forse sarebbe meglio dire della seconda metà del secolo ventesimo) e di calcio: gli piaceranno anche i fumetti.

E applichiamo ancora questo tentativo di equazione: uno dei creatori del personaggio fumettistico di Tank Girl, Alan Hewlett, siccome ha collaborato con Damon Albarn (frontman dei Blur) nei Gorillaz, avrà passioni anche oltre questi due argomenti, diciamo per il calcio.

Ebbene, queste tre affermazioni mi paiono prive di fondamento, e comunque – cioè sebbene eventualmente esatte in tutto o in parte – incapaci di creare una sorta di “circolo” più ampio di interessi per artisti e studiosi e i loro lettori (consumatori in senso nobile?).

 

Prendiamo David Bowie: una sua frase piuttosto recente che mi colpi è che gli uomini ([6]) invecchiando spesso si appassionano alla storia. Esiste dunque un possibile allargamento oppure un cambiamento di argomenti negli interessi delle persone con il passare degli anni.

Ma penso anche a due registi statunitensi, John Milius e Walter Hill, sicuramente appassionati di storia antica già in semplice età adulta. Nei loro film c’è musica moderna, sì, ma storicamente contestualizzata: cioè nessuno di loro si dichiarerà anche un ascoltatore di punk americano ([7]), tanto per dire.

 

Complico ulteriormente le “cose”: Guy Peellaert e Nik Cohn scrivono e illustrano nel 1973 un libro, a quattro mani appunto: Rock Dreams, dedicato ad artisti musicali dell’epoca. Peellaert fu in seguito anche autore di “copertine” di album per David Bowie, Rolling Stones, Etienne Daho.

Il primo ha realizzato altresì qualche fumetto, il secondo ha scritto su molti argomenti, anche non necessariamente legati alla musica contemporanea.

Difficilmente, però, gli ambiti musicale e fumettistico sono considerati insieme da chi si occupa di Peellaert non ex professo bensì incidentalmente.

 

Adesso vi butto lì qualche altro dato di biblioteche personali: si parla di 30.000 e più libri per Umberto Eco ([8]) nel 2010 e di 25.000 per Hugo Pratt morto nel 1995.

Ma un contemporaneo come Arturo Pérez-Reverte che in qualche modo è legato ai due autori appena citati ([9]) ne dichiara già 35.000 nel 2015 ([10]).

 

Dunque, occorre sempre e per sempre scandagliare ogni àmbito perché nessuna persona può darci tutte le conoscenze che ci servono e, con apparente paradosso, è solamente avendo letto uno scritto di Andrea G. Pinketts ([11]) che sono arrivato a John Barleycorn di Jack London e ho “scoperto” ([12]) che lo scrittore di San Francisco negli ultimi anni della sua vita (morì quarantenne) ([13]) aveva una biblioteca di 15.000 volumi.

 

Non riesco proprio a collegare Milius o Pérez-Reverte a Hewlett, ma probabilmente nemmeno Hornby a Gianni Brera.

E continuo a cercare.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[2] Per esempio, si dice che Napoleone Bonaparte sia il personaggio storico cui sono stati dedicati più libri.
[3] La prima volta che lessi questa avvertenza fu in Come fare una tesi di laurea di Umberto Eco.
[4] Mentre nel libro Paracaidas y vueltas, sorta di antologia di suoi testi (prevalentemente di prosa, pubblicato nel 2015 da Andrés Calamaro (cantante/musicista argentino, spesso autore/compositore di se stesso) i riferimenti oltre che letterari sono (an che) a jazz e tango appunto. Ma ricordo anche in questa sede la sua amicizia con Rodrigo Fresán, autore letterario di due anni più giovane; entrambi sono nativi di Buenos Aires. 
[5] Il riferimento a Umberto Eco è di mera praticità e contingenza rispetto a quando scrivo queste righe.
[6] Non il genere umano.
[7] Magari escludendo i Ramones, negli ultimi anni diluiti di molto del loro “essere”: si veda http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2015/09/ramones-crepuscolo-di-una-gloria-punk.html.
[8] Nella specie è perché egli scrisse anche a proposito di Hugo Pratt.
[9] Eco è menzionato ne El Club Dumas, mentre almeno in un’occasione l’autore di Cartagena (Spagna: regione di Murcia) ha dichiarato, da bibliofilo, una passione per Corto Maltese che fa riferimento alle edizioni in bianco e nero dell’editore parigino Publicness. 
[10] Corriere della sera, 14 settembre 2015 intervista di Paolo Beltramin.
[11] Nel volume Mi piace il bar, Siena, 2013 è contenuto il testo, in parte rivisto, della sua prefazione a un’edizione italiana dell’opera londoniana.
[12] Dall’introduzione di John Sutherland all’edizione pubblicata nella raccolta Oxford world’s classics della Oxford University Press.
[13] Il 22 novembre 1916.

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