"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



mercoledì 3 settembre 2014

DANIEL DARC (Slight Return) (finiscono i punk, non il punk)


DANIEL DARC (Slight Return) ([1])
(finiscono i punk, non il punk)

 
Un altro libro dedicato a Daniel Darc, intitolato come il romanzo che egli non scrisse ([2]): Le Saut de l’ange ([3]).
 
Riprendo una antica polemica: quando “finì il punk”? Secondo Mark P. (creatore di Sniffin’ Glue) quando The Clash stipularono il loro contratto con CBS; ovviamente nel campo sexpistoliano si può anticipare la data di qualche mese, fissandola a quando fu concluso il contratto con EMI.
Dopodiché, ogni evento fu “buono” ma unilaterale ([4]), certamente ridondante e vieppiù grottesco.
La ragione mi sembra oggi ovvia: il problema non era datare la fine del punk, bensì assistere a qualcosa di inevitabile: i punk cominciarono a diminuire per morte, cioè “finiscono i punk”.
Si assiste all’inesorabile e affermando altro ci si illude che il tempo non passi.
 
Cosa c’entra tutto ciò con Daniel Darc?
A parte l’essere stato fonte di definitivo chiarimento dell’equivoco, le sue credenziali ([5]) lo inseriscono senz’altro fra gli ultimi punk finiti per morte.
Passione per Elvis Presley a parte, il suo cantato degli anni adulti ricorda spesso Iggy Pop.
 
Questa volta mi affido a un ricordo ([6]), dal citato Le Saut de l’ange, di Bertrand Burgalat ([7]): “Derrière sa panoplie, les grosses bottes et le cuir de quinze kilos, Daniel était l’inverse du simili-rocker borné et sectaire. Il était très lucide sur les gens, assez caustique et en même temps d’une réelle gentillesse” (ivi, p. 22).
Una buona sintesi che credo racchiuda bene, soprattutto nell’ultima frase, l’essenza dei ribelli ’77.
 
 
                                                                                                                      Steg
 
 
fotografia di Christophe Urbain 
(dalla medesima sessione da cui è stata tratta l'immagine di copertina del libro Le Saut de l'ange)
 
 
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© Christophe Urbain per la fotografia.
 




[1] Ho optato per il sottotitolo di “Woodoo Child” (lo so che per i puristi andrebbe chiamata “Woodoo Chile” proprio perché è una “ripresa”) di Jimi Hendrix, contenuta a chiusura di Electric Ladyland. terzo album della sua The Jimi Hendrix Experience.
Lo trovo più preciso che non “reprise” (appunto) e, del resto, non si tratta di una versione.
[2] Per ogni riferimento rinvio al mio post precedente intitolato “Cercate il ragazzo DD (Parigi, rock ‘n’ roll, punk, cultura e quasi Jacno)”.
[3] Bel volume del giugno 2014, sottotitolato Hommage à Daniel Darc, a cura di Emmanuel Abela e Bruno Chibane. Un solo difetto: il suo formato quasi tascabile penalizza gravemente il ricchissimo apparato di immagini.
[4] Perché non l’abbandono di The Buzzcocks da parte di Howard Devoto?
[5] In un’intervista televisiva a ridosso della metà degli anni ‘80 del secolo scorso, (con i capelli biondi) dichiarò che era (stato) punk quando faceva il roadie dei Guilty Razors.
[6] Il termine “testimonianza” in questi casi mi fa, letteralmente, schifo: è una delle tante parole ormai usate male.
[7] Curriculum impressionante, come si può facilmente verificare, nell’ambito musicale.

1 commento:

  1. Je cite..."I don't understand the Parisians / making love every time they get a chance / I don't understand the Parisians / wasting every lovely night on romance...".

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