ARSÈNE
LUPIN
(alle
radici del punk con qualche stilla di dandysmo)
La prospettiva è tutto.
O scopri di averla in giovane età
oppure non puoi costruirla ([1]).
Sommi dei
fattori, che si rivelano addendi, e ti rendi conto di essere un pochino diverso
dagli altri. Diverso, ripeto, non necessariamente opposto.
Infatti, ti poni
dei dubbi: un corsaro è fuori dalla legge, ma autorizzato dall’ordinamento:
Francis Drake, Henry Morgan, Walter Raleigh; ecco i referenti storici dei
cromatici Signori di Ventimiglia salgariani ([2]).
Capisci, anche
se sei in quarta elementare, che “non è vietato” pubblicare fumetti come
Diabolik, Kriminal, Satanik.
Addirittura,
mesi e mesi e mesi dopo (1971? Non sono sicuro di una concomitanza con la
Francia nella trasmissione), un giorno la programmazione, in perenne – pertanto
falso – bianco e nero, televisiva ti fa scoprire Arsenio (non ancora Arsène)
Lupin. Una faccia simpatica, la bella vita con lo champagne ancora nelle coppe
e non nelle flute ([3])
davvero esaltante ([4]).
L’ammiccante
maschera del ladro gentiluomo (ecco il grimaldello!: la classe annienta anche
un comandamento divino) è per te quasi teenager
italiano quella di Georges Descrières. Nella sigla finale (malinconicsissima
per noi ancora sottoposti al coprifuoco serale, per lo meno in termini di
programmi televisivi guardabili) una voce roca, per anni dirà poco o niente
quanto al suo titolare, ma si tratta di Jacques Dutronc ([5]).La RAI ha coprodotto con la Francia (ORTF) e altre nazioni un prodotto derivato da altro prodotto nazionale dell’Exagon: i romanzi e i racconti scritti dal tranquillo Maurice Leblanc fra il 1905 e il 1939 ([6]). Niente di eclatante quanto a novità: quei libri li pubblicava in Italia da decenni l’editore Sonzogno ([7]).
Adesso sei
pronto per capire: quando arriva il punk è naturale svegliarti una mattina e
sapere che sei nel lato diverso della vita: senza scomodare Lou Reed e la
maglietta (eh, si le chiamiamo ancora magliette) “con i due elenchi e lo spazio
in mezzo” che vendono McLaren e Westwood in fondo a King’s Road ([8]) a
prezzo non certo popolare ([9]).
Ecco, con cappa,
cilindro, sparato e bastone da passeggio ([10]),
splendide berline e dolicocefale non necessariamente bionde ma certamente
deliziose, Arsène-Georges è un magister
vitae alla pari e prima ([11]) di
John (Wickham Gascoyne Berresford) Steed-Patrick Macnee ([12]).
Georges Descrières
è morto il 19 ottobre del 2013.
Limitarlo ad Arsène
Lupin sarebbe irriguardoso, ma per noi ribelli seventy-seven lui rimane una delle chiavi magiche verso una vita
scomoda eppur certamente avventurosa e, pourquoi
pas, champagneuse.
Steg
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consenso scritto dell’autore.
[1] Mi
viene in mente un mio antico post,
negletto ma ancora efficace (non uso spesso l’aggettivo “attuale” per evidenti
motivi nietzsch-iani).
[2] Io
tenevo anche agli indiani, certo, ma la “compagnia dei compagni” che cercavano
di impormi la linea, mi ha fatto insopportare Geronimo e stavo con Kociss e,
volendo, anni più tardi Mano Gialla.
[3] Ecco spiegata la mia avversione al lusso per tutti: si tratta di evidente contraddizione, e - badate - il vero lusso ha un prezzo costituito da due fattori, di cui uno non è il danaro.
[4] Come
il bianco e nero catodico del passato, è anche parte dell’autarchia
tendenziale, ma nessuno la chiama tale, lo spumante che è obbligatoriamente
meglio. No, non è così: le bollicine sono diverse fin dallo spirito con cui si
stappa una bottiglia, anche se a me non piace il Cristal, pur se apprezzo la ratio della sua bottiglia.[3] Ecco spiegata la mia avversione al lusso per tutti: si tratta di evidente contraddizione, e - badate - il vero lusso ha un prezzo costituito da due fattori, di cui uno non è il danaro.
[5] La canzone si intitola “L’Arsène”; attenzione ne esiste un’altra sempre legata alla serie, di due anni successiva: “Gentleman cambrioleur”.
[6] In realtà il tutto è un poco più complicato, se vi interessa.
[7] E dalle parti del 1975 li vendevano a piccolo prezzo in un poco meno che magazzino dietro Corso Vittorio Emanuele, metri in là da Fiorucci, a Milano.
[8] La sua caption è: “You're gonna wake up one morning and know what side of the bed you've been lying on” La reputo il più possente manifesto londonita, sebbene non eclatante in quanto poco grafica. Secondo alcuni la paternità è - anche - di Bernie Rhodes.
In argomento si veda J.
MOONEY (with C. Unsworth), Defying Gravity – Jordan’s Story, London,
Omnibus Press, 2019, pp. 85-87.
[9] Come
ormai riconoscono anche John Lydon, Glen Matlock, Siouxsie Sioux, Steve
Severin: cfr. fra gli altri il documentario televisivo Punk Britannia.
[10] Dandyrama: i due bastoni di Benjamin Disraeli.
[11] Nella cronologia storica, non in quella televisiva, evidentemente.
[12] We will always have a crush for you Mrs. Peel! La vera fidanzata totemica dei non allineati edonisti.
[10] Dandyrama: i due bastoni di Benjamin Disraeli.
[11] Nella cronologia storica, non in quella televisiva, evidentemente.
[12] We will always have a crush for you Mrs. Peel! La vera fidanzata totemica dei non allineati edonisti.
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