DI SNIPERS, TIREURS, FRANCOTIRADORES
E GRAFFITISTI
(dove
osano le perle, mediatiche e critiche)
Quando decisi
con chi li firma (usando il moniker “Top Shooter”) di creare una “Sniper
series” di post per il blog, l’idea era quella di essere più
aderenti al formato del medium,
dunque testi più corti e senza o pochissime note a piè pagina ([1]).
Il titolo della
serie era ispirato, quasi un ossimoro, ai romanzi di Alan Altieri che hanno
come protagonista lo sniper, appunto,
Russel Kane delle SAS britanniche. Ma c’era anche una strizzata d’occhio a
Jean-Patrick Manchette e al suo eccellente (capolavoro?) La position du tireur couché.
Qualche
settimana fa mi è capitata fra le mani la recensione di Le Monde Livres di El
francotirador paciente di Arturo Pérez-Reverte, autore in Italia conosciuto
ancora essenzialmente e superficialmente (ha scritto anche molto altro) per il
solo romanzo El club Dumas ([2]).
Mi sono subito
incuriosito in quanto lasciata la storia antica o premoderna e il mondo della
bibliofilia, questo autore ha affrontato un mondo rispetto al quale, pur
essendosi storicizzato, esiste una discreta ignoranza generale e, in Italia, cioè
quello degli autori di graffiti (cd. “writers”). Lo ha affrontato utilizzando
il nome Sniper per il personaggio-oggetto del romanzo.
Sin qui tutto
bene, ma questo post rischia di diventare una perla mediatica.
Eh sì perché il
“povero” lettore o potenziale tale (il libro in Italiano ha il titolo Il cecchino paziente) scopre che ci sono modi e modi per fare una
recensione.
Da un lato, il
Signor Marco Cicala con la sua intervista all’Autore pubblicata su Il Venerdì di Repubblica del 3 ottobre 2014 (reperito in rete) e dall’altro il
Signor Vincenzo Trione, professore, di cui mi sono occupato in altro post ([3]), che
scrive una recensione su La Lettura (Corriere della Sera) del 6 novembre 2014
senza far altro che virgolettare parole e frasi del romanzo di Pérez-Reverte.
Ed allora:
Trione “Marinetti con lo spray (i writer
sono l’avanguardia, parola di Pérez-Reverte” (titolo del suo articolo).
Dall’intervista
di Cicala: “Ma
a lei i graffiti piacciono? «No. Mi sembrano una porcheria e penso che sia giusto
perseguirli. Però, da scrittore, mi interessano i graffitari. O quantomeno: i
più puri fra loro. Nemmeno i narcotrafficanti sono la mia tazza di tè. Ma ci ho
fatto un libro»”.
Trione: “sembra dire Pérez-Reverte”.
Ma non lo dice,
in quanto non è stato intervistato.
Trione cita
Majakowski (non indica la fonte primaria, non posso controllare): “«Le
strade sono i nostri pennelli e le piazze le nostre tele»”.
Dall’intervista
di Cicala: “Più
scrittura che pittura. «Assolutamente. Il vero writer odia la parola artista. Vuole distinguersi dalla
street art, quella tollerata e spesso sovvenzionata dalle istituzioni. Banksy
lo detestano. Ritengono che abbia usato i graffiti per vendersi. Il writer non
cerca il riconoscimento, il successo mediatico o economico. Non si spinge fuori
dal proprio territorio. Ha ambizioni modeste»”.
Trione “sigla” come
di sua creazione un glossario di termini che, obiettivamente, reputo sia
costituito di definizioni e nozioni reperibili in rete o in scritti in tema graffiti
ben più risalenti.
Il primo libro
in argomento che io comprai fu quello di Andrea Nelli (pare recentemente ristampato)
dal titolo Graffiti a New York: 1968-1976,
Lerici, 1978.
Notevole.
Ultimo
dettaglio: Arturo Pérez-Reverte parteciperà a BookCity Milano 2014 insieme a
Trione. Ebbene sul sito internet di BookCity nella pagina dedicata a “tutti i
protagonisti” trovo Trione, ma non Pérez-Reverte (eppure Umberto Saba c’è).
Mi sa che (senza
scomodare Top Shooter e la sua Sniper series) ho centrato nuovamente il
professor Trione, il quale è in odore di polemiche anche in altri ambiti ([4]).
Con buona pace,
anche questa volta ([5]), di
Francesca Alinovi e, non solo per completezza, di Rammellzee (cfr. Big Audio
Dynamite), ideali dioscuri del Yours truly,
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Poi
sono arrivate altre serie, credo abbastanza auto esplicative nei loro titoli.
[2] http://www.perezreverte.com/.
[3] http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2013/02/bob-dylan-e-david-bowie-di-arte_7.html.
[4] http://www.artribune.com/2014/11/i-quattro-motivi-per-cui-la-nomina-di-vincenzo-trione-e-ridicola-a-prescindere-da-trione/.
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