"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 10 dicembre 2013

MAESTRI


Maestri

 
Mi auguro di non essermi montato la testa come blogger.
Del resto, le mie scelte: di non scrivere mai “facile”, di non essere iscritto a Facebook o a Twitter (a cosa serve poi se quando qualche amico mi cita non ci sono masse che accorrono sul blog?), di continuare a pensare che la mia prosa debba essere il più possibile pulita e corretta per non corrompere i lettori (fissi o occasionali che siano), dovrebbero militare a favore della mia ricerca di rigore.
La solita mia premessa che stremerebbe anche un elefante da soma.
 

Qualcuno avrà già notato che non è inusuale per me citare persone come esempi, come riferimenti.
Sono i maestri, cioè i Maestri.
 

Oreste Del Buono scrive: “È impossibile una vita senza maestri. Almeno un maestro bisogna averlo a giustificazione e confronto. Chi afferma di non aver maestri confessa la propria pochezza e la propria mancanza d’iniziativa. Un maestro è persino ammissibile portarlo via ad altri.” ([1]).
Quanto all’iniziativa non so: mi sembra che di ignoranti ma ambiziosi ce ne siano molti, talmente presi da se stessi che non capiscono nemmeno le critiche o, financo, gli insulti.
Sulla pochezza: certo basta pensare al fatto che manca non solo un punto di vista (quello te lo fornisce anche un tuo pari) ma soprattutto manca quello qualificato.
 

Il maestro non è un allenatore: l’allenatore può essere un maestro.
I più fortunati superano il maestro: penso sempre a Leonardo Da Vinci allievo come artista, ma lui scienziato chi ebbe come riferimento?

 
Ci sono i maestri vivi e quelli morti. I secondi si trovano, i primi si incontrano. O è il contrario?
Qualcuno dei vivi lo si può anche conoscere, non sempre è un bene.

 
Il fattore caso è presente comunque: un docente universitario che è il “tuo” oppure no, solamente per ragioni di divisione alfabetica ([2]).

 
Caso anche quella mattina che un altro professore ([3]), M. C., a proposito di non so che cosa mi evocò, strada facendo in un breve percorso a piedi noi soli, les incroyables col loro nastro rosso al collo: non c’entrava nulla con il diritto, però era uno squarcio nella coltre grigia di una mattina intellettualmente ottusa.
I maestri uniscono l’utile al, soltanto, esistenzialmente indispensabile (che sembra frivolo o aneddotico ma non lo è).

 
Del maestro John McGeoch ho già scritto, inutilmente per chi non ha capito.
Altra caratteristica dei maestri: esserlo solo per alcuni, alcuni anche quando questi ultimi sono maggioranza.

 
Hugo Pratt: maestro che alla fine si è perso nelle sue vanità. Purtroppo.


Il maestro non è perfetto, va bene. Il maestro talvolta non è nemmeno coerente con i propri principi.

 
Sono possibili maestri estemporanei? Non lo so.

 

La conta dei propri maestri è sterile.
Il ricordare i maestri è indispensabile: con loro si ricordano gli insegnamenti che ci hanno anche regalato.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] In Amici, amici degli amici, maestri ..., Milano, Baldini & Castoldi, 1994, p. 113. Appunto.
In copertina il titolo è scritto diversamente: Amici Amici degli Amici Maestri ... In questo libro il “del” riferito al cognome ha la maiuscola, ma non è sempre così, onde mi concedo di scegliere la grafia della inziale. 
[2] Qualche volta si può forzare il caso: due maestri come i professori P. T. e P. G. J. sono certamente moltissimo, ma occorreva un poco di iniziativa per potere “averli” entrambi.
[3] Ma prima avvocato e mio dominus.

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