(finiscono
i punk, non il punk)
Un altro libro dedicato
a Daniel Darc, intitolato come il romanzo che egli non scrisse ([2]): Le Saut de l’ange ([3]).
Riprendo una
antica polemica: quando “finì il punk”? Secondo Mark P. (creatore di Sniffin’ Glue) quando The Clash
stipularono il loro contratto con CBS; ovviamente nel campo sexpistoliano si
può anticipare la data di qualche mese, fissandola a quando fu concluso il
contratto con EMI.
Dopodiché, ogni
evento fu “buono” ma unilaterale ([4]),
certamente ridondante e vieppiù grottesco.
La ragione mi
sembra oggi ovvia: il problema non era datare la fine del punk, bensì assistere
a qualcosa di inevitabile: i punk cominciarono a diminuire per morte, cioè
“finiscono i punk”.
Si assiste
all’inesorabile e affermando altro ci si illude che il tempo non passi.
Cosa c’entra
tutto ciò con Daniel Darc?
A parte l’essere
stato fonte di definitivo chiarimento dell’equivoco, le sue credenziali ([5]) lo
inseriscono senz’altro fra gli ultimi punk finiti per morte.
Passione per
Elvis Presley a parte, il suo cantato degli anni adulti ricorda spesso Iggy
Pop.
Questa volta mi affido a un ricordo ([6]), dal citato Le Saut de l’ange, di Bertrand Burgalat ([7]):
“Derrière sa panoplie, les grosses bottes
et le cuir de quinze kilos, Daniel était l’inverse du simili-rocker borné et
sectaire. Il était très lucide sur les gens, assez caustique et en même temps
d’une réelle gentillesse” (ivi,
p. 22).
Una buona
sintesi che credo racchiuda bene, soprattutto nell’ultima frase, l’essenza dei
ribelli ’77.
Steg
fotografia di Christophe Urbain (dalla medesima sessione da cui è stata tratta l'immagine di copertina del libro Le Saut de l'ange) |
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© Christophe Urbain per la fotografia.
© Christophe Urbain per la fotografia.
[1] Ho
optato per il sottotitolo di “Woodoo Child” (lo so che per i puristi andrebbe
chiamata “Woodoo Chile” proprio perché è una “ripresa”) di Jimi Hendrix,
contenuta a chiusura di Electric Ladyland.
terzo album della sua The Jimi Hendrix Experience.
Lo trovo più preciso che
non “reprise” (appunto) e, del resto, non si tratta di una versione.
[2] Per
ogni riferimento rinvio al mio post
precedente intitolato “Cercate il ragazzo DD (Parigi, rock ‘n’ roll, punk,
cultura e quasi Jacno)”.
[3] Bel
volume del giugno 2014, sottotitolato Hommage
à Daniel Darc, a cura di Emmanuel Abela e Bruno Chibane. Un solo difetto:
il suo formato quasi tascabile penalizza gravemente il ricchissimo apparato di
immagini.
[4]
Perché non l’abbandono di The Buzzcocks da parte di Howard Devoto?
[5] In
un’intervista televisiva a ridosso della metà degli anni ‘80 del secolo scorso,
(con i capelli biondi) dichiarò che era (stato) punk quando faceva il roadie dei Guilty Razors.
[6] Il
termine “testimonianza” in questi casi mi fa, letteralmente, schifo: è una
delle tante parole ormai usate male.
Je cite..."I don't understand the Parisians / making love every time they get a chance / I don't understand the Parisians / wasting every lovely night on romance...".
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