"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 2 luglio 2012

CLOCKWORK SUPPORTERS E ALTRE AMENITÀ (contro il tifo obbligatorio)


CLOCKWORK SUPPORTERS E ALTRE AMENITÀ
(contro il tifo obbligatorio)



Premessa 1: trovo il calcio noiosissimo, sport lento.
Ho provato a giocarlo qualche volta, sotto i 10 anni, ho smesso subito.


Premessa 2: tifo Milan, non indotto, pur essendo di famiglia milanista.
Ciononostante, sento più mia la scelta di tifare i New York Yankees nel baseball.



Premessa 3: significativamente il giornalista Giuseppe (ma ama farsi chiamare Beppe) Severgnini tifoso dell’Inter, che notoriamente ha un numero esiguo di giocatori italiani se non unitario, “ci” scrive (nella sua rubrica su Sette del 29 giugno 2012) e dice che si deve tifare Italia agli europei. Non è il Barcellona, evidentemente (quanto a numero di giocatori nazionali), l’Inter, quindi perché dovrei ascoltarlo?



Premessa 4: mi ha dato molto fastidio vedere Pirlo (ex milanista) giocare nelle fila della Juventus, ma contemporaneamente – da dichiarato incompetente quale sono – mi chiedo se nella “nazionale di Prandelli” ci sia chi tira le punizioni meglio di Alessandro Del Piero.



Premessa 5: rugginosi giornalisti che sono pagati da noi che paghiamo il canone RAI ([1]) spiegano nella tarda serata del 1 luglio 2012 che alle squadre di club calcistiche italiane non interessa nulla della nazionale.



Ecco, allora, perché non capisco questo obbligo di tifare Italia.
Dove si vede la nazione? Non si vede.
Per lo meno io non la vedo.
Posso avere una vena di simpatia per un capitano, il portiere Gianluigi Buffon, che ha sofferto di depressione, ma non vedo una nazionale.
Mancano le “bandiere in campo”, mancano cioè i grandi giocatori simbolo.
Allora questi tifosi che si disinteressano di tutto, incluso il costo dei carburanti, che festeggiano le vittorie della squadra dell’Italia strombazzando per le strade cittadine mi fanno contemporaneamente tristezza e fastidio, come coloro che tifano Ferrari ad oltranza.


Io ho tifato Germania, e poi Spagna.
Per un motivo molto semplice: io non ho nulla a che vedere con una squadra assemblata quasi per caso, cosi come non capisco perché dovrei identificarmi con tifosi che durante l’anno sputano veleno sui giocatori delle squadre rivali (salvo poi trovarli nella nazionale).



Dunque io non mi mischio con questi “tifosi a orologeria”.
Ma non nel senso deflagrante di Anthony Burgess, bensì in quello di un sostegno che finisce e scade appena si sentirà la suoneria.
Infatti, oggi sono già tutti a criticare.



Mi rendo conto che questo post è intellettualmente modesto, ma l’argomento è quello che è.





                                                                                                                      Steg







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[1] Ma non sono convinto che il canone sia giusto “in sé”.
Sono decenni che conosco il dubbioso brocardo latino per cui, declinato in Italiano: “è legge ciò che è giusto o è giusto ciò che è legge?”

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