INVISIBILITÀ
ARTISTICA
CONTRO
IL SOCIALMENTE CORRETTO
Quando il blog che ospita i miei scritti era agli
inizi, celebrai l’inutilità degli elenchi.
Ne sono ancora
convinto.
Pare ([3]) che
Carlo Fruttero non li amasse questi ringraziamenti, non conosco la ragione ma
condivido.
Tommaso Landolfi
aveva chiesto al “suo” editore (Vallecchi, allora) di non mettere nulla su di
lui, ovvero esigeva il risguardo di biografia bianco nelle copie dei propri
libri.
Lo ammiro molto.
Una variazione
sul tema dei ringraziamenti è la “colonna sonora” dello scrittore e/o del
romanzo.
Non so a chi si
debba questa idea, credo che in Italia responsabile, o meglio causa di fatto
senza volontà in tal senso, per un suo successivo uso – erroneo in riferimento
al romanzo e un uso sempre censurabile se riferito all’autore – sia Pier
Vittorio Tondelli, il quale indicò una colonna sonora, trentotto canzoni, in coda
alla conclusione del suo romanzo Rimini
(un successo di vendite).
Che senso hanno
i ringraziamenti ([4])? Nessuno.
Pensate a coloro
che ringraziano il loro agente letterario: il loro agente lavora ed è pagato
per quello.
Coloro che ringraziano
moglie o marito (o analoga persona) perché li ha sostenuti o sopportati ([5]):
cosa interessa ai lettori? Roba da rotocalchi rosa. Al più si dedicherà loro
l’opera letteraria ([6]). Fra
l’altro si rischia anche di minare la propria sfera di vita privata (e quella
dei “ringraziati”).
Morale? Tutto
questo daffare a descriversi e a fare gruppo mi sembra l’ennesimo, sgradevole
esempio di come si sia circondati da persone che devono essere per forza
sorridenti e in branco, incapaci di distinguere i “real friends” dagli “sham
friends” ([7]) e desiderose di descriversi
al prossimo per cercare compagnia ad ogni costo.
Steg
©
2013 Steg, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte
di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la medesima nella sua interezza
può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi
privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo
ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.
[1] I
ringraziamenti nelle opere cinematografiche sono meno frequenti, forse perché i
titoli di coda li seguono un pugno di spettatori
[2] Nel
numero di domenica 13 gennaio 2013, se non vado errato, è comparso un servizio
di due pagine su La Lettura
(supplemento del Corriere della Sera)
relativo a prologhi e ringraziamenti nei romanzi. Pare che Walter Veltroni
nell’ultimo si arrivato alla mezza dozzina di pagine dei secondi.
[3] Lo
dichiara sua figlia Maria Carla nel libro La
mia vità con papà che evidentemente ammicca con un cognome scritto in corpo
triplo rispetto al suo titolo.
[4] Non
sto scrivendo di pubblicazioni scientifiche o di ricerca o comunque
saggistiche.
[5] Uso
comune nei paesi anglosassoni pare in Italia semplicemente importato: lo fanno
loro facciamolo anche noi!
[6] Sta
bene la dedica a qualche persona, ma non l’elenco.
[7] In
fondo un’epigrafe francisbaconiana che è fra le bandiere di questo blog e che copre tutto lo spettro dei
dedicabili, inclusi quelli che dovrebbero seguire la dicitura: “non dedico
questo libro a”.
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