"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 22 marzo 2016

Je suis Tintin (Bruxelles 2016/Brussels 2016)





JE SUIS TINTIN




                                                                                                                      Steg


 


 


 


© 2016 Hergé for the image and the caracter name "Tintin". 

© 2016 Steg & HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.


Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore/degli autori.

 







martedì 15 marzo 2016

NEL 1976 NON SUCCEDEVA NIENTE (ovvero: non c’erano i punk e nemmeno il punk, almeno in Italia)


Splash page d'apertura




NEL 1976 NON SUCCEDEVA NIENTE
(ovvero: non c’erano i punk e nemmeno il punk, almeno in Italia)

 

Il post con cui inaugurai il blog si intitola “Note sul punk in Italia e a Milano” ([1]): negli anni ha subìto qualche correzione, è stato tradotto in lingua inglese per il blog, è stato in parte oggetto di commenti e qualche citazione.
D’altro canto: non potevo scrivere tutto lì per vari motivi; e il medium scelto (come in altre occasioni ho fatto presente) deve essere tale da permettere una lettura estemporanea, non consequenziale.
Negli anni ho scritto ancora di punk, ma anche di David Bowie e di fumetti.

 

Queste righe traggono origine da un anno, 1976, e una fonte precisa: il numero 112 del mensile musicale francese Rock & Folk (maggio 1976) in cui compaiono ([2]) una intervista a David Bowie e altra al regista cinematografico Nicholas Roeg e un profilo ampio sempre sull’artista londinese il tutto gli fa valere la copertina; talché l’intervista a Neil Young che precede il tutto si fa piccina. Considerate inoltre: che per alcune righe ivi si dà per scontato che tutti i lettori sappiano che James Osterberg è Iggy Pop e che a David Bowie si chiede cosa ne pensi di Metal Machine Music di Lou Reed.
Dunque Francia: a pagina 22 della rivista c’è una rubrica dedicata ai fumetti intitolata “Comix Parade” in cui si menziona il primo numero della rivista statunitense Punk (qualificata fanzine e di fumetti, evidentemente), ma nel testo non si citano i Ramones che appaiono titolati in copertina bensì il solo Lou Reed.
Philippe Manœvre sempre nel numero 112 recensisce sia City Lights di Elliott Murphy, sia Collectors Items dei Flamin’ Groovies.
A pagina 148 insieme ad altri (eterogenei) strilli promozionali compare un piccolo riquadro pubblicitario per Métal Hurlant, testata cui ho dedicato righe specifiche ([3]).
Tenete presente che la rubrica seminale per gli artisti dell’Esagono “Frenchy But Chic” è pubblicata su Rock & Folk a partire dal novembre 1978 ([4]).

 

Guardare all’Italia di quell’anno si risolve allora in un nonsenso: spiace notare che riviste dello spessore di quelle francesi – Best fu un buon concorrente di Rock & Folk – non sono mai esistite, in quanto le due eccezioni alla regola erano poco diffuse e hanno avuto una vita comunque breve e non connessa agli anni qui considerati: mi riferisco a Muzak (ottobre 1973-giugno 1976) e a Musica 80 (febbraio 1980-aprile 1981).
Per i fumetti occorre aspettare Cannibale (giugno 1977) e Frigidaire (novembre 1980) ([5]).

 

In questo panorama le conclusioni sono banali, o meglio lo sarebbero se non fosse che con il passare del tempo le mitizzazioni – soprattutto di chi non c’era ma è ancora vivo a discapito di coloro che invece potrebbero contraddirli se fossero ancora vivi – sono sempre in agguato.
E quale momento migliore rispetto al punk per mitizzarlo del suo quarantesimo anniversario, secondo il calendario britannico?

 

Dunque: nonostante l’esiguo stretto di mare che li separa, i francesi (o meglio i parigini) nel primo semestre del 1976 saranno influenzati soprattutto da qualche sprazzo della scena newyorkese già stabilizzata; sebbene nell’eterno dibattere su chi abbia introdotto la spilla da balia nell’abbigliamento compaia anche Elli Medeiros (poi Stinky Toys con Jacno) in tempo appunto per il 100 Club Punk Festival del 20 e 21 settembre 1976.
Incerte le datazioni di costituzione, sempre nel 1976, di Métal Urbain e Asphalt Jungle.

