"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



sabato 17 novembre 2012

HUGO PRATT: QUANTO ANCORA C’È DA RASCHIARE? (e qualche mio aneddoto, con un pensiero alla “grande belga” Anne Frognier)


HUGO PRATT: QUANTO ANCORA C’È DA RASCHIARE?
(e qualche mio aneddoto,
con un pensiero alla “grande belga” Anne Frognier)

 

L’impressione è che il barile prattiano sia ormai raschiato anche sui lati.

 

È stato pubblicato in queste settimane (autunno 2012) un volume intitolato Capitan Cormorant che contiene il solo episodio, il primo, disegnato da Hugo Pratt: ma non sono stati usati gli originali perché essi sono stati dispersi fra i collezionisti tanti anni fa.
Se quando si ripubblicano registrazioni audio si parla delle rimasterizzazioni, sarebbe corretto anche in caso di fumetti (che non sono libri tradizionali) spiegare “da dove si parte”.
 
Mortificante anche il volume Wheeling pubblicato sempre nel 2012: infatti, il libro contiene come extra quella serie di tavole intitolate Leggende indiane, unico modo per far comprare quel volume da chi altrimenti non lo comprerebbe.
Ciò perché questo Wheeling soffre un formato che non è di ampio respiro, con anche gli acquerelli d’accompagnamento “impiccati”.
Un rimpianto, un altro, per il “totemico tomo” edito a Genova da Ivaldi nel 1972: quale che sia l’edizione che riuscite a reperire ([1]), un gioiello e basta (tutte le successive edizioni sono pochissima cosa).

 

Bel volume di Laura Scarpa, intitolato Hugo Pratt - Le lezioni perdute, uscito sempre in questo autunno 2012, ma alla fine anch’esso si dimostra incompleto e molto di parte ([2]).
O meglio: esso si risolve in una sorta di visione dal buco della serratura, come già in passato accadde.
Del resto un venditore di bandes dessinée parigino, dalle parti della Gare du Nord, mi sibilò che era lui a prestare a Dominique Petitfaux gli albi poco comuni riprodotti nelle due, fondamentali, opere dedicate a Pratt da questo autorevole scrittore francese ([3]).

 

Nel libro della Scarpa sono riprodotte pagine di grande interesse, ma tutto è ancora (e sempre?) parziale e paralizzato.
La ragione principale è nota: sull’opera di Pratt il controllo è massimo, i soci di controllo ([4]), appunto, della elvetica Società Anonima Cong non perdonano.
Quindi ci si muove entro quello che gli anglosassoni chiamano “fair use” e esercitando il diritto a parlare almeno di sé, diritti che a nessuno si possono negare, inclusi gli oggetti che fanno parte della propria storia. Anche la figlia Silvina nel proprio bel libro ([5]) non ha, è mia opinione, potuto o voluto raccontare papà Hugo come si poteva pensare e comunque quanto lei ha raccontato ha un retrogusto di soggezione che stona ([6]).
 

Meno comprensibile è  – lo ritengo un dato oggettivo poiché anni fa mi vennero offerte (non le acquistai) “matite” dove era evidente anche il suo tratto – il relegare da parte della Scarpa Mario Faustinelli a nulla o quasi come apporto grafico (“altri disegnatori” (pagina 14)) ([7]), mentre – diversi collezionisti possono smentire l’assunto di questo fumettista – Stelio Fenzo non è il solo a disporre di disegni prattiani ([8]) del periodo iniziale della sua carriera.

 

Ebbene, con un po’ di tenerezza ricordo me stesso: circa 7 lustri fa: consultando l’elenco telefonico di Venezia, alla stazione ferroviaria, incappai nell’indirizzo di Malamocco di Hugo Pratt. Cioè lo trovai facilmente ma ... Piccolo segreto.

