"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 19 maggio 2014

STUFO DEL “TU”


STUFO DEL “TU”

 

Ho già scritto ([1]) della mia insofferenza per le formule di fraseologia che – per paura e/o inadeguatezza di coloro, moltissimi, che le utilizzano – sono impiegate per escludere tutto quello che è, invece, normalità: esemplifico con “tutto bene?” senza ascoltare risposta per paura di riceverne una vera e, giocoforza, sotto la soglia del “bene”, figuriamoci se uno osa rispondere “no, va piuttosto male”.

 

Ma fastidio mi causa, da molti anni, anche il “tu” ad ogni costo: una forma di apostrofazione impiegata come scialuppa di salvataggio da (e di) tutti quelli che cercano di “tocchicciare” la personalità di chi gli sta davanti per scavalcare l’invalicabile. Perché quando si arriva al tu è più difficile essere vaghi e, occorrendo, giustamente scostanti.
Ovviamente non sto descrivendo il “ciao capo” di chi vuole venderci qualcosa per strada: lì è riconosciuta la non confidenzialità insieme alla necessità di un approccio immediato. Nemmeno critico il “tu” sportivo con il compagno di doppio di tennis (o di tatami). Sono meno sicuro se un allievo e un istruttore possano sempre scavalcare il “lei”.

 

No, sono il “tuteare” a ogni costo il vicino di casa; la presentazione obbligatoria con il solo nome proprio che presuppone il “tu”, ma il “piacere” (inesistente eppure sempre detto all’atto del primo incontro) a corollario di quel tu infausto, durante una qualsiasi situazione pubblica irrilevante ([2]).
Tutti a darsi del tu, quando le stesse persone su un mezzo di trasporto pubblico nemmeno sopporterebbero il reciproco contatto, magari.

 

Io do del lei, perché non permetto e non concedo familiarità”: Aldo Busi ([3]).

 

Quindi se avete la possibilità di parlare per primi, date del lei, altrimenti cercate di capire al più presto se chi vi ha dato del tu è nella patologica norma e, dunque, degno di oblio entro i successivi 5 minuti ([4]).

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] A partire dal post, dal titolo e sottotitolo chilometrici: “Il ‘pantalone’ e il ‘Caipiroska alla fragola’:” il massacro della lingua italiana come alibi per evitare di affrontare molte cose”.
[2] A parte la maleducazione del dire “piacere”.
[3] Dalla intervista rilasciata a Bonsai TV: https://www.youtube.com/watch?v=QrMyvgLQQH8.
[4] Se lo/la reincontrerete userete il “lei” ovviamente.

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