“EXCUSE ME ARE YOU A MOD?”
OVVERO “OH MUMMY
WHAT’S A SEX PISTOL?”
“Excuse me are you a mod?”
La domanda
proviene da una voce cristallina che mi sveglia da un sonno davvero precario,
sono sdraiato su un’ampia “spalletta” nell’atrio di Euston Station.
Certo che
avvolto io nella mia parka e con un pork-pie hat calato sugli occhi forse un
poco di ironia nella punkette che mi apostrofava c’era.
Ma era mattina,
e dopo la serata del 26 agosto 1979 di chiusura della March of the Mods al
Lyceum (Tony Face non lo ho visto …), con il successivo vagare notturno per
London fino a questo ricovero, devo avere fatto un mezzo sorriso e lanciato una
occhiata divertita alla “Prima Parka di Milano” e dopo i saluti, con il tube sono tornato all’Alloggio Angolo
Portobello per qualche altra ora di sonno. Ben poco perché era bank holiday con il Notting Hill
Carnival in pieno svolgimento e il corteo di sound system sotto un sole benevolo non passava certo inosservato e
sopratutto inaudito; un sorriso stirato, ossequi al dub e a Paul Simonon (pre “Guns
of Brixton”) e quindi in giro per il quartiere, che altro fare avendo optato
per non andare sulla costa 25 anni dopo Margate ([1])?
Giorni prima al
London Nashville una skinette mi aveva apostrofato, non ancora incominciato il concerto
dei Madness, e mi graziò (per lei restavo un wop; diversamente sarebbe stato un trattamento ben descritto in “Down
In The Tube Station at Midnight”) poiché non lavoravo rubando il posto ai
Britons ([2]); ma
mi consigliò anche Meaty, Beaty, Big and
Bouncy ([3]) ed io che pensavo mi
prendesse in giro il giorno dopo le fui grato.
Il problema era
che nella estate del 1979 gli Italiani vocianti con dozzinali T-shirt dei Sex
Pistols al Marquee erano un oltraggio per i kid ‘77.
Così a un
concerto de The Chords decisi che si doveva cambiare per restare se stessi, ma
con finalità antitetiche al Gattopardo ed ecco l’origine delle mie piccole
avventure londinesi in sta-prest, Ben Sherman and so on.
For the record: a Portobello nell’agosto
1979 si comprarono Join Hands e Cut ([4]) prima
che arrivassero nei negozi.
Oltre a code
infinite per ascoltare The Ruts al Marquee.
Del resto nei
successivi mesi milanesi la parka con il badge di Sid Vicious al bavero o la mia
presenza al concerto dei Damned al Teatro Orfeo erano conferme del fatto che io
avevo jumped OFF the bandwagon.
Ecco forse vi ho
appena parlato anche dei Manic Street Preachers (“Oh mummy what is a Sex Pistol?”: geniale non intitolare cosi la
canzone bensì “Jackie Collins Existential Question Time”): la potenza testuale e sonica di The Holy Bible ([6]) – in
seguito si rinviene solamente in Journal
For Plague Lovers.
Senza pretese di
interpretare l’altrui pensiero, e ricordando che “Oh mummy what’s a Sex Pistol” era lo slogan di un tardivo – 1978? –
badge inneggiante ai Pistols, rammento la perenne fatica di non essere
soffocati dalla omogeneizzazione nel 1977, nel 1979, nel 1985-86 in Wales, oggi e domani e ovunque.
Steg
© 2011, 2014 Steg E HTTP://STEG-SPEAKERSCORNER.BLOGSPOT.COM/, Milano, Italia.
[1] A scelta: o il retro di copertina di “White Riot” di The Clash o direttamente a compulsare Generation X di Jane Deverson e Charles Hamblett
[2] In realtà facevo l'aiuto magazziniere a Milton Keynes, ma era solo un lavoro estivo (prudenzialmente non ne parlai).
[3] The Who.
[4] Rispettivamente secondo album di Siouxsie and the Banshees e album di debutto di The Slits.
[5] Il primo un’antologia di gruppi nuovi che però vede grandi assenti i Purple Hearts (le riedizioni ovviamente sono altra cosa), il secondo è l’album di The Jam fondamentale (e infatti nemmeno so perché lo preciso, ma ho deciso di rivedere, nel 2014, questo post e dunque siamo ad usum cretini…).
[6] Non a caso recensito ottimamente da Kerrang!.
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