"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 1 febbraio 2013

LE RECENSIONI HANNO UN SENSO?


LE RECENSIONI HANNO UN SENSO?


 Ho recensito pochissime volte in questo blog.
Quando ho recensito, l’oggetto erano opere dell’ingegno della fantasia non recenti, oppure opere documentaristiche oppure di critica e/o bibliografia.
In altri termini, ho sempre cercato di evitare di dare giudizi artistici contingenti.
 
Quello che leggo, invece, mi sembra un troppo contingente.
Due esempi: un settimanale specializzato come La Lettura (abbinato al Corriere della Sera) attribuisce un voto alle copertine dei libri: orbene da un lato per anni si sono canzonati coloro che – facoltosi ma con modesto passato culturale – ordinavano metri di volumi, tutti ben rilegati uniformemente; dall’altro qualche tempo dopo sono divenuti oggetto di dileggio anche coloro che “per non sbagliare” compravano prevalentemente libri pubblicati da certi editori (schierati a sinistra).
Quindi reputo che recensire sempre le copertine sia assolutamente fuori luogo anche se si ragionasse da bibliofili ([1]).
 
È appena uscito il nuovo album di Adam Ant ([2]) e cercando altro sono incappato su Internet in una recensione in Italiano divertente, ma inutile: dichiarare contemporaneamente che si tratta di un album molto bello, ma troppo lungo, ma da voto 5 in una scala che arriva a 10 non ha senso alcuno.
Ancora più confuso è il lettore se si legge quella, breve, del NME (negativa) dopo aver letto per mesi giudizi positivi in interviste ad Adam Ant.
 
Modesta conclusione: o la recensione è scritta da un autore che piace o che si stima, e quindi il piacere nel leggere la recensione è la recensione ([3]), o invece la recensione è utile solo nella descrizione del suo oggetto.
In ogni caso senza giudizi categorici ([4]), per favore: troppi libri e troppi fonogrammi (e anche videogrammi) sostano negli scaffali o sui pavimenti perché ci si debba fidare del giudizio di qualcuno per scoprire un capolavoro (un altro!) dimenticato anche da noi stessi che già lo possediamo.
 
 
                                                                                                                      Steg
 
 

 

© 2013 Steg, Milano, Italia.
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[1] I quali, se intelligenti, sanno che collezionare una “collana” non è garanzia della assoluta qualità dei volumi che la compongono. È solo collezionismo o devozione per certi direttori editoriali.
[2] Scrivo nel febbraio 2013 ed esso si intitola Adam Ant Is The BlueBlack Hussar In Marrying The Gunner’s Daughter.
[3] Penso a una splendida recensione di John Niven a proposito del, allora non ancora uscito (era la primavera 2009) Journal For Plague Lovers dei Manic Street Preachers. L’autore ben conosce la band gallese e ha scritto anche qualche libro, fra cui Kill Your Friends (se siete curiosi).
Cosi ho evitato di menzionare “i soliti” grandi giornalisti musicali.
[4] Unica deroga alla non descrizione della confezione è quando essa è particolare: penso a Metal Box dei PIL.
Ma già Fortunato Depero aveva deliziato con il suo libro “bullonato” (che ancor oggi è copiato, come testimonia il cofanetto dei Disciplinatha).

1 commento:

  1. L'opera d'arte rivela l'artista, che si cela dietro ad essa: lo sosteneva Oscar Wilde, ovvero uno che a causa di un paio di recensioni astiose venne fatto fuori dalla Top 20.

    In Italia si considera da sempre il bicchiere mezzo pieno come una buona via di mezzo: il vino è buonissimo, ohibò, quindi secondo il recensore anche l'album di Mr. Ant lo è, semmai è il bicchiere che è mezzo vuoto. Quindi, voto 5 su 10, così è contento pure Assante.
    Anche se quando uscì il terribile 'Imagine' di Lennon gridarono tutti alla bufala, dai fans a Renzo Arbore.

    Nel frattempo l'NME non ha ricevuto il promesso invito a cena al locale Mash & Pie da parte del signor Ant, quindi il suo nuovo album è brutto. Implorazione in ginocchio: basta capolavori, qui i bicchieri sono sempre mezzi vuoti dappertutto.

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