KEITH MOON MI RICORDA IL MIO AMICO GIGI
(Ovvero vi racconto un po’ della seconda parte dei sixties dal punto di vista di un alunno delle scuole elementari) ([1])
Il Gigi ha un
tre anni meno di me: un abisso quando io ne ho 8-9 (sono del dicembre 1959).
Gigi ha le
migliori tre sorelle maggiori del mondo: Iole, Susanna e Silvia. Abitano sopra
di me, un appartamento fantastico con tanto di scala interna dunque a due
livelli; ogni tanto queste ragazzine così diverse in tutto fra loro
allestiscono per “il Gigi” e i suoi amici “La valle della paura” ovvero una
sorta di tunnel dell’orrore ispirato a Sherlock Holmes versione RAI (con Nando
Gazzolo nel ruolo dell’investigatore di Baker Street).
Gli amici sono
eterogenei, una vera diagonale sociale in cui nessuno invidia nessuno e la
merenda si fa a casa di quello di cui si è a casa.
Uno degli amici,
“il Pxxxxxxx”, ha genitori proprietari di un bar nell’isolato. Dunque lì si
comprano i gelati Piper: antesignani del Calippo e compagni di uscite in
bicicletta, noi sfidando quartieri interi senza caschi e sempre per strada
perché sul marciapiede ci sgridano.
Ma lì si gioca
anche a flipper (50 lire una partita, tre per 100), si mangiano i toast farciti
(volendo farcitura di un sottolio o sottaceto singolo anziché mista), si
apprende la differenza - fondamentale - fra un whisky baby e uno normale..
Di fianco al bar
c’è il cartolaio nella cui vetrina troviamo i modellini che ci fanno sognare,
qualche isolato più giù un negozio di giocattoli dove sicuramente abbiamo comprato
una Aston Martin di 007 oppure un Yellow Submarine ([2])
strano come quello del film che non abbiamo visto (Missione Goldfinger sì) ([3]).
I 45 giri si
comprano nel negozio di elettrodomestici che, già verso il 1968, vende anche le
prime MC7 “compilate” con i successi della Hit Parade (presentata da Lelio
Luttazzi) o di Bandiera Gialla (condotta da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni).
Ma siccome
Milano ([4]) è
davvero una grande città europea, ecco che Davide R. ([5]) e
suo fratello nel 1967 o giù di lì sfrecciano con degli skateboard faticando a
curvare da Via Galvani a Via Algarotti (svolta a sinistra).
I grandi (mica
li chiamiamo adulti), per i quali il Campari Soda è la dieta liquida preferita,
vanno anche nelle sale da biliardo ([6]),
dove fanno anche qualche pokerino (quelli della domenica il pomeriggio, magari
con il transistor di sottofondo per le partite di calcio; e mogli e figli o
fidanzate insieme al cinema, scialando in prima visione nell’illusione di
vincere, poi al ritorno chi consolerà il proprio uomo perdente e chi invece
festeggerà a cena fuori ([7])).
A me il poker lo
ha insegnato la mamma dell’Ettore B., mio compagno di scuola elementare (troppo
complicato e tecnico il poker di papà che pure ci ha provato più di una volta).
Siamo cresciuti
non obesi, non storpi, non analfabeti di ritorno, abbiamo fatto le nostre
stupidate, abbiamo guardato la televisione e letto più fumetti che libri, siamo
cresciuti come siamo cresciuti.
Grazie a voi per
la lettura, grazie a Gigi, Iole, Susanna e Silvia che ricordo sempre con un po’
di invidia per noi tutti da piccoli: teppa con stile e future signorine che
sapevano esattamente cosa volevano e ci trattavano da loro pari, cioè da
persone ([8]).
Steg
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2012 Steg, Milano, Italia.
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sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/o archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1] Senza
alcun ordine o coerenza.
[2]
Entrambi prodotti dalla Corgi Toys; con la Dinky Toys si spartiva il mercato
dei modellini oligopolisticamente, l’italiana Politoys era terza a grande distanza.
[3] Un
fatto poco noto è che essendo noi delle persone, con del danaro in tasca
potevamo anche comprare da soli: al bar, all’edicola, …
[4] Anche
prescindendo da Diabolik e Giorgio Scerbanenco.
[5] Non
essendo fra gli amici, non hanno diritto all’articolo “il” prima del nome o del
cognome.
[6] Tutti
giocano a stecca, per quel che mi ricordo (e mi divertivo con il gessetto
azzurro e le sbarre/pallottoliere conta punti). Il tavolo era sacro e dovevamo
trattarlo con rispetto, noi piccoli.
[7]
Allora i ristoranti non chiudevano mai.
[8] Non
si ripete mai abbastanza che l’età non conta: semplicemente sono da usare
linguaggi diversi.
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