“VIVO
DA RE”
(Song series - 5)
(Song series - 5)
“Vivo da re” è
la sola canzone dell’epoca Decibel che è passata indenne nel repertorio di
Enrico Ruggeri solista.
Purtroppo, chi
non dispone dell’originale versione di studio (quella tratta dal secondo, del
1980, e ultimo per 37 anni, omonimo, album della formazione) è destinato a
doversi accontentare - non essendo mai stata nemmeno reincisa ([1]) - di
versioni soltanto ammiccanti e, diciamola tutta, un po’ slabbrate come possono
essere e sono le versioni dal vivo ([2])
rinvenibili nella discografia ruggeriana.
Basti pensare
alla perdita dell’apertura, dove la voce è isolata e senza musica: un vero
vuoto spaziale solitario: a chi parla il protagonista? Dove si trova?
Si tratta di una
canzone che ha più piani di lettura.
Quello di
immediata evidenza è il “compiacimento
pentito” della voce protagonista.
Egli apre la
porta alla ragazza ideale, conosciuta ma perduta. La tratta da pari.
Ecco l’idea
femminile: amante e compagna, migliore amica più degli amici.
Pensate alla
Lula fidanzata di Sailor di Wild At Heart.
La donna e l’uomo reciprocamente ideali devono essere partners in soul crime 24/7/12.
Probabilmente -
dato che la canzone per nascita precede di anni gli stessi Decibel - Enrico
Ruggeri parla a una ideale ragazza che non ha ancora perso perché nemmeno la ha
conosciuta.
Ecco allora un
livello pubblico, puramente maschile: l’io cantante dà voce all’ascoltatore.
Ma passano gli
anni.
Perciò si forma
un terzo livello di fruizione della canzone.
Meno evidente,
certo, ma incombente per chiunque non si rassegna o cerca di non farlo.
È quello di chi
si rende conto che era meglio vivere da solitario re che non da adulto (quasi
vecchio?).
Perché i sogni
sono finiti e volare da ragazzo perduto si fa sempre più faticoso, anche per
chi ha la fortuna di non avere figli ([3]).
“La gioventù ti lascia, la mamma muore/Te restet come un pirla col primo amore”
([4]). In
realtà si resta spesso soli, per lo meno sostanzialmente (il primo amore è di
regola inadeguato e, eventualmente, anche limitante se ne ha impediti altri), e
si è persa anche la corona.
In fondo sto
commentando una variante al tema di descrizione di fine delle idee, dei
progetti, della invulnerabilità giovanile ... “Oh God I’m still alive” ([5])! Al compimento dei
25 anni tutto è perduto ([6])?
Faticoso per
faticoso (il suo reperimento ([7])),
isolate anche talune strofe dall’eponima “Decibel” che chiude lo stesso secondo
album: l’io cantante rimane ancora e inevitabilmente solo come in effetti poi sarà,
magari con qualche rimpianto dato quanto Ruggeri canta in “Una fine isterica” ([8]) dove
forse non a caso si cita quasi testualmente “Vivo da re”.
NOTA TECNICA:
questo post è stato scritto
ascoltando canzoni degli artisti ivi citati.
Steg
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reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la
medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su
sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il
pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso
consenso scritto dell’autore.
[1]
Quanti siano gli zampini che precludono la ristampa, e addirittura l’inclusione
di qualche registrazione in antologie fonografiche davvero degne di questo nome
della produzione iniziale del cantautore milanese si fa fatica a comprendere.
[2]
Qualche lettore di questo blog già lo
sa che non le amo molto, anche quando sono esecuzioni di capolavori.
Considerate che il pubblico non ha mai, siccome massa, la dignità dell’individuo.
[3]
Opinione assolutamente personale, naturalmente. Fra i miei maîtres a penser ho Peter Pan, ma di mio, in età adolescenziale,
notai che “nessuno ha mai chiesto di
nascere” (molti anni dopo scoprii che anche il filosofo Emil Mihai Cioran –
allora ancora vivo – la pensava come me (o io come lui, ma indipendentemente
l’uno dall’altro).
I figli degli idoli, non
dei, non contano, loro non esistono, divorati dai padri (e dalle madri) alla
cui ombra trascorreranno l’intera vita.
[4]
“Porta Romana” di Umberto Simonetta per il testo.
[5] “Time” di David Bowie. In
alternativa: “Don’t want to stay alive/When I’m twenty-five” da “All The Young
Dudes”, ancora di David Bowie.
Diversamente, rinvio a
Cioran: “Chiunque non sia morto giovane
merita di morire” (da Il funesto
Demiurgo).
[6] Che
erano già trascorsi da alcuni mesi quando Bowie scrisse quella canzone.
[7] Più
rara l’edizione in vinile (volendo esiste un singolo) o quella in CD
dell’album, ormai? E la riedizione in cofanetto della primavera 2017 cambierà
le cose, poi?
[8]
Tratta da Champagne Molotov, suo
primo album solista che da questa canzone è “aperto”.
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