"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 25 gennaio 2022

HUGUES PAGAN (another half sketch)

HUGUES PAGAN

(another half sketch)

 

Ho conosciuto Hugues Pagan, autore francese (quando l’Algeria era territorio di oltremare ed essendo lui nato nel 1947 quindi “Pied-Noir”) di “polar” ([1]) con pseudonimo medievale – per l’esattezza preso da un fondatore dell’Ordine templare ([2]), per puro caso: qualche titolo a metà prezzo il 7 e giorni seguenti del giugno 2014.

 

Cominciai con la lettura di La notte che ho lasciato Alex ([3]), non so perché o meglio forse siccome l’incipit mi persuase di più ([4]).

In realtà, l’ordine da me scelto non era minimamente corretto; e a confondere le idee ulteriormente il fatto che oltre a Chess, poliziotto, Pagan ha creato anche un altro protagonista flic: Schneider. Anzi, Derniere … era stato l’ultima sua opera lunga per molti e molti anni (venti).

 

Non sapevo che faccia avesse lo scrittore, e per diverso tempo me ne sono disinteressato.

Ho reperito tutto quello di suo che ho trovato in italiano, cioè tutto il pubblicato incluso un romanzo breve spiritoso.

A Parigi, poi ho completato la collezione con ciò che non mi aveva offerto il web, incluso qualche approfondimento biografico e un paio di antologie di racconti. Completato anche con qualche cimelio: perché ad esempio il suo esordio La Mort dans une voiture solitaire ([5]) era uscito con censure (curiosamente, oggi di questo dettaglio compare poco nei profili in rete).

 

C’è chi evoca Ellroy.

O lo hard boiled statunitense; forse: Dashiell Hammett aveva lavorato per la Pinkerton, Pagan invece è stato un poliziotto vero.

O Ed McBain dell’87th Precint (questo lo riconosce Pagan come riferimento).

 

L’appassionante, fuori trama, nei suoi romanzi sono i riferimenti (ho annotato molto), e poi certe curiosità come Yellow Dog che fu il gatto di Chess.

D’altronde, le traduzioni non offrono di solito note esplicative, e quindi un poco di lavoro va fatto o ricordato.

 

Ma parafrasando una canzone de Les Rita Mitsouko: “les histoires de Pagan finis mal/en general”.

 

Arrivare tardi qualche volta è meglio: perché fra una rilettura, un tentativo di leggere in originale, eccetera, come accennato Pagan è ritornato alla narrativa nel 2017.

 

Recentemente mi sono chiesto se sia possibile, editando ed editando, trarre da Pagan un Manchette postumo.

Intanto, affronterò il suo nuovo romanzo, uscito nel gennaio 2022: Le Carré des indigents.

 

 

ADDENDUM 2023

 

In Derniere …, c’è una scena descritta da due persone diverse: dal protagonista Chess e da Alex ([6]).

Si nota una differenza: la marca di whisky non è la stessa.

Sono convinto non sia un refuso, ma non c’è spiegazione.

 

 

POST SCRIPTUM (del 2022)

 

Quella che segue è la mia recensione di alcuni anni fa, con una piccola modifica, della edizione italiana de L’ingenuità delle opere fallite.

 

“Questo è il primo romanzo scritto da Hugues Pagan.

Come gli esperti sanno (ma nessuno lo ha ancora recensito) esso (titolo originale La Mort dans une voiture solitaire) fu inizialmente, nel 1982, pubblicato in Francia “sforbiciato” di qualche decina di pagine.

Verosimilmente (leggendo il relativo colophon), l’edizione italiana è la traduzione di quella integrale francese apparsa dieci anni dopo.

 

Per chi dovesse cominciare a leggere Pagan, consiglio (nei limiti delle disponibilità dei titoli, molti fuori catalogo e/o a prezzo remainder) di cercare di seguire un ordine cronologico.

Ma per i non completisti, suggerisco la trilogia di Chess e cioè: Dead end blues (L'Etage des morts), Quelli che restano (Tarif de groupe) e La notte che ho lasciato Alex (Dernière station avant l'autoroute), tutti pubblicati in traduzione da Meridiano Zero e da leggere nell’ordine qui proposto. Diversamente, leggete solo l’ultimo che è certamente a 5 stelle.

Questo romanzo, invece, sicuramente bello per chi ama lo stile di Pagan (che non è un autore facile: sino ad ora non ci sono “lieti fine”) soffre di una traduzione che ha essenzialmente due difetti: usa espressioni gergali poco aderenti agli anni ’80 (la traduzione è del 2004 ma non è una giustificazione accettabile), usa talvolta espressioni per cui sembra di essere a Roma e non nella banlieue parigina. Curioso in quanto la traduttrice è indicata come un’esperta di questo genere di narrativa.

Ecco la ragione di un punteggio non elevato come invece si merita, in termini oggettivi, l’opera.”



[1] Crasi di “policier” e “noir”.

Per il nouveau polar rinvio a Jean-Patrick Manchette.

[3] Titolo originale Dernière station avant l'autoroute. Quello italiano, mi ricorda La notte che bruciammo Chrome di William Gibson, con quel “che” un poco forzato.

[4] Insieme avevo comprato Quelli che restano (Tarif de groupe).

Tutte le opere tradotte in italiano furono pubblicate da Meridiano Zero, ma questo meritorio editore – ormai scomparso come soggetto autonomo – non aveva pubblicato tutto Pagan.

[5] Pubblicato nel 1982, tradotto in L’ingenuità delle opere fallite.

[6] Nella prima edizione originale: rispettivamente pagina 35 e 185.

 


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[1] Crasi di “policier” e “noir”.

Per il nouveau polar rinvio a Jean-Patrick Manchette.

[3] Titolo originale Dernière station avant l'autoroute. Quello italiano, mi ricorda La notte che bruciammo Chrome di William Gibson, con quel “che” un poco forzato.

[4] Insieme avevo comprato Quelli che restano (Tarif de groupe).

Tutte le opere tradotte in italiano furono pubblicate da Meridiano Zero, ma questo meritorio editore – ormai scomparso come soggetto autonomo – non aveva pubblicato tutto Pagan.

[5] Pubblicato nel 1982, tradotto in L’ingenuità delle opere fallite.

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