 

In Italia, io confermo la mia opinione: nel 1976 nulla “di punk” al di fuori di qualche acquirente di dischi, delle pochissime copie di quelli che arrivarono d’importazione.
E – ad essere benevoli – come fu nel 1975 per i Sex Pistols, un repertorio anglosassone magari con dentro una canzone di Bowie o una di Reed per chi suonava in un gruppo.
Qualche responsabilità per tutto ciò l’ebbe evidentemente anche la stampa musicale italiana. Questo sì.
Per un tentativo, serio, di celebrare un quarantennale del punk nel nostro Paese occorre aspettare il 2017: per ribaltare il titolo di un album che nel 1976 non so quanti conoscessero da queste parti, sarà di nuovo, e in ogni caso, in riferimento a qualcosa avvenuto too little too late.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

© 2016 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore/degli autori.

 




[2] Da pagina 72. Avvertenza: questa intervista, di Herve Muller, non è contenuta nel numero speciale (Hors série n. 32) dedicato a David Bowie del gennaio 2016.
[4] Tenuta da Jean-Éric Perrin, essa è raccolta in un volume dallo stesso titolo: maggio 2013, Camion Blanc, ISBN 978-2-35779-290-6.

venerdì 11 marzo 2016

CITAZIONISMO IGNORANTE (ancora a questo proposito) (Sniper series – 32)


CITAZIONISMO IGNORANTE (ancora a questo proposito)

(Sniper series – 32)

 

Il blogger Steg usando principalmente l’etichetta/tag “caipiroska alla fragola” ha già scritto a questo proposito in quattro occasioni: il citazionismo (o manierismo) di chi non sa, non ha letto, non ha visto, eccetera, però dice e scrive, male,  spesso usando solo dei titoli.

 

Ma l’escalation (perché nessuno dei suoi seguaci s’accorge di scendere nel maelström) del citazionismo ignorante è ovviamente inarrestabile.

 

Ed allora mi aspetto che sull’onda dell’omicidio di Luca Varani, a Roma nel marzo 2016, qualcuno chieda una editio minor del romanzo di Bret Easton Ellis American Psycho limitata nei contenuti ai marchi citati in detto romanzo.

Incidentalmente: Patrick Bateman compare anche in altre tre opere narrative di Ellis.

 

 

                                                                                                                       Top Shooter

 

 

 

© 2016 Top Shooter
© 2016 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore.

domenica 6 marzo 2016

LA MANCANZA DELLO STUDIOSO, NON SOLO DELL'AUTORE E DELL’ARTISTA, TOTALE (un post in cerca di smentita)


LA MANCANZA DELLO STUDIOSO, NON SOLO DELL’AUTORE E DELL'ARTISTA, TOTALE (un post in cerca di smentita)

 

Due premesse quasi luoghi comuni.

Secondo Michel de Montaigne ([1]) – o meglio io ho in mente questo riferimento, ma potrebbe essere errato – che riteneva di averli letti tutti, nessun essere umano può leggere tutti i libri pubblicati “sino a …”. L’affermazione, appunto, da secoli ovvia in ragione dell’espansione dell’editoria rispetto all’epoca del grande pensatore e filosofo francese, ma serve a inquadrare il problema.

D’altro canto, e questo ha forse più senso, con riferimento anche solo a certi argomenti, è difficile poter sostenere di aver tutti i libri che ne trattano ([2]).

 

Secondo molti, dunque anche in questo caso una citazione sarebbe inutile ([3]) perché assurta per lo meno a opinione diffusa: la musica rock (‘n’ roll) e i fumetti sono spesso terreno di passione comune, il che fra l’altro porterebbe a una maggior frequenza di persone (studiosi e anche solo giornalisti-scrittori, si potrebbero aggiungere i registi cinematografici) che se ne occupano.

L’affermazione in realtà rischia di essere anche approssimativa, in quanto sono noti – ben prima delle biografie a fumetti – i riferimenti anche alla musica jazz in certi comics. E si può anche andare oltre: per tutti si consideri la storia di Corto Maltese Y todo a media luz di Hugo Pratt, meglio nota con il titolo, appunto, di Tango ([4]).

 

Adesso, si pensi a una banale equazione ([5]): uno studioso che conosce anche i fumetti, sarà anche un esperto di musica contemporanea: ad esempio Umberto Eco.

Ancora: Nick Hornby ha scritto di musica “contemporanea” non alta (rock ‘n’ roll e pop o forse sarebbe meglio dire della seconda metà del secolo ventesimo) e di calcio: gli piaceranno anche i fumetti.

E applichiamo ancora questo tentativo di equazione: uno dei creatori del personaggio fumettistico di Tank Girl, Alan Hewlett, siccome ha collaborato con Damon Albarn (frontman dei Blur) nei Gorillaz, avrà passioni anche oltre questi due argomenti, diciamo per il calcio.

