"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



domenica 16 giugno 2013

SCUOLE DI SCRITTURA? NO GRAZIE


SCUOLE DI SCRITTURA? NO GRAZIE
 

Quando ero ragazzino, la mia amica S. era amica di Stefania Craxi, figlia di Bettino (noto ma ancora lontano dal diventare Presidente del Consiglio).
Qualcuno a una festa raccontò che il fratello minore di Stefania, Bobo, prendesse lezioni di ping-pong. Non ho mai potuto verificare la veridicità di questa voce.

 

Le strade delle città del mondo sono lastricate di scuole di scrittura.
Avendo una credo buona conoscenza della materia giuridica di riferimento, io comprendo ancor meno come si possa insegnare l’originalità, anche se essa caratterizza le opere dell’ingegno con un potenziale creativo minore di quello di un’invenzione ([1]).
In fondo il ping-pong è uno sport, la scrittura non credo.

 

A Jerome David Salinger non ho perdonato che egli non si fosse opposto al nome assunto dalla scuola di scrittura “Holden” (appunto), italiana e facente capo a Alessandro Baricco: nome che suona come appropriazione palese dei meriti del protagonista di The Catcher in the Rye ([2]) e dunque dello stile di Salinger.

 

A pagina 39 del numero del 15 giugno 2013 di La Repubblica c’è un’intera pagina lasciata allo sfogo di Aldo Busi nei confronti dei giornalisti che hanno strillato le sue pretese doglianze per essere stato escludo dalla cinquina dei finalisti del 2013 del premio letterario Strega.
Periodi lunghi, punteggiatura scarsa, Busi sarebbe un pessimo allievo di una scuola di scrittura.

 

Per contro, sempre il 15 giugno 2013 sul canale televisivo RAI5 nel corso di un documentario francese di quest’anno dedicato ad autori (letterari) newyorkesi (almeno per residenza) non ho sentito una frase non banale a parte qualche considerazione di Paul Auster. Su New York City alla fine degli anni settanta ne so più io.
E fra loro, intervistati nel documentario, qualche frequentazione di scuole di scrittura c’è stata.

 

Raul Montanari mi piaceva molto, da qualche tempo un po’ meno. Nulla di personale, con me è stato sempre molto gentile.
Lui che cerca di scrollarsi l’etichetta di scrittore di genere e insegna (anch’egli) scrittura, forse non si rende del tutto conto che gli scrittori di genere possono scrivere situazioni ripetitive, ma non sempre lo stesso romanzo, perché i loro lettori se ne accorgerebbero.

 

Insomma: i bravi scrittori lo sono indipendentemente scuole di scrittura che frequentano o nelle quali insegnano (e anche indipendentemente dal fatto che piacciano o non piacciano a me).

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Per i più curiosi: legge n. 633 del 22 aprile 1941 (“Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”) e decreto legislativo n. 30 del 10 febbraio 2005, n. 30 (“Codice della proprietà industriale”).
[2] Siccome non è obbligatorio saperlo: il titolo originale di Il giovane Holden è The Catcher in the Rye.
Provate a fondare una scuola di scrittura dal nome “L’afferratore nell’avena” o, anche, “Vita di uomo” (primo titolo italiano in un’edizione precedente quella (oggi quelle; quanto a traduzione) di Einaudi) oppure Caulfield (cognome di Holden).

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