"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



lunedì 30 giugno 2014

MICHEL POLNAREFF (E LA BAMBOLINA) (Sketches Series – 17)




Pin in metallo realizzata in occasione della mostra 2015
tenutasi a Montluçon (France)






MICHEL POLNAREFF (E LA BAMBOLINA)
(Sketches Series – 17)

 

Certe volte la maschera trascende le fasi della vita.
Michel Polnareff, nato in Francia a Nérac, il 3 luglio 2014 compirà 70 anni. Ovviamente non è possibile.

 
Quegli occhiali dalla montatura bianca (forse prima di Lou Reed ([1])) e i capelli non più innaturalmente stirati sono stati capaci di traversare epoche.
Un naso adunco che non si fa correggere (a differenza di Claude François).
 
Sono più di 40 anni che questa figura quasi sacerdotale nell’aspetto (i tratti sono quelli di un dio egizio dalla testa di animale) si tramanda a generazioni inimmaginabili nella loro consistenza.
Pensare che all’inizio della sua carriera una intervistatrice (ignoro chi fosse) televisiva (la quale pareva una versione femminile del “estilo toreador”) lo aveva definito, non a torto, un incrocio fra Frédéric François Chopin e Françoise Sagan.

 
Polna è un dinosauro: non siccome anacronistico, bensì in quanto intorno a lui ormai c’è ben poco e quindi l’aria si fa fredda.
Ne ha passate molte. Fisiche e psichiche.

 
C’è un bel documentario, di quelli che in Italia ([2]) non si vedono mai ([3]), in cui fra l’altro si tratta diffusamente dei problemi di vista del Re delle formiche ([4]).
 
Jimi Hendrix interpretò in strumentale una sua canzone: “La poupée qui fait non”, anche The Birds si cimentarono con essa.
Certo proprio quella canzone del 1966 con cui anche I Quelli hanno venduto un po’ di vinile ([5]), se non fosse che Polnareff ne ha registrate anche una versione in Tedesco (“Meine Puppe sagt non”) e anche in Italiano, appunto: “Una bambolina che fa no, no, no …” ([6])
Fra l’altro, chi ha un minimo di conoscenza della gestualità musicale, riscontrerà degli accenni di “windmilling” nelle esibizioni alla chitarra: Pete Townshend ([7]) anyone?
 
Insomma l’Amiral non è uno degli ultimi arrivati.

 
Per questo vi invito a cercarlo anche oltre le sue canzoni: potete partire dall’edizione in doppio DVD dell’audiovisivo, recente, Classic Vintage.
 
Provate innanzitutto con la trasmissione “Michel Polnareff, les Secrets d’un exil” della serie Un Jour, un destin del 2008: https://www.youtube.com/watch?v=WSlMmPyyO8s
E poi con il più sciamanico programma, un’intervista nel deserto del Mojave realizzata da Michel Denizot per la pubblicazione dell’album Live at the Roxy, “Rendez-vous a Zzxyz Road”, teoricamente con questa stringa: https://www.youtube.com/watch?v=7RHhLrg14_A.
 

 

                                                                                                                      Steg

 


 

 

 

 

POST SCRIPTUM

Mesi dopo sono incappato in un nuovo documentario (apparentemente del 2014 e al momento in cui scrivo indisponibile in DVD), più celebrativo del Re delle formiche: Polnareff – Quand l’écran s’allume rinvenuto in https://www.youtube.com/watch?v=p_bVbFYVdHI.

Ivi l’artista dichiara che la parte di chitarra in “La poupée qui fait non” nella registrazione originale è eseguita da Jimmy Page: non mi pare improbabile.

 

 

                                                                                                                      Steg


 

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[1] Con buona pace di Enrico Ruggeri.
[2] Dagli sempre e solo con De André e i Nomadi, per i morti; facciamo finta sia attuale tifare Morandi o Celentano (oppure Luciano Ligabue o Vasco Rossi, elidendo il nome per il primo e il cognome per il secondo mi raccomando. È lo stesso).
[3] Purtroppo non lo ho reperito in rete, quindi vi indico altro a chiusura di questo bozzetto.
[4] “Le Roi de fourmis”: Titolo di una sua canzone e di una biografia scritta dall’Eudeline meno famoso dei due fratelli: Christian (l’altro è Patrick).
[5] Sulla storia delle versioni italiane dei successi stranieri più che scrivere delle righe, andrebbero – in altra sede – vergate delle reprimende.
[6] Meglio allora la versione di Ivan Cattaneo se vogliamo una variante, piuttosto de I Quelli.
[7] La Mente di The Who ha dichiarato di avere copiato Keith Richard.
 

1 commento:

  1. Il più grande di tutti. Più dotto di Rundgren, Townshend e Brian Wilson. Mai banale, anche quando apparentemente lo è stato. Non ci sono due suoi brani che si assomiglino. Non imitabile, quindi sconosciuto in Italia: troppe capacità, che sono cosa ben diversa (e di molto superiore) del talento. Salut Amiral!

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