DECANTARE
L’URGENZA
(The
Gags, Milano, punk e oltre, album postumi ancora da pubblicare)
Quelle che seguono
sono le note di copertina nella loro versione finale di quasi 20 mesi fa dell’album
antologico di The Gags, non ancora uscito.
Poiché a un certo
punto spiace che certe proprie creature rimangano dimenticate, e considerando
anche che la vita non aspetta ([1]),
ho deciso di pubblicarle con qualche modesta modifica indicata in parentesi
quadra e un sottotitolo.
Quando uscirà l’album
delle due … tre: o le mie note saranno utilizzate come sono (esiste anche la loro
versione in Inglese), o saranno utilizzate modificate, oppure non lo saranno. Credo
sia già successo.
The
Gags sono (stati) una band milanese e
quindi internazionale.
Tutti
gli artisti nati in Italia “perché c’è stato il punk” erano “di X” o “di Y”,
tranne quelli della mia città che – anche per assenza di campanilismo – si sono
ritrovati a vivere in una dimensione urbana (senza la città non ci sarebbe
stato nulla, lo diceva anche Rosso Veleno) in cui lo NME lo compravamo alla Stazione
Centrale oppure alla Victoria Station (qualcuno anche alla Gare de Lyon).
Tale
caratteristica ha immunizzato fin troppo i milanesi, i quali hanno voluto fare
sempre tutto da soli e, spesso, solo per sé stessi e qualche amico, come con il
singolo dei Mittageisen.
Del
resto, se non c’era futuro, cosa si doveva “testimoniare” (parola cara agli
hippy nostrani) con dei “documenti sonori”? Nulla.
La
storia del punk e poi a Milano ormai
è ben documentata, anche con le mie opinioni ([2]),
quindi in queste righe c’è solo una diversa angolazione, soprattutto perché,
strano eppure vero, questa antologia di The Gags andrà nelle orecchie e nelle
mani di ipotetici fratelli minori e nipoti (noi siamo come i personaggi
fantastici: le nostre famiglie non sono convenzionali) di quelli del 1977,
sette e non otto.
Niente
“questa canzone è”, non sono un musicista, non interessa a me e non interessa a
The Gags che io mi esprima nel dettaglio contenutistico dell’album.
Dopo
anni di invisibilità e di altro non futuro, qualche capitolo delle proprie vite
aggiunto, una elite abbastanza larga
per cui non ci si conosceva più tutti nemmeno nei negozi di dischi e altro ([3]),
nell’autunno 1995 appare, letteralmente, un CD che nessuno si aspettava. Frutto
del lavoro delle due anime gagsiane inesaurite e inesauribili Glezos (già Anx
Army) e Paolo M. (già P. T. Damper) ecco, anzi voilà, negli scaffali SEXY,
IPNOTICO Very Original Punk, prima uscita passerottiana (numero di catalogo:
VSOP 101).
Le
prime undici canzoni delle diciassette che lo compongono, con scardinamento
cronologico, sono proprio di The Gags: ed è come sempre necessario scegliere:
con loro o contro di loro. Piaccia oppure no.
L’odore
del repertorio di Anx Army, Lamb (che a un certo punto lascerà e allora AA sarà
anche alla chitarra), Bite (e Stuart verso la fine), Ugg Nist (che sostituisce
Gear …) è quello dell’abbigliamento army
surplus, della gomma nera dei pavimenti delle stazioni della metropolitana (linee
rossa e verde), così come quello dei concerti vissuti prevalentemente, appunto,
nelle terre albioniche e, faticosamente, delle MC7 riempite di registrazioni audience mono e radiofoniche (ancora
essenzialmente a un solo canale) di John Peel che si ascoltano immersi nello
smog lombardo.
Non
so se il ricchissimo libretto apribile a poster (c’è anche una versione promo
leggermente differente, della cartella stampa non vi parlo semplicemente per
tatto) di quel CD abbia potuto far vivere a chi non c’era l’aria sporca ma
inebriante al grigio (senza sole niente ombra) dei pochi grattacieli della
capitale economica d’Italia.
