JEFF BUCKLEY: NEWYORKER BY ACCIDENT?
Il giorno in cui
arrivò la notizia della morte (o meglio presunta morte dati i giorni di
scomparsa, o forse era la data del cadavere ripescato? Non ricordo) di Jeff
Buckley c’era in cartellone un concerto al Tunnel, a Milano. Non ricordo l’artista.
Dovevo
incontrarmi lì con la mia amica Anna M. ([1]). Lei
pianse come una fontana, e certo non si gustò l’esibizione dal vivo.È in buona parte merito suo se mi avvicinai a questo cantautore, ma anche vorace interprete di altrui canzoni, come si vedrà.
Infatti, Buckley
junior è fra gli artisti, come Kurt Cobain, che nei miei canoni ([2])
soffrono a causa della loro sovraesposizione (e santificazione) mediatica.
Del resto, avere
una madre come esecutore testamentario artistico è peggio della morte, se poi
ella è anche la vedova di vostro padre Jeff, anch’egli artista nella musica,
allora è (se possibile) oltre il peggio: in certi ambiti occorre anche un poco di realismo e di
cinismo: davvero si può pensare che Columbia (ora Sony) accettasse di
pubblicare una serie di album dal vivo di un artista morto di cui esistono solo
due album ufficiali in studio (uno è postumo)?
Jeff Buckley post mortem è stato quindi spremuto come
un limone dal suo produttore di fonogrammi, ma senza velleità filologiche; spesso
sembra di ingerire minestra riscaldata.
Ad esempio,
esiste una MC7 importantissima, che si può ascoltare solamente grazie a un buon
CD bootleg, di registrazioni demo fra
le quali una cover di “Killing Time” di
The Creatures (Siouxsie e Budgie): si tratta di Prelude To a Dream – The New York Garbage Can Tape.Altro CD non ufficiale contiene la registrazione del concerto del 31 dicembre 1995 al Mercury Lounge di New York City.
Sì, perché dal
sud della melmosa California (tanto vischiosa che The Skid Row fecero una cover
di una sua canzone per onorarne la morte) Jeff si era trasferito a Gotham City,
come qualsiasi persona dotata di senno.
La mentalità
newyorkese è unica, non migliore, ma unica (come quella berlinese).
Quoi faire (a parte non seguire certe
pronunce sgangherate di brave persone un poco grezze ([3]))?
Mentre vedete un
documentario dedicato al secondo Buckley, andate per le edizioni espanse
ufficiali di quanto egli ha registrato, e poi affidatevi ai siti internet
amatoriali per farvi una idea. “Halleluja:” rimane comunque noiosissima, mentre
nessuno oserebbe ascoltarsi consecutivamente più versioni di “Grace”.Ma il, non giovanissimo (morì a 30 anni) Jeff era un segugio di canzoni misconosciute: se un lettore di 20 anni di questo post ascolterà la sua “Kick Out The Jams” e poi cercherà l’originale, la missione sarà di nuovo compiuta.
Steg
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consenso scritto dell’autore.
[1]
Un’anima tormentata e spesso non rispettata, lo posso scrivere per certo. Anna
morì male, prematuramente, di una rara malattia.
[2] Canone nell’accezione musicale: cfr. “the European canon is here”: David Bowie, “Station To Station”.
[3] Non
tutti hanno la cultura di Richard Hell.
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