"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



giovedì 9 gennaio 2014

“AIN’T IT FUN” (Song series - 1)




“AIN’T IT FUN”
(Song series - 1)

 

Ho capito che non sarei mai – non solo “stato”, ma nemmeno – diventato “uno dei molti” quando ascoltai “Ain’t It Fun” nella versione originale, quella di Peter Laughner, “dedicated to” Jane Scott ([1]).

 

La sua struttura parzialmente anaforica quasi costringe ad un ascolto del testo molto attento, ascolto spesso non naturale quando la lingua delle liriche non è quella natia.

 

Poi (poi non in senso assoluto bensì meramente soggettivo e percettivo) sono arrivate le altre interpretazioni: quella prima e definitiva dei Rocket From The Tombs (inizialmente in vinile ([2]) e poi in CD); quella che già giaceva nella mia discoteca dei reietti e vituperati Dead Boys (a quando la loro revisione e – con scuse – reintegrazione?); infine la inevitabile, se non la vuoi conoscere è un tuo problema, pia ma non pietosa, scolastica (appunto: “bambini cantiamo insieme la vita schifa che ci spetta”), cignesca (morte del), rilettura dei Guns ‘n’ Roses nel loro mai abbastanza laudato per le finalità caritatevoli ([3]) album The Spaghetti Incident.

 

No, divertente non è. Non lo sarà mai.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] L’aneddoto curioso, forse macabro, è il seguente: Jane Scott (May 3, 1919 – July 4, 2011), ovvero il ventenne Peter dedica la canzone a una signora che potrebbe essere la sua prozia.
[2] Diligentemente avevamo annotato quanto “ci” scriveva Clinton Heylin, il Sapegno del punk statunitense, nella discografia consigliata: roba per profanatori di sepolcri, appunto, altro che consigli per un presente natalizio.
[3] Come spesso annoto: “guadagna chi scrive, non chi suona”.


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