LE
TRADUZIONI SONO SEMPRE DEMOCRATICHE?
L’argomento lo
ho già affrontato, ma sotto un profilo parzialmente diverso ([1]).
Oggi lo riprendo
con altri nomi e cognomi, quanto agli autori – e con loro i lettori – beneficiati
o sfavoriti dalle traduzioni.
Mi picco di
saper leggere qualsiasi testo in lingua inglese moderna; credo di poter leggere
abbastanza in Francese e anche in Spagnolo.
Qualche volta,
però, capita che un volume sia disponibile a prezzo migliore in edizione
italiana: faccio l’esempio di Surf city
(titolo orginale Tapping The Source) di
Kem Nunn, volume comunque di difficile reperimento: buona traduzione.
Mi sono accorto
della bravura di alcuni traduttori dei romanzi di Hugues Pagan ([2]) quando
ho trovato delle note a piè pagina che segnalavano riferimenti non evidenti
nell’edizione originale ([3]), a
parte “il puntino prima del numero” nella descrizione del calibro delle armi da
fuoco che apprezzo sempre.
Apprezzo le
dichiarazioni d’intenti e le note a fine volume dei due traduttori di Acqueforti di Buenos Aires (ovvero Aguafuertes porteñas) di Roberto Arlt.
I problemi
sorgono quando si scopre che il traduttore strafà (per assurdo è proprio quando
il traduttore pensa di diventare autore senza considerare il valore dell’opera
originale), oppure non conosce l’argomento; può capitare anche
contemporaneamente. Ciò a detrimento dei bravi traduttori.
Arrivo così a
Arturo Pérez-Reverte ([4]),
autore che pretende le accentazioni secondo la vecchia grafia castigliana nella
propria lingua, e per il quale (o meglio anche per il quale, anche oltre ai
suoi lettori migliori) le parole usate contano e una cattiva traduzione è come
un paio di scarpe impolverate calzate esibendo un abito di buona fattura.
Ecco così che le
due (non c’è riferimento di chi ha tradotto cosa) traduttrici della raccolta di
scritti intitolata Le barche si perdono a
terra (letterale traduzione dell’originale Los barcos se pierden en tierra) mi buttano lì, in poche pagine:
un’espressione di tipica matrice romanesco-laziale; anziché prodursi in una
nota a piè pagina esplicativa al riguardo trasformano due corpi dotati di loro
denominazione precisa in “carabinieri” e “poliziotti” nella loro descrizione;
poi mi trovo (Pérez-Reverte è un estimatore di Emilio Salgari) a leggere che
Emilio (rectius il Corsaro Nero) sarebbe
di “Roccanera” anziché di Roccabruna (o Roquebrune, di questi tempi). Non sono
dettagli.
In questo caso, la
traduzione non è più democratica – in quanto essa rende disponibile anche a chi
non conosce la madrelingua dell’autore la sua opera cercando di mantenere
fedeltà e stile –, bensì diventa fuorviante e financo onerosamente elitaria:
chi conosce l’argomento (pochi) e la lingua i
cui è scritta l’opera è costretto a ricostruire l’esposizione
dell’autore.
Steg
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pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[3] Eh
sì, di un paio ho dovuto comprarmi il testo in Francese, per mio gusto del
dettaglio.
[4] Una
delle mie più recenti scoperte tardive: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2014/12/arturo-perez-reverte-sketches-series-19.html.