Da un paio di
mesi ([2]) circola
(molto per corrispondenza, qualche copia in qualche negozio) una fanzine
travestita da rivista: il titolo della testata è Sottoterra.
Il direttore è
Luca Frazzi, uno dei giovani che non c’era ancora nel 1977 ma che ce la mette
tutta, anche se ogni tanto gli è capitato qualche svarione ([3]).
La sostanza del
suo editoriale è inutile che ve la riassuma io, leggetevela.
Meritevole la
scelta frazziana ([4]) di elencare una serie di
artisti italiani – individualmente o in blocco – onde inimicarsi meglio l’establishment del settore: rinvengo
Francesco De Gregori, Dente, Vasco Brondi, il “concertone del primo maggio in
piazza San Giovanni”, gli Afterhours.
La prima uscita
vanta una lunghissima, lesterbangsiana (è un complimento) dunque, intervista a
uno dei pochi che sono rimasti e che può raccontare a ragion veduta di John
Anthony Genzale, Jr. ([5]);
inevitabile che sia la storia di copertina. Vale il prezzo e, per assurdo, lo
vale ancor di più per chi abbia (o avrà) una copia del libro dell’intervistato,
Philippe “Flipper” Marcadé: Au delà de
l’Avenue D.
Non so quanto
durerà questa autentica avventura editoriale, anche perché non sempre si può
avere una pepita d’oro per numero.
D’altra parte,
per un decennio Johnny Thunders aveva un pubblico in cui molti aspettavano che
morisse sul palco, non fu così.
Dunque lunga
vita a Sottoterra, sebbene molti
potrebbero pensare che – parafrasando il titolo della canzone più famosa di (The)
Heartbreakers, ovvero “Born To Lose” – sia nata per perdere.
Steg
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[1] Nota
musicale: post scritto ascoltando le
registrazioni in sala prove di The Actress, ovvero quasi le New York Dolls, il
10 ottobre del 1971.
Post senza overdub e
tutto dal vivo: buona la prima stesura, come sempre D.T.K., L.A.M.F.
[2] La
copertina del numero 1 recita aprile 2015.
[3] Mi
riferisco al suo volume di commento ai testi di The Clash.
[4] Che
rischia di essere “fracchiana”, visto che lui nel colophon fa dei riferimenti
all’altro personaggio celebre di Paolo Villaggio: Ugo Fantozzi.
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