Ebbene, queste tre affermazioni mi paiono prive di fondamento, e comunque – cioè sebbene eventualmente esatte in tutto o in parte – incapaci di creare una sorta di “circolo” più ampio di interessi per artisti e studiosi e i loro lettori (consumatori in senso nobile?).

 

Prendiamo David Bowie: una frase piuttosto recente che mi colpi è che gli uomini ([6]) invecchiando spesso si appassionano alla storia. Esiste dunque un possibile allargamento oppure un cambiamento di argomenti negli interessi delle persone con il passare degli anni.

Ma penso anche a due registi statunitensi, John Milius e Walter Hill, sicuramente appassionati di storia antica già in semplice età adulta. Nei loro film c’è musica moderna, sì, ma storicamente contestualizzata: cioè nessuno di loro si dichiarerà anche un ascoltatore di punk americano ([7]), tanto per dire.

 

Complico ulteriormente le “cose”: Guy Peellaert e Nik Cohn scrivono e illustrano nel 1973 un libro, a quattro mani appunto: Rock Dreams, dedicato ad artisti musicali dell’epoca. Peellaert fu in seguito anche autore di “copertine” di album per David Bowie, Rolling Stones, Etienne Daho.

Il primo ha realizzato altresì qualche fumetto, il secondo ha scritto su molti argomenti, anche non necessariamente legati alla musica contemporanea.

Difficilmente, però, gli ambiti musicale e fumettistico sono considerati insieme da chi si occupa di Peellaert non ex professo bensì incidentalmente.

 

Adesso vi butto lì qualche altro dato di biblioteche personali: si parla di 30.000 e più libri per Umberto Eco ([8]) nel 2010 e di 25.000 per Hugo Pratt morto nel 1995.

Ma un contemporaneo come Arturo Pérez-Reverte che in qualche modo è legato ai due autori appena citati ([9]) ne dichiara già 35.000 nel 2015 ([10]).

 

Dunque, occorre sempre e per sempre scandagliare ogni àmbito perché nessuna persona può darci tutte le conoscenze che ci servono e, con apparente paradosso, è solamente avendo letto uno scritto di Andrea G. Pinketts ([11]) che sono arrivato a John Barleycorn di Jack London e ho “scoperto” ([12]) che lo scrittore di San Francisco negli ultimi anni della sua vita (morì quarantenne) ([13]) aveva una biblioteca di 15.000 volumi.

 

Non riesco proprio a collegare Milius o Pérez-Reverte a Hewlett, ma probabilmente nemmeno Hornby a Gianni Brera.

E continuo a cercare.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

© 2016 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.

Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte – compreso il suo titolo – di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore/degli autori.

 



[2] Per esempio, si dice che Napoleone Bonaparte sia il personaggio storico cui sono stati dedicati più libri.
[3] La prima volta che lessi questa avvertenza fu in Come fare una tesi di laurea di Umberto Eco.
[4] Mentre nel libro Paracaidas y vueltas, sorta di antologia di suoi testi (prevalentemente di prosa, pubblicato nel 2015 da Andrés Calamaro (cantante/musicista argentino, spesso autore/compositore di se stesso) i riferimenti oltre che letterari sono (an che) a jazz e tango appunto. Ma ricordo anche in questa sede la sua amicizia con Rodrigo Fresán, autore letterario di due anni più giovane; entrambi sono nativi di Buenos Aires. 
[5] Il riferimento a Umberto Eco è di mera praticità e contingenza rispetto a quando scrivo queste righe.
[6] Non il genere umano.
[7] Magari escludendo i Ramones, negli ultimi anni diluiti di molto del loro “essere”: si veda http://steg-speakerscorner.blogspot.com/2015/09/ramones-crepuscolo-di-una-gloria-punk.html.
[8] Nella specie è perché egli scrisse anche a proposito di Hugo Pratt.
[9] Eco è menzionato ne El Club Dumas, mentre almeno in un’occasione l’autore di Cartagena (Spagna: regione di Murcia) ha dichiarato, da bibliofilo, una passione per Corto Maltese che fa riferimento alle edizioni in bianco e nero dell’editore parigino Publicness. 
[10] Corriere della sera, 14 settembre 2015 intervista di Paolo Beltramin.
[11] Nel volume Mi piace il bar, Siena, 2013 è contenuto il testo, in parte rivisto, della sua prefazione a un’edizione italiana dell’opera londoniana.
[12] Dall’introduzione di John Sutherland all’edizione pubblicata nella raccolta Oxford world’s classics della Oxford University Press.
[13] Il 22 novembre 1916.