"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 27 maggio 2016

IL PUNK DOPO 40 ANNI (note minime a margine di un anniversario non troppo gradito; ovvero “nel 1976 non successe nulla” parte seconda)


IL PUNK DOPO 40 ANNI
(note minime a margine di un anniversario non troppo gradito; ovvero “nel 1976 non successe nulla” parte seconda)
 
Il blog fu inaugurato scrivendo su questo argomento e ritenendo che per noi tutti o quasi gli accadimenti sono da situarsi un anno dopo, dopo il 1976 ([1]).
La portata evocativa del numero 7 doppio nel Regno Unito è nota per più ragioni: ripetizione, aspettative di qualcosa che già c’era un anno prima, il Silver Jubilee monarchico, eccetera. Basti pensare ai titoli di due canzoni: “1977” di The Clash e “Two Sevens Clash” dei Culture (che intitola anche l’album che la contiene).
 
Forse negli USA il punk non è mai esistito, oppure semplicemente la cesura fu minore. Certamente, il 1977 non significò molto stateside, e quindi il 1976 rimane l’anno di riferimento, ma non in Italia.
 
Quando noi cominciammo a non essere più giovani, la curiosità sulle nostre origini ribelli si materializzò.
La conferma di ciò, per chi la cercasse, può darsi raffrontando due copertine del mensile The Face, per anni arbitro di molte “scene” britanniche e oltre: nel novembre 1981 un servizio su 5 anni “di punk” non ha l’onore della copertina, nel febbraio 1986 (attenzione al mese) quello sul decennale sì.
 
Per vario tempo esistettero solamente due libri autorevoli sul punk britannico: quello di Caroline Coon, 1988, e quello di Julie Davis, Punk.
Jon Savage pubblicò England’s Dreaming solamente nell’autunno del 1991 e la sua opera ([2]) rimane, comunque il punto di riferimento anche per i critici della medesima.
 
Con queste premesse, il “minuto 1” o la “ora 0” del punk ([3]) sono opinabili comunque, e lo erano soprattutto quando di tutto ciò ci interessava poco.
 
Se è ben vero che il 4 luglio 1976 i Ramones suonarono a Londra ([4]) – il che li rende rilevanti per gli anglosassoni – in quei giorni tutti i prime mover locali erano ancora non troppo noti.
 
Quindi, dischi a parte, posto che tutti questi artisti per mesi si esibirono dal vivo prima di entrare in uno studio di registrazione, per me il punk si consolida il 29 agosto 1976, a Londra, in un cinema di periferia. Da mezzanotte all’alba.
Si esibiscono, in ordine di apparizione: i Buzzcocks (in trasferta da Manchester) nella loro formazione originale e dunque con Howard Devoto come cantante; The Clash nella formazione a cinque comprensiva di Keith Levene come terzo chitarrista e i Sex Pistols ovviamente con Glen Matlock al basso.
Film di Kenneth Anger sono proiettati fra un set e l’altro: Kustom Kars Kommandos e Scorpio Rising.
 
Ma noi di tutto ciò non sappiamo niente.
Forse qualcosa si ([5]) è letto nei libri di Coon e di Davis. Visto nulla.
Dopo l’estate del 1978 almeno due copie arrivano a Milano di un altro libro che, in tutta onestà, comprare è un azzardo: lo comprammo io e Tonito ([6]) Si tratta di In the Gutter di Val Hennessy in cui sono appaiate foto di costumi “primitivi” e foto di punk, quasi sempre. A colpire però è la foto, non appaiata, che occupa l’intera pagina 74: Siouxsie Sioux sicuramente pre-1977, immortalata dal basso con un reggiseno senza coppe, un bracciale di tessuto con svastica a destra, collant di rete e slip di vernice, un gambale sempre di vernice a coprire la destra; stupefacente, perché lei dal 1977 passò a uno stile in cui era in qualche modo androginizzato tutto, non a caso fu soprannominata “The Ice Queen” ([7]).
Sì ma da dove arriva quella foto ([8])? Per anni non fu proprio del tutto chiaro, anche se incrociando un po’ di fonti si concluse che gli scatti erano di Ray Stevenson, non solo fotografo, ma anche fratello di Nils Stevenson.
 
