"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



mercoledì 11 gennaio 2012

A PROPOSITO DI JUMPERS E DI 198X

COLLEZIONE PRIVATA TL (per gentile concessione)

A PROPOSITO DI JUMPERS E DI 198X

Siccome sono un poco stufo di aspettare l’uscita del disco (sì è un disco in vinile) per la Rave Up Records di Roma (trovate il loro link in questo blog nella sezione “link per spendere…” con registrazioni dei Jumpers e dei 198X, ho deciso (essendone autorizzato) di anticipare la pubblicazione delle note di copertina, che ho scritto.
C’è qualche piccolissima modifica (e non è detto che non cambino ancora quelle note) per renderle più coerente con i post del blog.

Evidentemente, non essendoci biunivocità fra lettori del blog e possibili acquirenti dell’album, è (o sarà in futuro) possibile che chi sia l’uno e l’altro trovi qualche – inevitabile – ripetizione: non posso riscrivere la storia.

Buona lettura

                                                                                                          Steg




“PALACH MEMORIAL”
(ovvero: “And so you’re punk!”)

In passato sono uscite su due compilation (assolutamente varie quanto numero di artisti partecipanti) le registrazioni di tre canzoni realizzate con il primo line-up, di cui poi rimase solamente Tonito, dei 198X: “Chaos”, “198X” e “Lowdown”. CD ormai introvabili (ma magari su siti di scambio recuperate qualche cosa: attenzione le versioni con l’introduzione parlata sono meglio).
Questo invece è il primo album che trova un denominatore comune nella sovrapposizione delle formazioni fra i Jumpers (assolutamente inediti) e la seconda configurazione, cioè quella del 1980, dei 198X.
Mi vengono in mente le pionieristiche iniziative di recupero del suono di Cleveland pre-Pere Ubu dove, occorrendo, si privilegiava l’interesse ed il valore artistico alla qualità sonora.

Milano ha sempre sofferto il proprio complesso di superiorità e i suoi artisti invece lo coltivavano. Risultato: dei gruppi milanesi (solisti dell’epoca non ne ricordo e d’altro canto del rapporto band/gang, cioè gruppo/banda, molti hanno già disquisito), a causa di dissidi interni e voglia di essere meglio anche solo sonoramente, in proporzione è stato pubblicato molto meno di quanto offerto rispetto alle scene di Bologna o Pordenone, per esempio.

Volendo essere cronologici, almeno i “tre T”, Tonito, Tiberio e Tony Fisher, sono (come me) dei first movers, sebbene non dei prime movers (nessuno si offenda, è stato così). Nell’autunno 1977 sono tutti in giro, con il punk. In realtà Tiberio e Tonito già suonavano, senza nome, alla fine del 1976 insieme a Marcello e Franco (i cognomi non servono per presentare un artista, al solito chi deve sapere sa).
Li ho conosciuti in occasioni diverse e con Tonito condivisi il primo anno di università. Marcello lo ricordo poco, ma è comunque saggezza per cui un gruppo non può mai essere migliore del proprio batterista.
Tutti noi dunque esistevamo in una “non scena” milanese ben prima dei cruciali due concerti del 16 e 17 ottobre 1978 di Adam and the Ants/z a Milano (che peraltro molto hanno significato solo nel senso di una certa coscienza di sè e non come conversione delle masse).

Le varie passioni musicali sono in qualche modo intuibili, con Tiberio che ha una “formazione rock” se vogliamo più classica (nel senso di Rolling Stones e New York Dolls), Tony Fisher più punk (quello che qualcuno chiama “alla Buzzcocks”, però dopo che Howard Devoto lasciò), e Tonito (a parte lo pseudonimo ispanico di “derivazione antziana”) è bowiano di diamante ma capace di twangheggiare “Belsen Was A Gas” al basso.
E poi ci sono The Wire, a dimostrazione di artisti allora poco noti, che tutti e tre apprezzano e lo testimonia la cover di “Lowdown” dei primi 198X.
La prevalenza dei brani strumentali nel disco deriva dalla matrice “sala prove” delle registrazioni, ma anche da certi riferimenti germanici alla Can.

