"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 5 marzo 2012

IL CIMITERO DEI GIGANTI E IL QUASI-OSPIZIO DEI PIGMEI (qualche nota generazionale)



IL CIMITERO DEI GIGANTI E IL QUASI-OSPIZIO DEI PIGMEI
(qualche nota generazionale)


 

Una dozzina d’anni fa, un sabato pomeriggio su RAI2, vidi un lungo documentario dedicato ad Ugo Tognazzi, sorta di upstart nell’ambito di quelli che erano chiamati i “colonnelli” del cinema italiano: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi e, appunto, Ugo Tognazzi.

 

Nutro per Mastroianni un disprezzo che reputo obiettivo, dopo aver letto un giudizio su di lui di Catherine Deneuve.

A Sordi riconosco qualche merito artistico.

Trovo piuttosto modesto Manfredi.

 

Gassman lo ho capito quando Ricky Tognazzi raccontò di suo padre e del Mattatore chiusi in una stanza a piangere insieme, da grandi amici, delle proprie depressioni – in senso clinico – entrambi a pochi anni dalla morte.

Ecco, in qualche modo scoccò in me la scintilla per Tognazzi, che si prestò anche al leggendario falso de Il Male (con questo grande cremonese dichiarato il capo delle Brigate Rosse e tanto di foto che lo ritrae arrestato).

 

Ma queste righe sono occasionate dalle circa 4 ore dedicate da RAI1, e in prima serata il 26 e 27 febbraio 2012, a chi non entrò a far parte dei colonnelli in quanto attore principalmente comico e da palcoscenico per tutta la carriera, pur con qualche trofeo cinematografico alla cintura: Walter Chiari. Titolo: “Fino all’ultima risata”.

 

Uno inaffidabile Walter Chiari; un tossicodipendente (cocaina) almeno in alcuni periodi: una vittima giudiziaria del proprio vizio; un prodigo; ...; un bravo artista; un playboy (nel senso positivo del termine); un padre poco presente, ma pirotecnico; una persona più colta di quanto apparisse.

Tutto questo (rispetto allo spessore culturale mi soccorre anche un recente documentario in bianco e nero) dichiara frequentemente con poca delicatezza questo sceneggiato televisivo quasi del tutto privo del placet di suo figlio Simone.

 

Ecco, non mi pare di vedere oggi personaggi del genere di Tognazzi, Gassman e Chiari, almeno in Italia, siano essi famosi oppure no.

Vedo invece molta paura negli uomini, di mezza età, di oggi a dichiararsi nolenti alla maturità.

Essi fanno finta di essere adulti, ma io mi vergognerei di averli come padri.

Non sanno raccontare niente, perché hanno vite fatte solo di oggetti e mai di persone.

Molti di loro sono padri, però ed appunto.

 

Dunque, senza intenti di omogeneizzazione, trovo in Tognazzi, Gassman e Chiari – tutti con molte avventure amorose – dei nobilissimi uomini morti soli, padri veri anche senza severità, capaci di riconoscersi come vulnerabili “ragazzi perduti” che chiedono aiuto alla loro Wendy (colpevolmente certo, solo quando ne hanno bisogno. Senza il carisma del vero capo: Peter Pan, il più solo di tutti).

 

Mancano insomma i maestri, buoni o cattivi che siano.

 

 

ADDENDUM

Apriti cielo dopo la seconda puntata di “Fino all’ultima risata”: Aldo Grasso pugnace spara a zero dalle colonne del Corriere della Sera, Simone Anni-Chiari-co quasi, altri che si schierano più o meno, rettifiche mascherate (uno speciale condotto da Minoli poco significativo trasmesso qualche giorno dopo RAI2 in tarda serata), l’amico Tatti Sanguineti che comunque rammenta la sua biografia sull’attore (per favore la termini e la pubblichi), perfino colonne di intervista al portiere del residence dove abitò e morì Chiari.

 

Risultato? Nemmeno un DVD per vedermi lo sketch de Il Sarchiapone!

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 




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