La foto è della notte dello Screen On The Green ([9]) di quella torrida fine di agosto: Midnight Special at the Screen On The Green. Con Siouxsie c’erano anche Debbie Juvenile, Tracy O’ Keefe – improbabile trio di ballerine sul palco – e Steven Severin (occhi truccati).
Vi propongo queste descrizioni: “the chick who danced on-stage in the leather corset etceteras with the tit-slits... got her garters all wrong. But more than that - along with a dozen or so of other garishly designed night creatures - the overall impression was of a bunch of failed auditionees for ‘The Rocky Horror Show’ having wandered into the first couple of rows” ([10]). “I was shocked … she was walking around wearing some suspenders and a bra with her whole tits out. I was stunned … That night I couldn’t listen to the Pistols at all because Siouxsie was sitting one row behind me. I was so uncool because I couldn’t stop looking at her tits” ([11]).
Ma c’è anche Billy Idol, buon amico di Severin, nel pubblico: loro due e Siouxsie chiedono a Malcolm McLaren di esibirsi all’imminente 100 Club Punk Festival: nascevano gli ancora innominati Banshees.
 
Se pensate che i Buzzcocks esordirono su disco nel gennaio 1977, capirete come quel 29-30 agosto fu vera leggenda.
Oggi potete ascoltare una registrazione di discreta qualità dell’esibizione dei Sex Pistols (è stata pubblicata anche ufficialmente), mentre i concerti di The Clash e dei mancuniani di quella notte si rinvengono in un buon bootleg (doppio CD) intitolato semplicemente Midnight Special at the Screen On The Green.
L’esordio di Suzie and the Banshees il 20 settembre 1976 è da sempre disponibile su nastro magnetico fra i fan.
 
Senza dimenticare che quell’evento agostano è in qualche modo citato in “Fall In” di Adam and the Antz.
 
Sarei un bugiardo se dicessi che non invidio chiunque assistette a quell’evento.
Ancor più sinceramente ribadisco formalmente il mio fastidio per quasi tutto quanto è stato, è e sarà scritto in Italia sul quarantennale del punk sino al 2017: c’eravamo in pochi, e oggi siamo ancora meno; quelli che ora ne discettano non c’erano oppure non sapevano o erano molto occupati a osteggiarci ([12]).
Accidenti: nel 1976 non succedeva niente. In Italia.
 
 
                                                                                                                      Steg
 
 
 
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[2] Che comunque un po’ di “americani” di occupa.
[3] D’ora in poi, senza precisazioni scrivo di UK.
[4] E, come già ho precisato in questo blog, nessun componente dei Sex Pistols o di The Clash era nel pubblico.
Il quartetto di Forest Hills si esibì anche il 5 ed il 6 di quel mese nella capitale del regno.
[5] Fu un caso, ma credo per anni di essere stato forse l’unico a Milano ad avere copia del libro della Davis, mai ristampato.
[6] A Tonito si riferiscono diversi post, uno gli è dedicato: “Tonito Memorial”, http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2012/08/tonito-memorial-to-live-and-die-in.html.
[7] Numero di Sounds del 3 dicembre 1977.
[8] Stesse origini ha una piccola immagine che accompagna un celebre articolo di John Ingham intitolato “Welcome to the (?) Rock Special” pubblicato da Sounds il 9 ottobre 1976. Un quasi primo piano in topless.
Esso fu riprodotto da Ray Stevenson nel suo libro Sex Pistols File del 1978 (una precedente edizione, pubblicata in proprio si intitola Sex Pistols Scrapbook).
[9] Riprodotta in Vacant – A Diary of the Punk Years 1976-79, di Nils Stevenson e Ray Stevenson.
[10] Giovanni Dadomo, Sounds del settembre 1976.
[11] Nora Forster: madre di Ari Up (The Slits) e moglie di John Lydon.
[12] Sì lo so, torno a scrivere quello che è il contenuto del secondo post del blog.

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