A PROPOSITO DI “EXPANDED EDITION”
DI ALBUM PIÙ O MENO FONDAMENTALI
Completismo o insicurezza? Queste sono le due tendenze motivazionali che si possono facilmente riferire agli appassionati di musica come loro ragioni prevalenti degli acquisti di nuove edizioni, più o meno ampliate, di album ([1]) che sono reputati degni di una sorta di edizione critica.
Due assidui lettori di questo blog (nomi omessi more solito per proteggere gli innocenti) sono contrari alle operazioni di ripubblicazione del genere.
Io tendo al completismo, però non nascondo disappunto e delusione per talune iniziative dove di interessante c’è poco e si tende ad equiparare quanto è registrato in studio con quanto registrato dal vivo (come se fossimo sempre in presenza dei Grateful Dead nella formazione storica), cui volendo può anche aggiungersi il fatto che la edizione originale per anni divenga irreperibile ([2]).
Poi c’è la autentica ignobile farsa delle rimasterizzazioni; quella dell’autunno 2011 per The Smiths è la prova suprema, perché essa è proposta in cofanetto indivisibile che include anche le antologie (salvo poi fra qualche mese procedere a vendita separata dei vari album?) senza che esso abbia un plus che possa invogliare all’acquisto ([3]).
La gestione del catalogo di questi ultimi artisti e di quello di Morrissey solista ha davvero dell’incredibile (o peggio), di ciò evidentemente ne sono responsabili anche i diretti interessati, in un modo o nell’altro.
Però gli esempi si sprecano e il ridicolo di alcune iniziative lo si comprende nella necessità per chi crea e commercializza questi puri “prodotti” di enfatizzare il concetto di deluxe edition: cercate la “über” di Achtung Baby se volete un esempio calzante.
A peggiorare il tutto, certi impacchettamenti abbinati di CD e vinile (perché non necessariamente si desiderano entrambi, e in certi casi già si possiede il vinile originale oltre magari alla precedente versione in CD) e l’immancabile download più o meno esclusivo e/o gratuito di qualche registrazione.
In sintesi prezzi anche esorbitanti, materiale in eccesso, talvolta aggiunte ridondanti e – dato più importante – disinteresse (di venditori e compratori, nessuno è innocente) per come effettivamente si ascolterà ciò che si è comprato.
Perché le compressioni effettuate dai software spesso sono radicali, l’ascolto in cuffia si svolge in ambienti ostili, eccetera.
Prima di ogni acquisto pensateci quattro volte, anche se non vi state orientando per l’edizione con tavola da surf vera di Smile dei Beach Boys.
Del resto, come mi disse una volta un bravo A&R italiano: le belle canzoni suonano bene su un nastro magnetico normale inserito in una mediocre autoradio.
Steg
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[1] Evidentemente sto scrivendo di musica e di fonogrammi.
[2] Piuttosto noto il caso di Raw Power di Iggy and the Stooges, che rimase per oltre due lustri indisponibile nella versione, originale, mixata da David Bowie a causa della commercializzazione della versione mixata da Iggy Pop. Risultato: provate oggi a vedere quante versioni potete trovare di questo fondamentale disco.
[3] Il contrario di Direction, Creation, Reaction di The Jam.
Ma restando in “casa Warner” con i Joy Division fu tentato qualche cosa di meglio per lo meno aggiungendo delle registrazioni dal vivo che potevano anche interessare.
Aspetta, aspetta: in che senso quella degli Smiths è una farsa?
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