BONVI E
JACK LONDON E POI HUGO PRATT, O VICEVERSA
(addendum duplice, a mo’ di abbozzo)
Nel blog ho scritto prima di Hugo Pratt e
poi di Bonvi ([1]).
Al primo ho
dedicato più di un post, al secondo ho
fatto seguire al mio intervento un lungo (perdonate il bisticcio) post scriptum.
Jack London:
tutti lo conoscono se sono nati una cinquantina di anni fa o, più giovani,
hanno studiato letteratura americana. Molti fra i primi, però, sono fermi a un
dittico di romanzi: The Call of the Wild
e White Fang.
Se non fosse,
almeno per qualche approfondimento, per i lettori più attenti di Hugo Pratt:
citato spesso dal fumettista veneziano di Rimini, dei suoi racconti ambientati
nei mari del sud sappiamo l’esistenza.
E poi Corto
Maltese incontra Jack London verso la fine della storia lunga La giovinezza, del 1982, ambientata
durante la guerra russo-giapponese. A parte le sembianze proprie date a Simon
Girty ([2]),
solitamente ([3]) Pratt viaggia attraverso
Corto Maltese.
E Bonvi? Lui,
bolognese di Modena, fra l’altro presta le proprie sembianze a Jack London ne L’uomo di Tsushima ([4]),
storia dedicata a un episodio navale della stessa guerra. Però pubblicata più
di tre anni prima ([5]).
Con il passare
degli anni purtroppo, per sé più che per i propri riferimenti artistici (non
solo letterari), ci si rende conto che di nuovo assoluto v’è poco, pochissimo,
e che qualche volta i riferimenti sono più di quelli raccontati.
Ad esempio, Hugo
Pratt visitò, o quasi – destino crudele ([6]) – la
tomba di Stevenson ([7]), ma
lo aveva fatto decenni prima proprio Jack London ([8]).
Peraltro, Hugo
Pratt illustrò (nelle riduzioni di Mino Milani) due opere di Stevenson per Il Corriere dei piccoli nel 1965 e nel
1967, dunque allo scrittore scozzese e alla sua ultima dimora di Vailima,
nell’isola di Samoa, egli non era certo arrivato per caso.
Ma non basta.
Queste righe le
devo ad Andrea G. Pinketts ([9]), in
particolare alla sua prefazione all’edizione italiana del 2008 ([10]) del
romanzo londoniano più o meno autobiografico John Barleycorn, come contenuta nella raccolta tematica
pinkettsiana Mi piace il bar ([11]).
D’altro canto egli nel 1995 vinse un premio letterario intitolato a London.
Mentre finivo di
leggere quel volumetto, a fine inverno 2016, ricevetti il numero 23 de Ilcorsaronero (rivista salgariana e di
letteratura d’avventure, tutt’altro che “popolare” nella qualità) che dedica
molte pagine all’illustre scrittore e molto altro statunitense.
In conclusione,
grazie a tutti, sulle cui spalle comunque cerco di issarmi ([12])
almeno per procedere nelle mie letture e nelle mie scoperte.
Steg
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consenso scritto dell’autore/degli autori.
[2] In Wheeling.
[3] Ma nella
serie de Gli Scorpioni del deserto il Virgilio prattiano è Koȉnsky, ufficiale
polacco (inizialmente tenente).
[4]
Tredicesimo volume della collana Un uomo
un’avventura.
[5]
Gennaio 1978 rispetto al 5 agosto 1981 (sul quotidiano francese Le matin de Paris).
[6] La
sorvolò con un elicottero.
[7] Si
vedano le pagine 205-223 del libro Avevo
un appuntamento, Roma, Socrates, 1994.
[8] Si cfr. Russ Kingman, A Pictorial Life of Jack London, New York, Crown
Publishers,1979, pagine 198-200.
[10]
Torino, UTET.
[11]
Siena, Barbera, 2013.
[12]
Citando Bernard de Chartres.
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