IL PUNK
DOPO 40 ANNI
(note
minime a margine di un anniversario non troppo gradito; ovvero “nel 1976 non
successe nulla” parte seconda)
Il blog fu inaugurato scrivendo su questo
argomento e ritenendo che per noi tutti o quasi gli accadimenti sono da situarsi
un anno dopo, dopo il 1976 ([1]).
La portata
evocativa del numero 7 doppio nel Regno Unito è nota per più ragioni:
ripetizione, aspettative di qualcosa che già c’era un anno prima, il Silver
Jubilee monarchico, eccetera. Basti pensare ai titoli di due canzoni: “1977” di The Clash e “Two
Sevens Clash” dei Culture (che intitola anche l’album che la contiene).
Forse negli USA
il punk non è mai esistito, oppure semplicemente la cesura fu minore.
Certamente, il 1977 non significò molto stateside,
e quindi il 1976 rimane l’anno di riferimento, ma non in Italia.
Quando noi cominciammo
a non essere più giovani, la curiosità sulle nostre origini ribelli si
materializzò.
La conferma di
ciò, per chi la cercasse, può darsi raffrontando due copertine del mensile The Face, per anni arbitro di molte
“scene” britanniche e oltre: nel novembre 1981 un servizio su 5 anni “di punk”
non ha l’onore della copertina, nel febbraio 1986 (attenzione al mese) quello
sul decennale sì.
Per vario tempo
esistettero solamente due libri autorevoli sul punk britannico: quello di
Caroline Coon, 1988, e quello di
Julie Davis, Punk.
Jon Savage
pubblicò England’s Dreaming solamente
nell’autunno del 1991 e la sua opera ([2])
rimane, comunque il punto di riferimento anche per i critici della medesima.
Con queste
premesse, il “minuto 1”
o la “ora 0”
del punk ([3]) sono
opinabili comunque, e lo erano soprattutto quando di tutto ciò ci interessava
poco.
Se è ben vero
che il 4 luglio 1976 i Ramones suonarono a Londra ([4]) – il
che li rende rilevanti per gli anglosassoni – in quei giorni tutti i prime mover locali erano ancora non
troppo noti.
Quindi, dischi a
parte, posto che tutti questi artisti per mesi si esibirono dal vivo prima di
entrare in uno studio di registrazione, per me il punk si consolida il 29
agosto 1976, a
Londra, in un cinema di periferia. Da mezzanotte all’alba.
Si esibiscono,
in ordine di apparizione: i Buzzcocks (in trasferta da Manchester) nella loro
formazione originale e dunque con Howard Devoto come cantante; The Clash nella
formazione a cinque comprensiva di Keith Levene come terzo chitarrista e i Sex
Pistols ovviamente con Glen Matlock al basso.
Film di Kenneth
Anger sono proiettati fra un set e
l’altro: Kustom Kars Kommandos e Scorpio Rising.
Ma noi di tutto
ciò non sappiamo niente.
Forse qualcosa
si ([5]) è
letto nei libri di Coon e di Davis. Visto nulla.
Dopo l’estate
del 1978 almeno due copie arrivano a Milano di un altro libro che, in tutta
onestà, comprare è un azzardo: lo comprammo io e Tonito ([6]) Si
tratta di In the Gutter di Val
Hennessy in cui sono appaiate foto di costumi “primitivi” e foto di punk, quasi
sempre. A colpire però è la foto, non appaiata, che occupa l’intera pagina 74:
Siouxsie Sioux sicuramente pre-1977, immortalata dal basso con un reggiseno
senza coppe, un bracciale di tessuto con svastica a destra, collant di rete e
slip di vernice, un gambale sempre di vernice a coprire la destra;
stupefacente, perché lei dal 1977 passò a uno stile in cui era in qualche modo
androginizzato tutto, non a caso fu soprannominata “The Ice Queen” ([7]).
Sì ma da dove
arriva quella foto ([8])? Per
anni non fu proprio del tutto chiaro, anche se incrociando un po’ di fonti si
concluse che gli scatti erano di Ray Stevenson, non solo fotografo, ma anche
fratello di Nils Stevenson.