Certamente
l’avventura piacque, perché – pubblicazioni promozionali a parte – esce anche
altro con registrazioni de I Bavagli (eh sì, perché fermarsi a “gag” come
parola che in lingua inglese significa scenetta comica è riduttivo), fino a che
nel 2004 compare una monografia fonografica di The Gags: Criss-Cross (1979-1981) (VSOP 108) che nella versione promo
contiene anche otto registrazioni in più.
Nel
frattempo, i “caduti milanesi” della gioventù seventy-seven sono aumentati in numero intollerabile. Inoltre, qualcuno
che amava le cuvèe pregiate si è dato
ad un analcolismo musicale deleterio (per chi lo pratica).
Dunque
nessuna sovrapposizione perfetta fra coloro che hanno nella propria discoteca,
a temperatura ideale, le “annate” 101 e 108. Annate che non deludono mai.
Arriviamo
così, successivamente all’album inedito Who’s
Afraid Of Virginia Fetish? del 2008, a oltre vent’anni dopo. Arriviamo a [… – c’era
un titolo – posto che chissà quando uscirà e con che titolo uscirà elimino
questo riferimento].
Anche
in questo caso mancano coincidenze oggettive, perché si tratta sì di
un’antologia, ma di un’altra antologia; anzi di un nuovo album perché delle 18 [saranno
poi 18?] canzoni che lo costituiscono ben 15 [o chissà] sono del tutto inedite
su disco (almeno per ora è solo vinile) le restanti sono versioni alternative.
Inoltre ogni uscita di El Passerotto ha sempre premiato con delle confezioni che
sono belle di per sé, e questa volta non esiste spazio per il dejà vu.
Nemmeno
si rinverranno totali sovrapposizioni soggettive, cioè in coloro che
ascolteranno questa nuova collezione e poi ci saranno i soliti ritardatari mal pentiti
che rimarranno senza.
Secondo
una interpretazione, il feticista è un amante del dettaglio, un collezionista,
e quindi un perfezionista. Ebbene ci siamo.
I caveau dei Bavagli ci riserveranno altre
sorprese: ne sono quasi certo.
Ad
esempio, tutti o quasi invocano la pubblicazione in forma ufficiale, e
completa, dell’unico loro concerto: il leggendario show tenutosi l’11 febbraio 1980 al Teatro dei Chiostri di Milano
per un, a inviti, “sexpeople rendez-vous”.
Aggiungo:
perché non anche (ma non solo) un libro-raccolta di artwork, utilizzati e no, e di fotografie?
E
il titolo di queste note da dove arriva? Beh, ci pensavo la sera in cui mi sono
state gentilmente commissionate: The Gags continuano a mantenere una salutare
urgenza, anche quando si assapora una loro canzone per la prima volta dopo
molti anni.
Ovvero:
l’urgenza può essere decantabile, eppure restare inesauribile appena serve che
lo sia.
Dimenticavo:
“be happy mosquitos!”, sino al prossimo gagsquad
elpee.
Steg
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riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in
ciascun caso, dell’espresso consenso scritto
[1] Avevo scritto un post intitolato “Scricchiolano le colonne”: fate il
conto di quante morti artistiche ci sono stati dopo la sua pubblicazione. http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2014/03/scricchiolano-le-colonne-e-forse-e-ora.html
.
[2] Non per personalismo, ma nel mio blog
- http://steg-speakerscorner.blogspot.com/ - ne ho
narrato con rigore cronistico sin dal primo post
e ho fornito in molti miei scritti adeguata bibliografia e discografia di
partenza. Cercate con le parole chiave “punk” e “Milano” e – soprattutto nelle
note a piè di pagina che abbondano. Qualcosa di questi post è anche uscito su carta.
[3] Interessante come in città dopo “Tape Art” si fosse passati a
“Supporti Fonografici”.