"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 15 marzo 2016

NEL 1976 NON SUCCEDEVA NIENTE (ovvero: non c’erano i punk e nemmeno il punk, almeno in Italia)


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NEL 1976 NON SUCCEDEVA NIENTE
(ovvero: non c’erano i punk e nemmeno il punk, almeno in Italia)

 

Il post con cui inaugurai il blog si intitola “Note sul punk in Italia e a Milano” ([1]): negli anni ha subìto qualche correzione, è stato tradotto in lingua inglese per il blog, è stato in parte oggetto di commenti e qualche citazione.
D’altro canto: non potevo scrivere tutto lì per vari motivi; e il medium scelto (come in altre occasioni ho fatto presente) deve essere tale da permettere una lettura estemporanea, non consequenziale.
Negli anni ho scritto ancora di punk, ma anche di David Bowie e di fumetti.

 

Queste righe traggono origine da un anno, 1976, e una fonte precisa: il numero 112 del mensile musicale francese Rock & Folk (maggio 1976) in cui compaiono ([2]) una intervista a David Bowie e altra al regista cinematografico Nicholas Roeg e un profilo ampio sempre sull’artista londinese il tutto gli fa valere la copertina; talché l’intervista a Neil Young che precede il tutto si fa piccina. Considerate inoltre: che per alcune righe ivi si dà per scontato che tutti i lettori sappiano che James Osterberg è Iggy Pop e che a David Bowie si chiede cosa ne pensi di Metal Machine Music di Lou Reed.
Dunque Francia: a pagina 22 della rivista c’è una rubrica dedicata ai fumetti intitolata “Comix Parade” in cui si menziona il primo numero della rivista statunitense Punk (qualificata fanzine e di fumetti, evidentemente), ma nel testo non si citano i Ramones che appaiono titolati in copertina bensì il solo Lou Reed.
Philippe Manœvre sempre nel numero 112 recensisce sia City Lights di Elliott Murphy, sia Collectors Items dei Flamin’ Groovies.
A pagina 148 insieme ad altri (eterogenei) strilli promozionali compare un piccolo riquadro pubblicitario per Métal Hurlant, testata cui ho dedicato righe specifiche ([3]).
Tenete presente che la rubrica seminale per gli artisti dell’Esagono “Frenchy But Chic” è pubblicata su Rock & Folk a partire dal novembre 1978 ([4]).

 

Guardare all’Italia di quell’anno si risolve allora in un nonsenso: spiace notare che riviste dello spessore di quelle francesi – Best fu un buon concorrente di Rock & Folk – non sono mai esistite, in quanto le due eccezioni alla regola erano poco diffuse e hanno avuto una vita comunque breve e non connessa agli anni qui considerati: mi riferisco a Muzak (ottobre 1973-giugno 1976) e a Musica 80 (febbraio 1980-aprile 1981).
Per i fumetti occorre aspettare Cannibale (giugno 1977) e Frigidaire (novembre 1980) ([5]).

 

In questo panorama le conclusioni sono banali, o meglio lo sarebbero se non fosse che con il passare del tempo le mitizzazioni – soprattutto di chi non c’era ma è ancora vivo a discapito di coloro che invece potrebbero contraddirli se fossero ancora vivi – sono sempre in agguato.
E quale momento migliore rispetto al punk per mitizzarlo del suo quarantesimo anniversario, secondo il calendario britannico?

 

Dunque: nonostante l’esiguo stretto di mare che li separa, i francesi (o meglio i parigini) nel primo semestre del 1976 saranno influenzati soprattutto da qualche sprazzo della scena newyorkese già stabilizzata; sebbene nell’eterno dibattere su chi abbia introdotto la spilla da balia nell’abbigliamento compaia anche Elli Medeiros (poi Stinky Toys con Jacno) in tempo appunto per il 100 Club Punk Festival del 20 e 21 settembre 1976.
Incerte le datazioni di costituzione, sempre nel 1976, di Métal Urbain e Asphalt Jungle.

 

In Italia, io confermo la mia opinione: nel 1976 nulla “di punk” al di fuori di qualche acquirente di dischi, delle pochissime copie di quelli che arrivarono d’importazione.
E – ad essere benevoli – come fu nel 1975 per i Sex Pistols, un repertorio anglosassone magari con dentro una canzone di Bowie o una di Reed per chi suonava in un gruppo.
Qualche responsabilità per tutto ciò l’ebbe evidentemente anche la stampa musicale italiana. Questo sì.
Per un tentativo, serio, di celebrare un quarantennale del punk nel nostro Paese occorre aspettare il 2017: per ribaltare il titolo di un album che nel 1976 non so quanti conoscessero da queste parti, sarà di nuovo, e in ogni caso, in riferimento a qualcosa avvenuto too little too late.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[2] Da pagina 72. Avvertenza: questa intervista, di Herve Muller, non è contenuta nel numero speciale (Hors série n. 32) dedicato a David Bowie del gennaio 2016.
[4] Tenuta da Jean-Éric Perrin, essa è raccolta in un volume dallo stesso titolo: maggio 2013, Camion Blanc, ISBN 978-2-35779-290-6.

1 commento:

  1. ......fabuleux les copains. I quali hanno incredibilmente avuto l'onere/onore di ospitare la favoleggiata esibizione dei Pistols allo Calet Du Lac in pieno periodo (3 settembre 1976, con obbligatorio bootleg comparso millenni dopo). Nel più completo disinteresse, anzi: commenti di terza mano riferiscono di un floppone pauroso del gruppo, che ovviamente se ne fregò bellamente. Fu la prima data dei quattro in terra straniera (ricordi le foto di Rotten & Bromley Contingent in centro a Parigi su '1988', quelle con maglioncino rosso con spillabalia?). Morale: se qualcuno tra i nostri cugini d'Oltralpe fosse stato così à la page e così arrapato si sarebbe sciolto in brodo di giuggiole. Invece niente. Non so se gli Eudeline(s) o i Zermatti fossero presenti, più probabilmente erano a casa ad annodarsi al collo le sciarpette à la Stones. Impiccarsi no?
    Nota fashionista: la serata allo Chalet vide l'esordio di Rotten in bondage suit, oh la la. Chissà se alla fine il Malcolm l'ha rivoluta indietro.

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