RISCRIVERE LA PROPRIA STORIA ARTISTICA NON È LEALE
(Ovvero: le esasperate riedizioni di Morrissey)
Negli ultimi anni, ormai sempre più numerosi e quindi meno marginali rispetto all’ampiezza della sua carriera, Morrissey ha perseguito una linea poco rispettosa dei fan: oltre a una serie di antologie che non si spiegano in ragione delle loro frequenza e arbitraria parzialità, vengono rieditati album dove il prezzo dell’inedito è spesso l’eliminazione di una registrazione contenuta nell’album originale ([1]).
Accade anche per Viva Hate, tolta una canzone e sostituita con altra di cui, però, una versione demo è già presente nella riedizione del singolo “Glamorous Glue” (il che costrinse i più fedeli a comprare il singolo oltre a The Very Best of Morrissey).
Si badi: eliminare una canzone non è assimilabile alle modifiche di un testo letterario.
Potrebbe sembrare analogo alla modifica del repertorio di una raccolta di poesie, ma quante raccolte contengono non più di una dozzina di testi?
Certo, non si discute qui di grandi problemi, ma recentemente il credit crunch vede leali appassionati svendere collezioni raccolte con fatica e devozione perché money’s too tight to mention.
Dunque una nuova edizione che impone la conservazione della precedente – pena un’incompletezza che, appunto, lascia nella desolazione l’appassionato – di questi tempi è scorretta (non serve essere come Joe Strummer per capirlo).
Se ci si aggiunge il cambio del font nella grafica di copertina per, pare, andare incontro alla fan base ispanica losangelena...
Beh mi pare che la britishness ad intermittenza o, peggio, tradita non giovi a una street credibility già molto compromessa.
Questo gioco pare isterico. Anche perché spesso i prezzi delle riedizioni sono crollati dopo pochi mesi.
Non capisco questo masochismo artistico di Morrissey che, spiace rilevarlo, non ha lo spessore artistico di David Bowie; il quale peraltro non ha mai mutilato il proprio repertorio ([2]), accontentandosi di evitare ove possibile ogni ingerenza nel suo passato (e per questo può essere biasimabile).
Per assurdo, è ben vero che nel caso di Viva Hate non si tratta di un’expanded edition costosa, ma il pubblico non gradisce nemmeno una versione alterata.
Mi fermo qui, in quanto voglio evitare di trovarmi coinvolto nel calo di stile morrisseyano.
Steg
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[1] Ancor meno comprensibile è quindi il suo atteggiamento verso la commercializzazione del catalogo di The Smiths. Fra l’altro, i più attenti noteranno come la patente di “buoni” rispetto al produttore di fonogrammi che è formalmente responsabile di riedizioni e/o antologie la attribuisca sempre Morrissey …
[2] Tranne in un caso marginale, negli anni ’80 del ventesimo secolo: mi riferisco a Never Let Me Down, che dal 1995 fu privato della registrazione di “Too Dizzy” (e il vinile sin dall’inizio aveva degli editing rispetto alle versioni più lunghe di molte canzoni contenute nel formato CD).
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