HUGUES
PAGAN
(another
half sketch)
Ho conosciuto
Hugues Pagan, autore francese (quando l’Algeria era territorio di oltremare ed essendo
lui nato nel 1947 quindi “Pied-Noir”) di “polar” ([1]) con
pseudonimo medievale – per l’esattezza preso da un fondatore dell’Ordine
templare ([2]), per
puro caso: qualche titolo a metà prezzo il 7 e giorni seguenti del giugno 2014.
Cominciai con la
lettura di La notte che ho lasciato Alex ([3]), non
so perché o meglio forse siccome l’incipit mi persuase di più ([4]).
In realtà, l’ordine
da me scelto non era minimamente corretto; e a confondere le idee ulteriormente
il fatto che oltre a Chess, poliziotto, Pagan ha creato anche un altro
protagonista flic: Schneider. Anzi, Derniere … era stato l’ultima
sua opera lunga per molti e molti anni (venti).
Non sapevo che
faccia avesse lo scrittore, e per diverso tempo me ne sono disinteressato.
Ho reperito
tutto quello di suo che ho trovato in italiano, cioè tutto il pubblicato
incluso un romanzo breve spiritoso.
A Parigi, poi ho
completato la collezione con ciò che non mi aveva offerto il web, incluso
qualche approfondimento biografico e un paio di antologie di racconti. Completato
anche con qualche cimelio: perché ad esempio il suo esordio La Mort dans une
voiture solitaire ([5]) era
uscito con censure (curiosamente, oggi di questo dettaglio compare poco nei
profili in rete).
C’è chi evoca
Ellroy.
O lo hard
boiled statunitense; forse: Dashiell Hammett aveva lavorato per la
Pinkerton, Pagan invece è stato un poliziotto vero.
O Ed McBain dell’87th
Precint (questo lo riconosce Pagan come riferimento).
L’appassionante,
fuori trama, nei suoi romanzi sono i riferimenti (ho annotato molto), e poi
certe curiosità come Yellow Dog che fu il gatto di Chess.
D’altronde, le
traduzioni non offrono di solito note esplicative, e quindi un poco di lavoro va
fatto o ricordato.
Ma parafrasando una canzone de Les Rita Mitsouko: “les
histoires de Pagan finis mal/en general”.
Arrivare tardi
qualche volta è meglio: perché fra una rilettura, un tentativo di leggere in
originale, eccetera, come accennato Pagan è ritornato alla narrativa nel 2017.
Recentemente mi
sono chiesto se sia possibile, editando ed editando, trarre da Pagan un
Manchette postumo.
Intanto,
affronterò il suo nuovo romanzo, uscito nel gennaio 2022: Le Carré des
indigents.
ADDENDUM
2023
In Derniere
…, c’è una scena descritta da due persone diverse: dal protagonista Chess e da
Alex ([6]).
Si nota una
differenza: la marca di whisky non è la stessa.
Sono convinto
non sia un refuso, ma non c’è spiegazione.
POST
SCRIPTUM (del 2022)
Quella che segue
è la mia recensione di alcuni anni fa, con una piccola modifica, della edizione
italiana de L’ingenuità delle opere fallite.
“Questo è il primo romanzo scritto da Hugues
Pagan.
Come gli esperti sanno (ma nessuno lo ha
ancora recensito) esso (titolo originale La Mort dans une voiture solitaire)
fu inizialmente, nel 1982, pubblicato in Francia “sforbiciato” di qualche
decina di pagine.
Verosimilmente (leggendo il relativo
colophon), l’edizione italiana è la traduzione di quella integrale francese
apparsa dieci anni dopo.
Per chi dovesse cominciare a leggere
Pagan, consiglio (nei limiti delle disponibilità dei titoli, molti fuori
catalogo e/o a prezzo remainder) di cercare di seguire un ordine cronologico.
Ma per i non completisti, suggerisco la
trilogia di Chess e cioè: Dead end blues (L'Etage des morts), Quelli che
restano (Tarif de groupe) e La notte che ho lasciato Alex (Dernière
station avant l'autoroute), tutti pubblicati in traduzione da Meridiano
Zero e da leggere nell’ordine qui proposto. Diversamente, leggete solo l’ultimo
che è certamente a 5 stelle.
Questo romanzo, invece, sicuramente
bello per chi ama lo stile di Pagan (che non è un autore facile: sino ad ora non
ci sono “lieti fine”) soffre di una traduzione che ha essenzialmente due
difetti: usa espressioni gergali poco aderenti agli anni ’80 (la traduzione è
del 2004 ma non è una giustificazione accettabile), usa talvolta espressioni
per cui sembra di essere a Roma e non nella banlieue parigina. Curioso in
quanto la traduttrice è indicata come un’esperta di questo genere di narrativa.
Ecco la ragione di un punteggio non
elevato come invece si merita, in termini oggettivi, l’opera.”
[1] Crasi
di “policier” e “noir”.
Per il nouveau polar rinvio a Jean-Patrick
Manchette.
[3] Titolo originale Dernière station avant l'autoroute.
Quello italiano, mi ricorda La notte che bruciammo Chrome
di William Gibson, con quel “che” un poco forzato.
[4]
Insieme avevo comprato Quelli che restano (Tarif de groupe).
Tutte le opere tradotte in
italiano furono pubblicate da Meridiano Zero, ma questo meritorio editore – ormai
scomparso come soggetto autonomo – non aveva pubblicato tutto Pagan.
[5] Pubblicato
nel 1982, tradotto in L’ingenuità delle opere fallite.
[6] Nella prima edizione
originale: rispettivamente pagina 35 e 185.
©
2022 e 2023 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All rights
reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Crasi
di “policier” e “noir”.
Per il nouveau polar rinvio a Jean-Patrick
Manchette.
[3] Titolo originale Dernière station avant l'autoroute.
Quello italiano, mi ricorda La notte che bruciammo Chrome
di William Gibson, con quel “che” un poco forzato.
[4]
Insieme avevo comprato Quelli che restano (Tarif de groupe).
Tutte le opere tradotte in
italiano furono pubblicate da Meridiano Zero, ma questo meritorio editore – ormai
scomparso come soggetto autonomo – non aveva pubblicato tutto Pagan.
[5] Pubblicato
nel 1982, tradotto in L’ingenuità delle opere fallite.
Nessun commento:
Posta un commento