COSA
SUCCEDE A NOBEL CITY?
Fra un
sorrisetto malizioso, una smorfia di sorpresa, l’usuale patriottismo d’accatto,
si commenta la notizia che fra i candidati al premio Nobel per la letteratura,
a gomito con Bob Dylan e Leonard Cohen, ci sarebbe Roberto Vecchioni.
Se non fosse per
quel milione – che fa molto Signor Bonaventura – una persona potrebbe anche non
preoccuparsene.
Ma si sa: poi
finisci per sottovalutare eventi sgraditi.
Appunto.
Letteratura:
termine vago.
Un premio Nobel
per una canzone o per un corpus
autoriale?
Si premiano solo
i vivi? Perché mi viene già in mente Luigi Tenco ([1]), o
Serge Gainsbourg.
Non mi è
simpatico, ma Mogol come mai nessuno lo ha notato fra i parolieri delle nostre
parti?
Appena si esce
dall’orticello nazionale, si percorre una autentica Avenue of the Giants: Lou
Reed, David Bowie, Pete Townshend, i ben vivi Mick Jagger e Keith Richards
(inestricabili nei crediti, testuali per quanto qui rileva), magari Iggy Pop,
persino la troppo incensata Patti Smith, gli autori dei testi di Alain Bashung,
...
Per favore! Se
proprio dovete scegliere un italiano, premiate Paolo Conte per “Azzurro”,
almeno resteremo solamente nell’opinabile.
Steg
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2013 Steg, Milano, Italia.
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[1] Ho
miei motivi, forse preconcetti ma ben radicati, per scegliere lui e non altri,
più noti, della scuola genovese.