UMBERTO SIMONETTA
(Ovvero, un post per milanesi non troppo giovani o “non troppo regolari”)
Umberto Simonetta: un autore che apprezzo molto e che è poco conosciuto ([1]).
A differenza di altri non ha avuto una vita particolarmente interessante ([2]) e quindi anche la sua biografia risulta piuttosto scarna.
Persona schiva, certo sin dai suoi libri si capisce che non era uno destinato alle folle di lettori, men che meno attualmente.
È fra quelli per i quali, spesso, si trova sbagliata la data di morte, perché si indica quella del “coccodrillo” pubblicato da un quotidiano. Posso correggere quella, ma non la data di nascita: per ora scrivo: nato nel 1926 e morto il 24 agosto 1998.
Quelli bravi, prendono dei pezzettini da ciò che si trova (o meglio che trovano) in giro, poco, e ci imbastiscono su dei periodi, per cui sembra che ci siano pacchi di articoli e interviste.
Non è vero.
Anche il gusto può risentirne.
Per esempio: che Simonetta non si sentisse uno scrittore “milanese” ha senso, non lo avrebbe affermare che non fosse un grande osservatore, narratore e critico di Milano.
Chi non ama Milano solitamente snocciola aneddoti frusti (la nebbia: eppure ora se ne trova di più sulla Salerno-Reggio Calabria), chi ama Milano si arrabbia e anche “si incazza” (visto che scrivo di Simonetta) quando osserva come è ridotta Milano.
Questa affermazione mi pare significativa: domanda: “Milano, ‘made in Italy’”; risposta: “No, Milano ‘made in Europe’. Ho sempre affermato che Milano è una delle poche città italiane con dimensione europea. Per forza: vorrei vedere quali sono le altre! Solo che non bisogna esagerare...” ([3]).
O se si vuole una versione più forte: “la milanesità è, a volte, peggio della negritudine” ([4]).
Il suo romanzo più famoso è Tirar mattina ([5]) che, cronologia o no (si vorrebbe che questo fosse il primo di una trilogia ([6])), fu pubblicato per secondo nel 1963 da Einaudi ([7]).
Per dare l’idea di chi lo leggeva: io ne ho sentito parlare una sera da mio padre e da un amico di famiglia. Due che per un verso o l’altro avevano frequentato la Milano notturna in contemporanea con “l’Aldino” protagonista creato da Simonetta. Sono andato a casa dei miei e, a colpo quasi sicuro, ho trovato il libro nella “libreria di famiglia” ([8]) e mi piacque molto.
L’opera meritoria di Oreste Del Buono fece sì che per qualche tempo fosse a disposizione dei lettori senza troppa fatica buona parte della produzione letteraria migliore (tutta la migliore?) dell’autore, compresi i racconti raccolti in una sola sede ([9]). Non solo: il primo volume della Baldini e Castoldi si apre con il testo di quella “Ballata del Cerutti” che viene erroneamente attribuita dai distratti a Giorgio Gaber mentre il testo è di Simonetta.
Il parlato di Milano di quegli anni è riversato sulla pagina in modo esemplare e – come dovrebbe essere noto – molti comici “arrivati da Milano” negli anni ottanta del secolo scorso si rifanno al mondo di Simonetta ([10]).
I libri degli anni settanta hanno un taglio di “futuro andato male”, con qualche retrogusto di certo Dino Buzzati ([11]).
Poi Simonetta si sbilancia verso il teatro.
Notevole il titolo della commedia Sta per venire la rivoluzione e non ho niente da mettermi, firmata con Livia Cerini, che evidenzia un’insofferenza verso quel mondo “sciuretto di sinistra” che ha occupato tutto e che, alla fine degli scorsi anni settanta, ha indotto taluni ad abbandonare ogni schieramento politico preconcetto ([12]).
Per completezza rammento come Simonetta sia diventato critico sulle colonne de Il Giornale; altra scelta che avrà dato fastidio a diversi dei suoi amici di gioventù, perennemente a sinistra.
Tutto quello che ho trovato negli anni scritto da lui io lo ho letto, ma onestà vuole che vi consigli di fermarvi entro il “ristampato” negli anni novanta: sono sempre sei romanzi e quei racconti ([13]).
Ristampato ma scarsamente disponibile sugli scaffali, in quanto tutto fuori catalogo; quindi occorre cercare fra l’usato, in un’edizione o nell’altra vedrete che almeno Tirar mattina salterà fuori.
Steg
copertina del volume contente il testo teatrale |
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[1] È già comparso in altri post.
Del resto troverete qui qualche riferimento già svolto altrove.
[2] Fra gli italiani penso ad alcuni miei favoriti: Emilio Salgari, Giancarlo Fusco e Hugo Pratt.
[3] Da un’intervista del 1984 di Silvia Palombi pubblicata nell’agenda Smemoranda. Preciso che nel testo reperito non c'è punto interrogativo a chiusura della domanda.
[4] Che fra l’altro fa pensare a “Just because I’m white/You gonna treat me like a nigger” (Johnny Thunders: “Just Because I’m White”).
Le affermazioni paiono opposte, ma non lo sono: il milanese diventa il nuovo negro, ghettizzato (idem per il bianco di Thunders).
[5] Per i più curiosi: in Francese fu tradotto con il titolo Voir le jour; mi pare perfetto.
[6] Il fatto che i romanzi Tirar mattina, Lo sbarbato (pubblicato nel 1961) e Il giovane normale (del 1967) siano stati poi – nel 1994– riuniti in un solo volume secondo l’ordine “pensato” dall’autore da solo non li rende trilogia.
L’elemento comune ai tre è quello di riferirsi, appunto, a dei giovani. Almeno nel senso della vita che conducono.
[7] Se fosse stato pubblicato per primo, la carriera dell’autore sarebbe cambiata?
[8] Dopodiché è cominciata la mia, ben nota, febbre completista.
[9] Ecco i titoli: Le ballate dei Cerutti, Milano, 1994; Come dicevo domani, Milano, 1996; Storie non tanto regolari, Milano, 1997. Tutti editi da Baldini e Castoldi.
[10] Fra i pochi che riconoscono le grandi doti di Simonetta c’è Mauro “maurino” Di Francesco.
[11] Tanto che Ugo Tognazzi fra le poche regie cinematografiche a suo nome ne annovera una tratta da Buzzati (Il fischio al naso, dal racconto “Sette piani”) e una da Simonetta (I viaggiatori della sera, dal romanzo con lo stesso titolo), entrambe storie su toni di un futuro che sbriciola la persona.
[12] Se suona familiare, avete già letto le mie “Note sul punk”.
[13] Diventati 30 dai 10 pubblicati in volume nel 1967.
Ciao! io ho letto l'intervista di Silvia Palombi pubblicata su Smemoranda ma purtroppo non esiste la frase: "La milanesità è alle volte peggio della negritudine". Dove l'hai trovata? Penso sia autentica perchè è davvero in pieno Simonetta-Style
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