IN
MEMORIA DI JOHN STEED
“Arsène-Georges è un magister vitae alla pari e prima di John (Wickham Gascoyne Berresford) Steed-Patrick
Macnee”.
Questo scrivevo
nel mio post ([1])
commemorando la morte dell’attore Georges Descrieres, interprete delle serie
televisive di Arsène Lupin, dove il “prima” si riferiva al fatto che il
personaggio di Maurice Leblanc è nato nel 1905.
Il 25 giugno
2015 è morto a 93 anni ben compiuti ([2]) John
Steed.
Sì, perché –
inutile negarlo – per tutti Patrick Macnee è sempre stato l’agente John Steed,
così come Diane Rigg sarà sempre Mrs. Emma Peel.
Steed e Mrs.
Peel furono e sono la coppia più bella, improbabile, cool, educata, tongue-in-cheek (e così oltraggiosa) che abbia mai
occupato il tubo catodico ([3])
domestico, prima in bianco e nero e poi a colori (quei colori che noi non
vedevamo di certo, l’Italia degli scorsi anni sessanta era in bianco e nero, un
bianco e nero destinato anche a sbiadire). Loro erano The Avengers, per noi Agente Speciale.
Non credete a
quello che vi raccontano i miei coetanei: eravamo ragazzini che frequentavano
le scuole elementari, qualcuno più grande le medie inferiori, quindi al
pomeriggio dopo i compiti si andava a giocare ([4]),
potendo. Certo c’erano programmi che ci piacevano, ma non facevamo i critici
televisivi e quindi si vedeva quel che si vedeva e siccome programmati appunto
“per ragazzi” ([5]) gli episodi arrivati in
Italia di The Avengers furono pochi,
trasmessi in disordine ([6]).
Per The Prisoner, con e di Patrick McGoohan, andò forse peggio ([7]).
Del resto, la
qualifica di serie televisiva “supercult” per The Avengers arriva solamente nel 2001 ([8]).
Mentre chi mai si preoccupava quindici anni prima di pubblicazioni come il
libro Cult TV di John Javna ([9]) – nel quale quattro pagine complessive sono dedicate all’intera saga ([10])
avengersiana, in cui sempre militava Patrick Macnee nei panni di John Steed?
Ne The Avengers steedpeeliani c’era tutto:
compreso il lento declino della moda maschile (improbabili, visti con i colori,
taluni abiti di Pierre Cardin indossati da Macnee). Però, Steed era sempre lì,
con bombetta e ombrello arrotolato, la antica Bentley verde a contrastare la modernità
della Lotus ([11]) di Mrs. Peel ([12]).
Evidentemente,
stava ai telespettatori, come poi stette e ancora sta agli spettatori (sempre
di uno schermo comunque più piccolo di quello cinematografico), capire cosa sia
lo stile nel vestire, non buttare via il concetto di cravatta, rendersi conto
che ha un senso il bastone da passeggio, eccetera.
Quasi
sterankiani i toni delle immagini della sigla di apertura della quinta serie mentre
siamo alle ombre cinesi per quelle di chiusura ([13]),
comunque eleganti e che consentono ancora una volta di vedere Mrs. Peel
impegnata in qualche movenza di Tai Chi.
Sterankiani tout court i titoli in bianco e nero per
l’edizione USA ([14]).
Lascia la serie Mrs.
Peel, che ritrova il marito (militare di carriera, il pilota Peter Peel) ([15]),
mentre a Steed si affianca Tara King ([16]).
Steed c’è
sempre, anche ne The New Avengers ([17]).
Il tempo è così
galantuomo con lui (meno con le sue compagne d’avventura), che lo si credeva
immortale John Steed, o per lo meno capace di diventare centenario e restare in
ottima salute ([18]), dunque ancora a tirare
di scherma con il suo acuminato brolly
e senza che il bowler hat cambiasse
inclinazione.
Chiudo con un’intervista
del 2000, https://www.youtube.com/watch?v=DBXgN9_2uY8,
e un otto anni dopo: https://www.youtube.com/watch?v=r8OipmKFDeM.
Dimenticavo:
oggi hanno ancora prezzi ragionevoli le copie dell’autobiografia del 1989 di
Patrick Macnee ([19]), domani non so.
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[2] Così
si eviteranno le tipiche frasi italiane “avrebbe compiuto”, “aveva appena
compiuto” e altre idiozie del genere.
[3] Altro
che schermi piatti.
[4]
All’inizio degli anni settanta c’era i doppi turni: le aule scolastiche erano
occupate anche il pomeriggio.
[5] La
“tv per ragazzi” cominciava alle 17.30.
Andava meglio per certe
programmazioni domenicali: ricordo quella di La spada Zorro e poi nel 1971 UFO.
[6] Si
consideri questa cronologia: https://it.wikipedia.org/wiki/Agente_speciale_(serie_televisiva).
[7] Tutto
a colori, arrivò sui canali RAI soltanto nel 1974.
[8] Si
cfr. L. DAMERINI e F. MARGARIA, Dizionario
dei telefilm, prima edizione, Milano, Garzanti, 2001, p. 5.
[9] J. JAVNA, Cult TV – A viewer’s guide to the shows America
can’t live without!!, New York , St. Martin ’s Press, 1985, pp. 62-65.
[10] Sei
serie in totale.
[11] Anni fa ricordo a centinaia di sterline
alcuni pezzi della leggendaria confezione contenente i due modellini – le
automobiline – della Corgy Toys. Adesso per un esemplare ben tenuto siamo quasi
a 1.000 sterline, e aumenteranno ancora le quotazioni.
Notare il passaggio dalle coppe alle flute per lo
champagne.
[15] Il suo cognome da nubile
è Knight.
[18] Come Ernst Jünger.
[19] Intitolato Blind
in One Ear.
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