"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



giovedì 5 dicembre 2013

INTORNO A DAVID BOWIE


INTORNO A DAVID BOWIE

 

Credo di avere raggiunto un livello ([1]) di disamina della carriera artistica di David Bowie per cui posso anche apprezzare la sua capacità di sopravvivere ai suoi anni ottanta del ventesimo secolo: avete visto il documentario Ricochet?
All’epoca egli non era diventato stupido: era semplicemente riuscito dove nessuno prima: aveva noleggiato l’anima al diavolo in cambio di un successo commerciale che gli mancava e il diavolo rispettò il contratto. Sul palco sembrava Tony Curtis giovane, non posso escludere che la cocaina fosse tornata ad essere un prop.

 

Nel 2013, dato un trionfale ritorno di David Bowie (di cui poco si sono accorti in Italia), sembra facile sfumare o eliminare – come Corinne “Coco” Schwab fa da decenni – le pagine sgradite di una biografia ormai in più tomi.
Ecco perché diventano più apprezzabili, con la saggezza analitica di chi come me ormai è sopravvissuto non malissimo a oltre mezzo secolo e non si esalta per un passi “guest” ([2]), certe affermazioni e condotte e scelte bowiane nel corso degli anni.
Potete verificarlo – se siete in grado di farlo e volete farlo – da soli: ormai avete in alta definizione video e cristallino audio (volendo anche sottotitolati) non solo il fondamentale documentario d’annata Cracked Actor, ma l’altrettanto illuminante ([3]) pur se recentissimo Five Years (che nei suoi 90 minuti copre oltre un decennio).

 

Bowie non ha mai venduto una sua pretesa “bella persona”: qualche rock ‘n’ roller autentico lo ha mai fatto? ([4])
Lui ha soltanto proposto la propria arte, impiegando un decennio iniziale a raffinarla.

 

Al di là della mia conclamata reverenza per la canzone (sic!) “Time”, la sofferenza o inadeguatezza (contingente o perdurante) dell’artista del vivere oltre i 25 anni non credo sia (stata) una posa.

 

Dato per scontato un “e allora?” come domanda e un “niente” come mia risposta, la situazione è piuttosto semplice: non serve una enciclopedia su David Bowie, in quanto egli è una enciclopedia con la sua vita artistica.
Ogni voce dell’enciclopedia Bowie richiede per contro una bibliografia. Pensate alla sua stagione statunitense da protagonista di una pièce teatrale dedicata e intitolata al cosiddetto (The) Elephant Man ([5]) Nel 1980.

 

No non credo finirà qui per quel poco che mi riguarda.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 





  © 2013 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.
Tutti i diritti riservati/All rights reserved. Nessuna parte di questa opera – compreso il suo titolo – e/o la medesima nella sua interezza può essere riprodotta e/od archiviata (anche su sistemi elettronici) per scopi privati e/o riprodotta e/od archiviata per il pubblico senza il preventivo ottenimento, in ciascun caso, dell’espresso consenso scritto dell’autore/degli autori.



[1] Ignoro quanti siano in tutto: 33 come i gradi nella Massoneria?
[2] E sa che c’è anche più del passi “AAA”.
[3] Poi dicono che la BBC è la vecchia zia. La RAI resta matrigna a pagamento!
[4] Citofonare Rolling Stones, ad esempio.
Inciso fuori tema: capii di più del fatto che donne e uomini sono diversi quando una studentessa conosciuta in biblioteca, alla domanda di uno studente di medicina con cui stavo sui libri fianco a fianco in sala B della sala di lettura, disse che lei preferiva Keith Richards a Mick Jagger.
[5] Un film, anch’esso omonimo, di David Lynch è ormai pure dimenticato.

Nessun commento:

Posta un commento