IL CIMITERO DEI GIGANTI E IL QUASI-OSPIZIO DEI PIGMEI
(qualche nota generazionale)
Una dozzina d’anni
fa, un sabato pomeriggio su RAI2, vidi un lungo documentario dedicato ad Ugo
Tognazzi, sorta di upstart nell’ambito
di quelli che erano chiamati i “colonnelli” del cinema italiano: Alberto Sordi,
Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi e, appunto, Ugo Tognazzi.
Nutro per
Mastroianni un disprezzo che reputo obiettivo, dopo aver letto un giudizio su
di lui di Catherine Deneuve.
A Sordi riconosco
qualche merito artistico.
Trovo piuttosto
modesto Manfredi.
Gassman lo ho
capito quando Ricky Tognazzi raccontò di suo padre e del Mattatore chiusi in
una stanza a piangere insieme, da grandi amici, delle proprie depressioni – in
senso clinico – entrambi a pochi anni dalla morte.
Ecco, in qualche
modo scoccò in me la scintilla per Tognazzi, che si prestò anche al leggendario
falso de Il Male (con questo grande
cremonese dichiarato il capo delle Brigate Rosse e tanto di foto che lo ritrae
arrestato).
Ma queste righe
sono occasionate dalle circa 4 ore dedicate da RAI1, e in prima serata il 26 e
27 febbraio 2012, a
chi non entrò a far parte dei colonnelli in quanto attore principalmente comico
e da palcoscenico per tutta la carriera, pur con qualche trofeo cinematografico
alla cintura: Walter Chiari. Titolo: “Fino all’ultima risata”.
Uno inaffidabile
Walter Chiari; un tossicodipendente (cocaina) almeno in alcuni periodi: una
vittima giudiziaria del proprio vizio; un prodigo; ...; un bravo artista; un playboy (nel senso positivo del termine);
un padre poco presente, ma pirotecnico; una persona più colta di quanto
apparisse.
Tutto questo
(rispetto allo spessore culturale mi soccorre anche un recente documentario in
bianco e nero) dichiara frequentemente con poca delicatezza questo sceneggiato
televisivo quasi del tutto privo del placet
di suo figlio Simone.
Ecco, non mi
pare di vedere oggi personaggi del genere di Tognazzi, Gassman e Chiari, almeno
in Italia, siano essi famosi oppure no.
Vedo invece molta
paura negli uomini, di mezza età, di oggi a dichiararsi nolenti alla maturità.
Essi fanno finta
di essere adulti, ma io mi vergognerei di averli come padri.
Non sanno
raccontare niente, perché hanno vite fatte solo di oggetti e mai di persone.
Molti di loro
sono padri, però ed appunto.
Dunque, senza
intenti di omogeneizzazione, trovo in Tognazzi, Gassman e Chiari – tutti con
molte avventure amorose – dei nobilissimi uomini morti soli, padri veri anche
senza severità, capaci di riconoscersi come vulnerabili “ragazzi perduti” che
chiedono aiuto alla loro Wendy (colpevolmente certo, solo quando ne hanno
bisogno. Senza il carisma del vero capo: Peter Pan, il più solo di tutti).
Mancano insomma
i maestri, buoni o cattivi che siano.
ADDENDUM
Apriti cielo dopo
la seconda puntata di “Fino all’ultima risata”: Aldo Grasso pugnace spara a zero
dalle colonne del Corriere della Sera, Simone Anni-Chiari-co quasi, altri che
si schierano più o meno, rettifiche mascherate (uno speciale condotto da Minoli
poco significativo trasmesso qualche giorno dopo RAI2 in tarda serata), l’amico
Tatti Sanguineti che comunque rammenta la sua biografia sull’attore (per favore
la termini e la pubblichi), perfino colonne di intervista al portiere del residence dove abitò e morì Chiari.
Risultato?
Nemmeno un DVD per vedermi lo sketch
de Il Sarchiapone!
Steg
©
2012 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte
di questa opera e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od
archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od
archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso,
dell’espresso consenso scritto dell’autore.
Nessun commento:
Posta un commento