La foto è della
notte dello Screen On The Green ([9]) di
quella torrida fine di agosto: Midnight
Special at the Screen On The Green. Con Siouxsie c’erano anche Debbie
Juvenile, Tracy O’ Keefe – improbabile trio di ballerine sul palco – e Steven
Severin (occhi truccati).
Vi propongo queste descrizioni: “the chick who danced on-stage in the leather
corset etceteras with the tit-slits... got her garters all wrong. But more than
that - along with a dozen or so of other garishly designed night creatures - the
overall impression was of a bunch of failed auditionees for ‘The Rocky Horror
Show’ having wandered into the first couple of rows” ([10]).
“I was shocked … she was walking around
wearing some suspenders and a bra with her whole tits out. I was stunned … That
night I couldn’t listen to the Pistols at all because Siouxsie was sitting one
row behind me. I was so uncool because I couldn’t stop looking at her tits”
([11]).
Ma c’è anche
Billy Idol, buon amico di Severin, nel pubblico: loro due e Siouxsie chiedono a
Malcolm McLaren di esibirsi all’imminente 100 Club Punk Festival: nascevano gli
ancora innominati Banshees.
Se pensate che i
Buzzcocks esordirono su disco nel gennaio 1977, capirete come quel 29-30 agosto
fu vera leggenda.
Oggi potete
ascoltare una registrazione di discreta qualità dell’esibizione dei Sex Pistols
(è stata pubblicata anche ufficialmente), mentre i concerti di The Clash e dei
mancuniani di quella notte si rinvengono in un buon bootleg (doppio CD) intitolato
semplicemente Midnight Special at the
Screen On The Green.
L’esordio di
Suzie and the Banshees il 20 settembre 1976 è da sempre disponibile su nastro
magnetico fra i fan.
Senza
dimenticare che quell’evento agostano è in qualche modo citato in “Fall In” di
Adam and the Antz.
Sarei un
bugiardo se dicessi che non invidio chiunque assistette a quell’evento.
Ancor più
sinceramente ribadisco formalmente il mio fastidio per quasi tutto quanto è
stato, è e sarà scritto in Italia sul quarantennale del punk sino al 2017:
c’eravamo in pochi, e oggi siamo ancora meno; quelli che ora ne discettano non
c’erano oppure non sapevano o erano molto occupati a osteggiarci ([12]).
Accidenti: nel
1976 non succedeva niente. In Italia.
Steg
Tutti i diritti riservati/All rights
reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore/degli autori.
[1] Il post è “Note sul punk in Italia e a Milano”: http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2011/08/note-sul-punk-in-italia-e-milano.html.
[2] Che
comunque un po’ di “americani” di occupa.
[3] D’ora
in poi, senza precisazioni scrivo di UK.
[4] E,
come già ho precisato in questo blog,
nessun componente dei Sex Pistols o di The Clash era nel pubblico.
Il quartetto di Forest
Hills si esibì anche il 5 ed il 6 di quel mese nella capitale del regno.
[5] Fu un
caso, ma credo per anni di essere stato forse l’unico a Milano ad avere copia
del libro della Davis, mai ristampato.
[6] A
Tonito si riferiscono diversi post,
uno gli è dedicato: “Tonito Memorial”, http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2012/08/tonito-memorial-to-live-and-die-in.html.
[7]
Numero di Sounds del 3 dicembre 1977.
[8]
Stesse origini ha una piccola immagine che accompagna un celebre articolo di
John Ingham intitolato “Welcome to the (?) Rock Special” pubblicato da Sounds il 9 ottobre 1976. Un quasi primo
piano in topless.
Esso fu riprodotto da Ray
Stevenson nel suo libro Sex Pistols File
del 1978 (una precedente edizione, pubblicata in proprio si intitola Sex Pistols Scrapbook).
[9] Riprodotta in Vacant – A Diary of the Punk Years 1976-79,
di Nils Stevenson e Ray Stevenson.
[10] Giovanni Dadomo, Sounds del settembre 1976.
[11] Nora
Forster: madre di Ari Up (The Slits) e moglie di John Lydon.
[12] Sì lo so, torno a scrivere
quello che è il contenuto del secondo post
del blog.
Nessun commento:
Posta un commento