La chiave di tutti quelli che cavalcando l’onda seventy-seven si misero a suonare in Italia è uguale a quella di oltremanica o oltreoceano: urgenza di esprimersi in musica.
Ovviamente, i risultati sono i più diversi, e oggi possono apparire ingenui, soprattutto a chi magari si trova ad aver scoperto The Clash o Sex Pistols nella discoteca di famiglia …

Comunque, seguendo gli eventi, prima ci sono i Jumpers sostanzialmente a tre di Tony, Tiberio e Marcello. Nel quasi frattempo Tonito arriva ai primi 198X, partendo dai TV Vampire e passando per i Mittageisen.
Nei nuovi 198X ricompare Marcello, mentre Tony non suona più ma svolge funzioni quasi di tour manager ed una supervisione può essere riferita a Rosso Veleno per la quale potrei scrivere una presentazione a parte (volendo, cercate sotto Sex Pistols nel 1976 ed Adam And The Ants dagli albori, quelli appunto con la s/z finale).

Quindi se avete comperato questo disco, in qualche modo vi interessa ascoltare più da vicino questi artisti milanesi funestati da troppa conoscenza di musica che quasi nessuno ascoltava; persone che non si contavano come felici unità anonime in un gregge, ma erano orgogliose di essere riconosciute ciascuna per quel che era, incluso quelli che, come me, non suonavano ma c’erano.

Che dire dei nomi? Francamente le ipotesi potrebbero essere le più varie.
Per i Jumpers direi che è la voglia di pogare a dare degli indizi, per quel che valgono.
199X forse è un riferimento orwelliano, oppure a “1977” di The Clash (a sua volta derivato da 1984). Se si vuole andare sul complicato, allora la sfida potrebbe essere rispetto alle date in parentesi nel titolo di “Alladin Sane” dell’omonimo album di David Bowie. Certo 198X è facile da ricordare, traducibile in qualsiasi lingua, volendo essere banali ha dentro anche una connotazione proibita (però escludo che fosse stato scelto per quel motivo: a Milano c’erano già stati gli X-Rated).

Ancora più oscuro può allora suonare “Palach Memorial”: Jan Palach era uno studente ventenne della facoltà di filosofia, datosi fuoco in Piazza San Venceslao, Praga, in risposta alla repressione sovietica della “primavera” nella capitale (allora) cecoslovacca del 1968; egli muore dopo tre giorni in ospedale, il 19 gennaio 1969.
Citare Palach nel 1980 era politicamente scorretto ([1]), Tonito aveva “198X Palach Memorial” scritto in caratteri stencil bianchi sulla fascia lombare del chiodo e quello sarebbe poi il nome completo dei 198X mark two, mentre il giubbotto sarebbe passato su altre spalle.
Classificare politicamente “i punk” del 1977 è sempre stata una idiozia, ma questa era “la” persecuzione.

Dunque, le vicende artistiche dei “tre T” si incrociano, come pezzi della non scena milanese, mai unitaria appunto e dove al massimo le coincidenze si trovano nei personaggi principali.
A Milano, però e purtroppo, già da tempo erano cominciati ad apparire, intorno ai prime e first movers, quelli che non capivano ancora niente degli accadimenti su scala planetaria (a parte Jan Palach). Così fu seppellito definitivamente il vero punk italiano (sarebbe rimasto quello “alla carbonara”, secondo il titolo di un libro in argomento) e quello milanese (non “alla”) in particolare, comunque già morto o forse mai nato (come testimoniò il disastro del presunto festival punk del 9 dicembre 1978 alla Palazzina Liberty) illudendosi poi che The Clash di Sandinista! fossero “the real punk thing”.

Noi, nel frattempo, guardavamo e ascoltavamo già altrove (che si chiamava, volendo, post-punk/after-punk/növo-punk/no-wave, ma anche Dexy’s Midnight Runners esordienti).
Era naturale: eravamo curiosi, un poco faces e un poco heroes. Sapevamo che non sarebbe durata in eterno: Youth is skin deep.


                                                                                                                      Steg

 

 

AVVERTENZA

 

Alcune parti dei seguenti tre post sono state pubblicate successivamente (anni dopo) – con la mia espressa autorizzazione scritta – nel libro di Claudio PESCETELLI, Lo stivale è marcio, Roma, Rave Up Books, 2013 (per i riferimenti si vedano ivi le pagine 188 e 189): “Note sul punk in Italia e a Milano”, “Tonito Memorial”, “A proposito di Jumpers e 198X”.
Ove possibile segnalo il volume nelle “etichette” del blog riferite ai singoli post, ma dato lo spazio limitato per le etichette, ciò non è accaduto per tutti e tre.
D’altro canto, tutti e tre i post in questione hanno avuto rielaborazioni anche successivamente alla versione impiegata da Pescetelli.

 

 

                                                                                  Steg


 


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[1] Si veda L. LANNA e F. ROSSI, Fascisti immaginari – Tutto quello che c’è da sapere sulla destra, Firenze, Vallecchi, 2003, pp. 385 e 415.

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