UNA POSTILLA PER CARMELO BENE
(avendone già scritto)
Dopo un’improvvida sorta di recensione che ne anticipava di oltre un mese l’uscita su Sette ([1]), dunque utile solo per sapere che fra qualche settimana si sarebbe dovuto cercare questo libbricino dal prezzo inferiore a un bicchiere di vino (al banco, a Milano), a fine marzo 2012 compare Elogio di Carmelo Bene scritto da Giancarlo Dotto per i tipi di Tullio Pironti ([2]).
Ciononostante, le poche righe già lette ne dichiarano la imprescindibilità.
Siccome le pagine sono meno di 40, rischio di non potermi attenere all’articolo 70 della legge n. 633 del 22 aprile 1941 nelle citazioni, e allora dovrei autopunirmi.
Questo Elogio è il classico testacoda: se ne entusiasma chi ha già negli scaffali molto e chi, invece, scopre – fortunato – Carmelo Bene (e Giancarlo Dotto) suo tramite.
Ma devo citare ciò che reputo, io per quanto possa rilevare, una sintesi aforistica suprema a valere non solo per un autore che si ama, ma per chi è ragione della nostra stessa vita (o della nostra scelta di non terminare la nostra poca vita): “sei tu che senza di lui, manchi a te stesso” (pagina 9). Evidentemente, “lui” o “lei”.
Per chi, poi, futuristicamente attribuisce il genere maschile al automobile, la pagina 5 scatena un frisson barthesiano.
Mi chiedo anche, essendo inciampato in Francis Bacon (Carmelo Bene modesto? Ossimoro inconcepibile! Dunque degno di esclamazione): Schifano contra (o cum - è lo stesso) Bene, titani maledetti e idoli delle facce cattive finalmente raccontate dal sempre incompreso Stefano “Steve Tambura” Tamburini in una Roma che vuole essere New York ma deve gemellarsi alla postribolare Los Angeles? Fantasia, purtroppo.
Consiglio di leggere queste pagine di Dotto con una matita a portata di mano.
Sarebbe bello anche un “elogio all’Elogio” costituito dalle migliori recensioni dei lettori, ma venderebbe venti copie.
Steg
© 2012 Steg, Milano, Italia.
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[1] Supplemento del giovedì del Corriere della Sera.
[2] Un editore che ancora rischia. Per i miei gusti rammento le traduzioni di Less Than Zero dell’esordiente Brett Easton Ellis e di White Noise di Don De Lillo.
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