"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



mercoledì 9 maggio 2012

GIANCARLO (O GIAN CARLO) FUSCO

GIANCARLO (O GIAN CARLO) FUSCO



Non di rado sono “quegli” articoli de Il Foglio (una pagina intera per recensire un libro di argomento non comune) a creare interesse prima, e passione per un argomento poi.
Può essere stato cosi anche per Giancarlo (o Gian Carlo, le vaghezze cominciano subito) Fusco, viareggino di La Spezia. Oppure no, non ricordo, l’occasione fu la prima ristampa de Il gusto di vivere.



Egli era un, non cosi frequente – in quegli anni del secondo dopoguerra, esemplare di giornalista e scrittore di libri ([1]),libri che spesso erano derivazione di articoli.


Fusco, nato nel 1915, scriveva di argomenti disparati ([2]), con taglio anche autobiografico e in certi casi eclatante. Questa è la ragione per cui egli viene associato allo stile gonzo ([3]).
Soprattutto fu un uomo che viveva troppo intensamente, quindi dall’edonismo egli sfociò nell’autodistruzione, anche perché egli non poteva pagarsi la cura (oltre che “le cause”, appunto) per le conseguenze dei propri eccessi.


La sua vita potrebbe riassumersi nell’aneddoto della grappa: dati i suoi consumi, la acquistava direttamente dal produttore (Nardini) che indirizzava le forniture al “bar Fusco”.



Danaro guadagnato e speso, minimo rispetto per il proprio corpo, sogni proiettati nei pochi personaggi di fantasia della sua produzione letteraria: mi riferisco ai A Roma con Bubù e Duri a Marsiglia.
Questi sono i due libri da leggere. Ma per forza di cose dicono poco del loro autore se si pensa che essi potrebbero essere semplicemente frutto di fantasia, come accadeva per Emilio Salgari.



Allora, occorre cercare – con più fatica (se se ne vuole possedere una copia propria) – Il gusto di vivere e La colonna per gustare il giornalismo di Fusco.
Poi ci sono le cronache di guerra e dei tempi delle guerre, notevoli.



Esiste una bella biografia di Dario Biagi, L’incantatore, per i più curiosi.
Ma Fusco lo si trova anche nelle pieghe di righe più o meno abbondanti dedicategli dai colleghi e amici giornalisti, alcuni molto generosi e fra questi Oreste del Buono, ancora una volta ([4]).



Capita quando si è finito di leggere certi suoi scritti, di avere l’impressione che non resti nulla di concreto. Si deve rileggere.
Non perché Fusco fosse poco incisivo, ma in quanto lo scritto non sostituisce il personaggio.
Tanto che alla fine, più che per altri autori, avere fra le mani le edizioni originali ([5]) rende tutto più sensato in termini di sensazione del “come e quando” un certo libro fu pubblicato, sebbene meritorio sia stato il lavoro condotto per anni da Sellerio nel ristampare molta della produzione di questo autore che continua a meritare di più.




                                                                                                                      Steg







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[1] Se ognuno pensa di poter scrivere un libro, per di più interessante e anche dotato di potenziale commerciale, il giornalista di ciò ha la certezza.
Errore: molti libri di giornalisti hanno venduto pochissime copie. Figuriamoci chi non scrive “di professione”.
[2] Ecco il giornalista bravo su ogni tema, allora poi sviluppa le colonne periodiche nel respiro ampio del volume.
[3] Se per caso qualche lettore, evidentemente nuovo, di questo blog non lo ha ancora letto, in argomento rinvio – anche e incidentalmente – al mio post ‘“Gonzo Journalism”: le vite non parallele di Hunter S. Thompson, Jeffrey Bernard e qualcun altro’.
[4] OdB, è stato una persona fondamentale per consentire a molti, me compreso, di leggere autori altrimenti poco popolari. Infatti, a parte essere stato fondamentale quale direttore del mensile Linus, è a lui che si deve l’aver perorato le qualità di scrittore di Giorgio Scerbanenco; a lui si devono anche le ristampe dei libri di Umberto Simonetta (oltre che quelle degli scritti di Gianni Brera).
Se vogliamo Del Buono fu l’opposto di Fusco: in quanto poco visibile e poco personaggio (anche se me lo ricordo con Hugo Pratt in serate fumosissime al Hotel Napoleon in occasione del salone dei fumetti di Lucca a fine anni settanta del secolo scorso).
[5] Splendidi sono i profili dei malavitosi ne Gli indesiderabili.
Le prime edizioni di questo libro e del citato Duri a Marsiglia hanno anche un apparato fotografico tipico del giornalismo di inchiesta.

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