 

Un quarto di secolo dopo, abbastanza facilmente trovai un altro indirizzo, cui scrissi; in Francia.
Allora volevo scrivere il mio libro sul padre di Corto Maltese.
Ricevetti da quell’indirizzo una qualche risposta, per posta elettronica mi pare.
Finì che andai a Malamocco a quell’indirizzo dell’elenco telefonico, due volte in due splendidi giorni di estate.
La seconda mangiammo – io, la mia fidanzata e Anne (o Ana, o Anna) Frognier ([9]) – degli ottimi scampi preparati dalla padrona di casa su una terrazza deliziosa. Alla fine della nostra seconda conversazione (non le ho mai sbobinate) si andò in auto (la Signora Frognier era già “nonna volante”, come lei amava definirsi con sottile charme mascherato da una sincera genuinità ([10]) “a trovare Ivo” (Pavone). Lì incontrai anche Roberto Reali: letteralmente un motore di ricerche e scoperte e iniziative prattiane, strappato qualche anno dopo alla vita da un tumore, un vero gentleman ([11]).
Non vidi più Madame Frognier, con cui (e con Silvina Pratt) ebbi ancora qualche cordiale corrispondenza, incontrai qualche volta Roberto Reali e in un paio di occasioni Ivo Pavone.
Da tutto ciò trasse giovamento e sollievo la mia passione collezionistica; ma, soprattutto, decisi che il mio libro su Pratt poteva aspettare, forse per sempre perché qualche aneddoto preferisco ancora tenerlo per me.

 

Io continuo strenuamente, faziosamente e univocamente a considerare i colori “di Anne” per le storie di Corto Maltese i più belli ed inimitabili e Anne Frognier, cui rivolgo un ennesimo saluto e un altro infinito ringraziamento per il tempo dedicatomi, una donna eccezionale e affascinante.
Andate a leggere Anna della giungla, ascoltate poi quel che volete (“Sweet 16”, “Little Wing”, “A Question of Time”, ...) e forse capirete cosa provò Pratt a Buenos Aires per questa ragazzina bionda e lentigginosa.

 

Hugo e Anne vivevano fianco a fianco, ripeto fianco a fianco, lì a Malamocco con Silvina e Giona.

 

Tutto il resto rischia di essere solo fatto di dimensionalmente grandi e qualitativamente modeste, inutili, vecchie e retoriche, monate ([12])!

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] E potete permettervela.
Certo leggere questo fumettista dal 1973 mi ha aiutato nel creare una biblioteca delle sue opere a prezzi normali. Il tempo della ricerca ovviamente ha un valore, ma era collezionismo (e alla libreria Il Sileno di Genova i numeri de Il Sergente Kirk, sempre Ivaldi, pochi li consideravano e lo stesso accadeva alla Milano Libri dove comprai anche, appunto, Wheeling).
[2] Prevalentemente da esso prende spunto questo secondo post su Hugo Pratt.
[3] Si tratta di De l’autre coté de Corto e Le Desir D’Etre Inutile.
Entrambi editi anche in Italia.
[4] Non è ozioso ricordare come Silvina e il fratello Jonas, figli di Hugo Pratt e Anne Frognier, abbiano fondato un comitato per tutelare i propri diritti: http://comitepratt.canalblog.com.
[5] Avec Hugo. Un’edizione anche qui da noi, la quale credo abbia venduto qualche decina di copie, purtroppo.
[6] Le foto di famiglia dove tutti ridono, a Malamocco, sono (o erano?) altra cosa.
[7] Questa riscrittura, comune a David Bowie, della propria carriera mi rattrista in quanto essa è soprattutto post Pratt (e Faustinelli) mortem, ma non solo: come dichiara Ivo Pavone a pagina 35 del libro di Scarpa.
[8] Se li firmava, allora era con Ugo senza la h e il cognome prima del nome, magari anche con “Davide” vicino, che era lo pseudonimo di Mario Faustinelli.
[9] Seconda – unica vera? – moglie di Hugo Pratt.
Sono polemico? Ma certo che lo sono. E ricordo anche Gisela Dexter.
Quelli erano i due volti femminili su cui costruivo le scorrerie porteñe di Hugo narrate da Alberto Ongaro e quelli rimangono anche oggi.
[10] Come talune donne della pampa argentina.
[11] Conservo ancora anche certe sue buste e certi suoi piccoli appunti.
[12] Anche perché della santificazione di Pratt, Vincenzo Mollica docet, io sono stufo.
Possibile che nemmeno oggi, che sono entrambi disponibili, non sappiano i cultori di Pratt leggere l’aspetto ribelle e ruthless di cui a Le pulci penetranti e a Un romanzo d’avventura?
Eppure Corto Maltese avvisava: “Fermarsi nel passato come fa lei… è come custodire un cimitero” (da “Una ballata del mare salato”, tavola 131).

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